#Odiens è una rubrica a cura di Stefano Balassone, autore e produttore televisivo, già consigliere di amministrazione Rai dal 1998 al 2002, in collaborazione con Europa.
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Pubblicato in Odiens, Europa, 22 settembre 2014
Sabato sera, con l’Italia spaccata in due dalle tempeste del centro nord, l’alternativa era tra la fiction in salse varie (film, sentimentali o d’azione; telefilm, poliziesco riflessivo) e le maratone canterine (durata ore tre) allestite attorno a Massimo Ranieri (anni 63, nazional-popolare) per Rai Uno e Gigi D’Alessio (anni 47, nazional meridionale) per Canale 5.
Stravince Ranieri col 17,86% di share, ma più che altro perché straperde D’Alessio col 9,59%. Del resto era la replica di una trasmissione di un anno prima, evidentemente perché il Biscione sta stringendo la cinghia a causa della crisi della pubblicità che non accenna a rientrare e forse mai più rientrerà. E così l’emittente di stato si gode il trionfo in attesa di versare lacrime amare quando a Canale 5 ricompariranno le ansie e le gioie a comando di C’è Posta per te o di altri simili assemblaggi di format vari.
A comporre il pubblico sia di Massimo Ranieri sia del replicante D’Alessio sono state le donne (con partecipazione quasi doppia rispetto agli uomini), ma nettamente spartite per età: tra le signore sotto i 55 anni (figlie e madri) D’Alessio regge botta e talvolta scavalca Ranieri; quando si va oltre non c’è più storia, perché le nonne a D’Alessio semplicemente non ci fanno caso, e per loro esiste il solo Ranieri con percentuali che arrivano a sfiorare il 40% (D’Alessio recupera un po’ di spettatori al Sud, ma nella stessa Campania Ranieri gli infligge un distacco di 10 punti di share).
E poi ci sono gli italiani che si sono chiamati fuori, tutti quelli delle regioni più nordiche, dal Piemonte alla Lombardia, dal Veneto all’Emilia e Romagna. A dare la prova che la canzone, nelle sue varie declinazioni più meno legate a un’anima territoriale, sembra oggi un linguaggio significativo al Sud, mentre le altre regioni italiane, e in particolare il Nord si dedicano ad altro oppure la seguono solo quando assume la veste del “talent” (si chiama così oggi la vecchia “Corrida”) come a XFactor e relative imitazioni.
Naturalmente ci sarebbe da verificare se e quanto questo apartheid musicale derivi dalla materia melodica oppure dai testi che contornano le esibizioni; quanto siano le canzoni ad essere “meridionali” (e femminili) e quanto invece siano gli autori (quelli che “mettono in carattere” i protagonisti delle serate, gli scrivono le battute, pianificano le strizzatine d’occhio a questo e quel segmento di pubblico) che si rivolgono costantemente a una loro, magari collaudatissima, idea di spettatore finendo col creare, anziché una platea, una prigione di genere e di generazione. Classici interrogativi di una fase di appannamento dell’idea stessa di “tv generalista”, quale sia Raiuno sia Canale 5 pretenderebbero di essere.