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Il 25 marzo è riconosciuto come il giorno in cui Dante è sceso all’Inferno dando inizio alla Commedia.
Sembra che lo stimolo a scrivere in volgare sia stata una donna e la necessità di farsi comprendere da lei. Era Beatrice, quella per cui ogni lingua «devèn tremando muta». Un impulso che doveva però trovare una qualche giustificazione ufficiale.
Come un segugio, Dante inizia così la ricerca della lingua, ma nell’Italia del tempo non c’era nessun buon governo meritevole di un tale primato. Ad un certo punto del «De vulgari eloquentia» sembra persino un po’ piccato: il volgare profumava in ogni città, ma in nessuna faceva la sua tana.
La patria del volgare la troverà, infine, nella mente dei poeti, ma solo quelli capaci di esprimersi con “scientia” e “ingenium”.
Eloquente è stato, senza ombra di dubbio, il salto logico con cui Dante ha spazzolato via il latino. E se Manzoni ancora nell’800 andava a sciacquare i panni in Arno noi, dopo 700 anni, di fronte alla pulizia della lingua restiamo sempre a bocca aperta.