Il Report

Open data motore dell’economia UE, nel 2020 varranno 740 miliardi di euro

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Posti di lavoro, servizi di qualità, innovazione diffusa, miglioramento della qualità della vita, risparmi energetici e sostenibilità ambientale: ecco i benefici degli open data. In Italia mercato che potrebbe valere fino a 5 miliardi di euro nel 2020.

Continua la strada dell’Unione europea verso la piena maturità della data economy. I dati aperti o open data sono tra gli elementi chiave di questo percorso di crescita e innovazione. Dalla prosecuzione e dal rafforzamento delle politiche di valorizzazione e condivisione del patrimonio informativo pubblico derivano notevoli benefici sociali ed economici.

Questo perché gli open data, una volta divulgati, possono stimolare la crescita, migliorare la qualità dei processi decisionali, rafforzare la trasparenza e l’efficienza dei Governi e più in generale migliorare la qualità della vita dei cittadini.

Ne è un esempio il Report “Open Data maturity in Europe 2017, relativo a 32 Paesi coinvolti nella rilevazione che stanno compiendo notevoli sforzi e ottenendo visibili risultati per migliorare la diponibilità e l’accesso ai dati. In linea di massima, i paesi dell’Unione europea (UE) hanno ottenuto il 72% in termini di disponibilità di dati aperti nel 2017, rispetto al 57% nel 2016 e al 46% nel 2015.

Gli impatti degli open data e più in generale dei big data sull’economia europea sono comunque enormi. Secondo lo studio “The Economic Benefits of Open Data”, pubblicato a dicembre 2017 sul portale europeo dei dati, la combinazione intelligente di dati (governativi) aperti e dati privati ​​di pubblico interesse può rappresentare un importante motore di sviluppo economico, sociale e ambientale per i Paesi UE.

Sicuramente svolgerà un ruolo importante nell’aiutare l’Unione a mantenere la sua competitività sulla scena internazionale. Si calcola che l’economia dei dati nell’UE nel 2020 potrebbe raggiungere il valore complessivo di oltre 739 miliardi di euro.

Più di 100 mila saranno i lavoratori occupati nel settore degli open data solamente, mentre le ricadute economiche nel settore pubblico saranno rappresentate dai risparmi: tagli alle spese (UE a 28 Paesi) per 1,7 miliardi di euro nel 2020.

La data economy rappresenterà il 37% del PIL europeo tra il 2017 ed il 2020, per un mercato della Pubblica Amministrazione che dovrebbe superare gli 83 miliardi di euro, e consentirà alle casse pubbliche di tagliare i consumi energetici del 16%, nonché, ad esempio, di evitare a noi tutti 2.550 ore di giri a vuoto per cercare parcheggio.

Sono in totale, ad oggi, 254.850 le aziende che operano con i dati (le data companies), per un mercato di quasi 62 miliardi di euro e 6,1 milioni di occupati della data economy nel suo complesso.

Il Rapporto, inoltre, fornisce approfondimenti sui costi dell’apertura dei dati e su come garantire la sostenibilità della pubblicazione dei dati e delle relative infrastrutture tecnologiche.

In Italia, da uno studio condotto dallo staff del portale dati.gov.it, sviluppato a partire da tutte le iniziative di open data avviate sul territorio nazionale e mappate sul sito, emerge un numero di data set aperti ben più elevato rispetto ai dati catalogati al momento (180 dataset) e una prima stima di tutti i data set italiani in formato aperto è di oltre 1600 unità.

Il valore economico dei nostri open data è invece stimato sul portale europeo dei dati tra 1 e 5 miliardi di euro e in termini di risparmi tra 5 e 30 milioni di euro nel 2020.

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