#Odiens è una rubrica a cura di Stefano Balassone, autore e produttore televisivo, già consigliere di amministrazione Rai dal 1998 al 2002, in collaborazione con Europa.
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Pubblicato su Odiens, Europa il 13 ottobre 2014
Dovunque si parla della crisi dei talk show politici. E in effetti pare, ancora nella passata settimana, di assistere a una specie di caduta degli dei, a partire dalla coppia del martedì (Giannini e Floris) che insieme conta, in ascolti, meno del Ballarò solitario di un tempo, passando per Servizio Pubblico di Santoro che scende verso il 5% e sottolineando che Formigli al lunedì stenta attorno al 4% (molto meno dell’anno passato) nonostante la crescita di livello e di interesse dei servizi realizzati sui campi di battaglia del Medio Oriente (evidentemente se ne appassionano solo quelli che, come noi, amano la geografia).
Poi vai a guardare meglio e ti accorgi che sia Formigli che Santoro non solo hanno dovuto dividere il bottino con il concorrente della serata, ma ne sono stati addirittura superati.
Capitava ogni tanto a Formigli, che da sempre se la vede con Del Debbio al lunedì; si tratta di una novità assoluta per Santoro, che da sempre era abituato a non avere altri che lo sfidassero nella serata del giovedì e stavolta invece si ritrova Nicola Porro (a proposito, complimenti alla direzione di Raidue per la scelta della collocazione – dal venerdì della stagione scorsa al giovedì della presente).
Ci voleva coraggio per tentare la sfida, ma evidentemente la flessione della platea santoriana che si osservava già dalla primavera gli ha fatto venire la tentazione dell’azzardo.
Quel che è saltato subito all’occhio di molti è che i due vincitori hanno vinto grazie allo stesso fattore: Renzi, presente in entrambi.
Tant’è che, se sommi i dati dei talk contemporanei, la crisi del genere pare essere scomparsa. Così la domanda dominante, al di là della supposta crisi del genere, diventa: perché Renzi “funziona” e gli altri politici invece no?
Scartiamo lo pseudo sillogismo: i politici fanno flop, Renzi fa boom, Renzi non è un politico (o non è percepito come tale, perché è un mago della parola, perché conta favole etc etc; secondo il repertorio delle critiche correnti, da De Bortoli a salire).
E lasciamo invece crescere il sospetto, quasi la certezza, che nella testa degli spettatori/elettori sia già passata una specie di riforma costituzionale alla francese in cui il presidente sai chi è e cosa fa o non fa (perfino uno scialbino come Hollande). E così se parla allunghi le orecchie. Mentre gli altri non capisci bene cosa ci stiano a fare e dunque non li stai neppure a sentire.
Si, è vero, a farcire i talk show ci sono anche gli opinionisti. Per caso il pubblico si è stancato anche di loro oltre che dei politici seriali? Probabilmente sì, se è vero, come ci è capitato di leggere per la penna di un nostro conoscente, che “di opinioni non se ne può più”. E lì ci siamo resi conto che quelli (gli “ospiti”) che le opinioni ce le macinano addosso sembrano maschere da commedia che appena appaiono sai già la parte che recitano: il Burbero (molti), il Riflessivo (pochi), la Madama (ce n’è due o tre), Mirandolina (idem).
E qui, presidenzialismo o non presidenzialismo, Renzi’s factor oppure no, se qualcuno non si inventa qualcosa di concretamente anti-opinionistico, il teatro rischia di andare fallito.
A proposito, sabato prossimo saremo presenti, come opinionisti, a Tv Talk.