“Oggi nelle grandi città abbiamo già realizzato oltre due terzi del nostro piano industriale, avendo raggiunto oltre 8 milioni di unità abitative. Per contro siamo a metà del piano industriale come unità abitative nelle aree bianche”. Così il presidente di Open Fiber Franco Bassanini, durante il convegno organizzato dal Sole 24 Ore, ‘Italia digitale’.
Il manager ha ricordato che nelle aree bianche Open Fiber ha registrato ritardi a causa di complicazioni burocratiche. Tuttavia è fiducioso che entro il piano del PNRR, ossia entro il 2026 “tutta Italia sarà cablata con reti very high capacity, ossia sostanzialmente in fibra ottica, capace di garantire almeno un giga di download, per altro aumentabile dove serva, come scuole, uffici. Ma noi siamo in grado portare almeno 10 giga”, ha detto ancora Bassanini, ricordando che “la fibra è scalabile per cui sarà possibile portare la fibra in tutta Italia entro la scadenza del PNRR”. Bassanini ha sottolineato che la fibra “consuma meno energia e consente di consumare meno a livello ambientale oltre che di rinunciare o ridurre gli spostamenti”.
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Fibra in espansione in Europa
Bassanini ha evidenziato che il modello della fibra è in espansione in tutta Europa. “Le società della fibra sono cresciute in tutti i Paesi. Va riconosciuto che è un modello che merita di essere incentivato e merita di garantire una paritaria concorrenza”. I risultati in Italia già si vedono visto che Open Fiber ha cablato complessivamente oltre 12,7 milioni di unità immobiliari, che sono raggiunte in meno di 5 anni. Di queste 8 milioni sono nelle città. “Abbiamo incontrato difficoltà maggiori del previsto nelle così dette aree bianche dove abbiamo vinto tutte le gare pubbliche bandite. Io stesso pensavo che non le avremmo vinte tutte”, ha detto Bassanini, rivelando però che le difficoltà si sono rivelate maggiori rispetto alle città, dovendo rispettare regole pubbliche e una serie di procedure burocratiche superiori a quelle richieste nei grandi centri.
Anche i costi in tali aree sono superiori.
Open Fiber, obiettivo coprire le aree grigie
Open Fiber, nel suo nuovo piano industriale, si propone di coprire le così dette aree grigie. “Siamo in un momento di cambio della struttura azionaria, che si concluderà tra qualche settimana. Siamo al lavoro, in piena intesa con i nuovi azionisti, per nuovo piano che consentirà di rispondere alla di domanda fibra nelle aree grigie, che corrispondono a circa un terzo delle abitazioni italiane e a a un terzo delle imprese non coperte da Open Fiber, società che è inizialmente nata per coprire le città. Poi, purtroppo, siamo entrati in tutte le aree bianche, avendo vinto tutte le gare”, ha spiegato il manager, aggiungendo: “il nostro piano prevede la copertura delle aree grigie, ma prevede per questo l’iniezione di nuove risorse e l’aumento di finanziamenti bancari per i quali siamo già al lavoro per ottenere. Prevediamo di coprire le aree grigie non oggetto della gara del PNRR”.
Bassanini ha però messo in evidenza che ci sono alcune criticità: “i colli di bottiglia sulla manodopera qualificata e non parlo solo di tecnici, ma di escavatoristi giuntisti di fibre. Il problema riguarda non solo noi, ma Telecom Italia, ed Enel’. Il presidente di Open Fiber ha sottolineato che si tratta “di un problema serio che mette a rischio lo stesso PNRR. E tra l’altro si accompagna a un altro problema, quello dei colli bottiglia della supply chain, dei semilavorati, delle materie prime e dei prodotti strategici”.
Bassanini ha quindi detto che se le problematiche saranno risolte, “potremmo effettivamente realizzare il Piano Colao, che prevede in tutto il Paese entro il 2026 un’infrastruttura ‘high capacity’ per portare almeno un giga. Obiettivo che anticipa di qualche anno quanto previsto nei documenti comunitari”.
Bassanini ha inoltre auspicato l’uso di voucher che favoriscano la diffusione della fibra ottica. “L’Europa stessa – ha concluso – è molto favorevole alla concentrazione di voucher sulle tecnologie future, non su quelle del passato che si basano sul rame”.