Il Mercato Unico Digitale come soluzione per tutelare l’industria dall’avanzata dei giganti del web.
A sostenerlo è il Commissario Ue per la Digital Economy, Günther Oettinger, in occasione di un incontro sul diritto d’autore al Festival Internazionale del Cinema, in corso a Cannes.
Senza il Mercato Unico Digitale, ha indicato Oettinger, “saranno Amazon, Google o Microsoft a decidere” le sorti del settore.
Ma la strategia presentata dalla Commissione Ue il 6 maggio è sufficiente per salvare il cinema dall’agguerrita concorrenza degli Over-The-Top?
Secondo gli editori italiani, Bruxelles poteva essere più coraggiosa.
In ogni caso bisognerà attendere la fine del 2016 per poter conoscere meglio in dettaglio quali sono tutti gli aspetti delle soluzioni messe in campo dalla Ue per realizzare il Digital Single Market.
La Francia e la Germania sono in prima linea e continuano a tenere gli occhi puntati proprio sulle multinazionali di internet.
Il timore è che si mantenga un mercato non propriamente concorrenziale per via delle ‘agevolazioni’ di cui possono godere gli OTT rispetto ai player europei.
Nel mirino non solo gli aggressivi sistemi di ottimizzazione fiscale, ma anche il finanziamento dell’audiovisivo, la privacy, il copyright o la raccolta pubblicitaria.
“La Commissione non è parte del problema, vuole essere la soluzione“, ha detto Oettinger ai rappresentati dell’industria culturale, produttori, registi, distributori e artisti presenti all’incontro.
“Abbiamo bisogno della nostra supremazia digitale“, ha osservato il Commissario Ue, riferendosi ai grandi mercati concorrenti come quello degli Stati Uniti o dell’Asia.
“Le misure che intendiamo proporre – ha precisato – rafforzeranno il settore culturale e creativo che è un driver per l’occupazione e la crescita. Questi sono i concetti alla base delle proposte della Commissione”.
Questo, ha indicato il Commissario, “è anche il motivo per cui investiamo in cultura e creatività specie attraverso il Programma Creative Europe” che prevede” un budget di 4,46 miliardi di euro fino al 2020 di cui la metà a sostegno del settore audiovisivo europeo per lo sviluppo, la distribuzione e la promozione delle opere”.
“Sono molto orgoglioso – ha precisato Oettinger – del fatto che 25 dei film (tra i quali tre italiani in lizza per la Palma d’Oro) che hanno ricevuto finanziamenti comunitari sono stati selezionati quest’anno per il Festival di Cannes. Un record da quando è stato istituito il Programma MEDIA”.
E, in particolare, in merito alla riforma Ue del diritto d’autore, Oettinger ha ribadito la necessità che ci sia “un solo copyright europeo” per superare le forti differenze esistenti tra i 28 Paesi membri.
“Il diritto d’autore europeo non è aggiornato, è stato creato nel 2001, eravamo ancora nell’epoca analogica“, ha sottolineato Oettinger.
Al termine dell’incontro, il Commissario Ue ha incontrato alcuni registi, tra i quali anche quelli che lo scorso 9 aprile lanciarono da Roma un appello alla Ue, per discutere con loro di lotta alla pirateria, un altro tema centrale e indispensabile della riforma Ue.
Si tratta “di un aspetto essenziale delle nostre proposte future“, ha indicato il Commissario, annunciando un prossimo incontro con i registi per “settembre o ottobre“.
Altro importante argomento sul quale si è soffermato Oettinger è la portabilità. Anche questo un aspetto centrale della strategia Ue per il Digital Single Market.
“Un consumatore europeo, che acquista un film da un catalogo di video on-demand nel proprio Paese di origine, se si mettesse in viaggio dovrebbe poterlo guardare in qualunque Paese dell’Unione europea”, ha detto con convinzione Oettinger.
Il Commissario ha parlato anche della necessità di chiarire come il materiale protetto da copyright viene usato dagli intermediari online: “Le piattaforme o altri nuovi player digitali dovrebbero essere pienamente coinvolti nell’economia creativa”.
Così come è importante, ha precisato, armonizzare le eccezioni al diritto d’autore in tutta la Ue “per favorire l’accesso alla conoscenza e il sostengo all’istruzione e alla ricerca”.
“Non vogliamo cambiare il principio della territorialità dei diritti o imporre licenze paneuropee” ma “saranno riviste le norme europee dell’audiovisivo” analizzando anche “il ruolo delle piattaforme e dei nuovi player online nella distribuzione dei contenuti”.