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Open data, divario digitale e PA online: lettera di AntiDigitalDivide al Presidente Mattarella

Ci sono alcune sfide che l’Italia deve affrontare nell’immediato, senza perdere altro tempo. Argomenti chiave per lo sviluppo del Paese, l’innovazione culturale ancor prima che tecnologica, la trasformazione della Pubblica Amministrazione.

Di seguito pubblichiamo la lettera che Fabio Spagnuolo dell’Associazione AntiDigitalDivide ha inviato al presidente della Repubblica della Repubblica Sergio Mattarella. Documento che affronta tali temi partendo metaforicamente dal sito del quirinale, dal livello di trasparenza della P.A. e dalla difficoltà nel reperire informazioni pubbliche nell’era dell’informazione.

Uno degli scopi principali dell’associazione, si legge nel testo, è: “La riduzione del Digital Divide esistente tra le varie aree italiane, e tra l’Italia e l’Europa, attraverso azioni volte ad ottenere una migliore copertura territoriale della banda larga, tariffe e servizi in linea con gli standard europei, programmi di formazione destinati agli “emarginati” informatici”.

L’intenzione della ‘lettera’, ha spiegato Spagnuolo, è richiamare l’attenzione del Presidente Mattarella su tre punti in particolare: opendata e aggiornamento delle informazioni del sito web del Quirinale; divario digitale; fruibilità degli strumenti di legislazione e interpretazione delle leggi.

Il cuore della ‘lettera’ è costituito proprio dai tre spunti offerti da Spagnolo a Mattarella, tre spunti di riflessione sul concetto di innovazione.

1 -OpenData e aggiornamento delle informazioni del sito web del Quirinale.

 

“Immagino che una parte, magari marginale, del budget del quirinale vada nella spesa per la gestione e manutenzione del sito e dei dati in esso contenuti. La sto informando che forse la spesa non è adeguata oppure è mal spesa! E’ notizia recente il taglio della spesa ICT, ma resta in capo a lei la valutazione della questione.

Anche questo è digital divide, perdoni l’uso del termine inglese, perché denota una scarsa propensione all’uso del digitale per informare e verificare, relegando questa parte ai margini della “cosa pubblica”. In pratica si fa’ una cosa perché si deve fare, non per farla bene e renderla usata e utilizzabile! 

La mia missiva potrebbe già finire qui ma vorrei indicarle altri esempi di come non venga considerata la tecnologia come “bene comune” e strumento di “evoluzione” e crescita di un intero paese”.

2 – Divario Digitale

Non mi dilungherò sulle numerose battaglie fatte con l’associazione AntiDigitaDivide per la copertura a banda larga del paese perché sono facilmente reperibili su internet (non sui media tradizionali perché anche loro soffrono dello stesso male, spesso).

 

3 – Fruibilità degli strumenti di legislazione e interpretazione delle leggi.

Il sito della gazzetta ufficiale non è in nessuna maniera semplice da utilizzare. Le “leggi” promulgate da lei e dai suoi predecessori sono spesso difficilmente comprensibili (serve sempre una mediazione di un avvocato che spesso non ha certezze ma solo interpretazioni!). In entrambi i casi si viola la seconda parte dell’art. 3 della costituzione: “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”

“Mi piacerebbe vedere da Lei firmare solo leggi di facile comprensione e che la divulgazione avvenga in maniera comoda, semplice ed efficacie. Abbiamo più volte richiamato, inascoltati, questo articolo per quanto riguarda la banda larga ma in questo caso è la spesa pubblica nonché la sua gestione, promulgazione, elaborazione e creazione che è evidentemente manchevole di una visione così lungimirante come la costituzione ha ipotizzato per il sistema stato. Quindi, a nostro modo di vedere, oltre che spesi male o non in misura adeguata, sono anticostituzionali!”.

“Presidente – continua ancora la lettera – vorremmo veder applicati tutti i principi che la costituzione prevede. In questo caso ho usato la provocazione “carta dei diritti di internet” perché proprio il tema internet viene usato come “blasone” e nasconde le mancanze “lavorative” nello svolgere le proprie funzioni. Questo è mio modesto parere, lo stesso tempo poteva essere speso per discutere e proporre leggi non propositi che non hanno un’applicazione nel mondo reale! Non voglio passare per benaltrista, quindi sottolineo il fatto che se non esistessero manchevolezze sarebbe stata una cosa estremante lungimirante e gradita!”.

“Altri temi similari sono: La trasparenza dei siti pubbliciLo scandalo di Italia.it“.

Egregio Presidente Mattarella – conclude Spagnuolo – per questo spero di fareLe cosa gradita, a lei ed all’Italia intera, segnalandole i macroscopici errori, non unici del resto, riguardo al mondo del digitale. Le ho elencato solo alcuni esempi, non pensi quindi ad attacchi politici o a faziosità perché sarebbe bel lontano dall’oggetto del contendere.

La sua funzione di garante della costituzione, l’essere vertice del potere giudiziario fa di lei la persona alla quale appellarci per operare un cambio di rotta del mondo “politico/burocratico” che riporti la costituzione al centro della vita di questo paese! Personalmente non voglio che questo paese sprofondi nell’ignoranza e nel medioevo digitale”.

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