Tutte le informazioni raccolte, prodotte o acquistate da organi pubblici e che possono essere utilizzate, modificate e condivise da chiunque sono considerati “dati aperti”, open data. Il loro utilizzo è fondamentale nell’ottenere più trasparenza e una più efficace azione di Governo, oltre a determinare benefici finanziari tangibili per cittadini, imprese e l’intera società.
Si calcola che entro il 2020 gli open data potrebbero raggiungere un valore di mercato in Europa di 75,7 miliardi di euro, con un incremento del 37% tra il 2016 ed il 2020.
Per questi motivi l’Unione europea (Ue) ha lanciato l’European Data Portal, piattaforma che raccoglie le informazioni sui dati diffusi da 34 paesi europei e relativi a 73 cataloghi, in grado di aggregare circa 790.000 set di dati e offre un’ampia gamma di risorse per l’apprendimento e casi d’uso.
Ieri è stato pubblicato il terzo report annuale che analizza lo stato dell’arte degli open data in Europa. Il report, dal titolo “Open Data Maturity in Europe 2017: Open Data for a European Data Economy” e redatto da Capgemini Consulting, ha evidenziato che nel 2017 il numero di trendsetter è quasi raddoppiato, raggiungendo 14 paesi, rispetto agli 8 del 2016.
In generale, si legge nella nota che accompagna il documento, “i paesi europei hanno totalizzato il 72% in termini di preparazione sugli open data nel 2017”, rispetto al 57% del 2016. Per quanto riguarda la maturità dei portali, invece, i partner Ue “hanno riportato una crescita percentuale di poco superiore al 10%”, passando dal 66% del 2016 al 76% del 2017.
Nel commento allo studio si sottolinea che “i fattori chiave della trasformazione degli open data si basano su una spinta verso il cambiamento e su aggiornamenti costanti”, a cui si aggiunge “una visione strategica delle policy e dell’infrastruttura dei portali” e “una maggiore comprensione dell’impatto”.
L’Italia è il terzo Paese in Europa ad aver accelerato di più in termini di policy per gli open data (dopo Lettonia e Lussemburgo), crescendo del 30%, dopo aver iniziato con il 74% nel 2015, ed essere scesa al 62% nel 2016, per poi accelerare di nuovo al 91% nel 2017.
Per quanto riguarda la preparazione nell’uso degli open data nel 2017, la maggior parte dei 28 Stati membri dell’UE (57%) registrano punteggi superiori alla media UE pari al 72%. L’Italia si posizione all’ottavo posto dopo Irlanda (97%), Spagna (94%), Paesi Bassi (93%), Francia (92%), Finlandia (90%), Slovenia (84%), Lussemburgo (82%) e Italia (81%).
Riguardo, infine, al riutilizzo degli open data, l’Italia si posizione al quarto posto tra i 28 paesi europei, dopo Germania, Lussemburgo e Romania (che hanno raggiunto il 100% di riusabilità), e assieme a UK, Belgio e Spagna con il 93%.
Tra le raccomandazioni del Report “Open Data Maturity in Europe 2017”, troviamo: migliorare i portali dati; supportare i finanziamenti; documentare l’impatto; interagire con i rispettivi utenti; guidare la digital transformation; esplorare i dati privati; offrire dati in real-time.
Ulteriori compiti assegnati ai Paesi Ue: elaborare “una visione per incorporare gli open data all’interno di un programma più ampio volto alla trasformazione digitale del settore pubblico” e sviluppare “una solida strategia che sostenga lo sviluppo di un portale dati come una delle componenti di un’infrastruttura dati nazionale”.