Pubblicato in Odiens, Europa 31 luglio 2014
Qual è la differenza fra la televisione inglese e quella italiana? La stessa che intercorre fra il titolo originale, The Midwife ovvero “La Levatrice”, della serie inglese che Rete4 sta trasmettendo il martedì in prima serata, e il titolo scelto a Cologno Monzese per offrirla agli italiani: L’amore e la vita che in inglese suonerebbe “Love and Life”, oppure “Loving and Living”. Nel titolo originale si accenna alla abilità/competenza del far nascere i bambini; nel titolo italiano si lascia intravedere (con la scusa che la vita deriva dall’amore o quanto meno dall’attrazione q.b.) l’universo delle passioni e dei sentimenti, come se fossimo alle prese con Il Segreto e le ben note quanto collaudate disavventure di Pepa nel villaggio di Puente Viejo (strage di cuori e di ascolti della stagione).
E invece, altro che fremiti da tabloid dei sentimenti, The Midwife è davvero una vicenda di levatrici che nei primi anni ’50, organizzate dai primi atti di welfare del governo laburista, aiutavano a partorire le disgraziatissime donne dei più disgraziati quartieri di Londra. Niente trasporti amorosi, molta crudezza. Una fiction sociale, centrata sulla condizione delle donne massaie e fattrici dei ceti più poveri. Dunque il titolo a base di “amore e vita” è un palese tentativo di incantare i bulimici dei drammi d’amore, che si assume siano essenzialmente donne, per ottenere che si incuriosiscano tanto da sintonizzarsi e poi magari cadere a dormire, ma senza spegnere il televisore e dunque perdurando l’alimentazione dello share.
Ma non ha funzionato, o meglio non è andato come supponiamo fosse nelle speranze. Nonostante il titolo ruffiano, le donne in cerca di trasporti sentimentali hanno fiutato la trappola e visto che la vicenda iniziava sistematicamente dal parto anziché dal concepimento coi connessi preliminari, hanno talmente disertato l’ascolto da permettere ai maschi di costituire la forte maggioranza del pubblico. Uniche fra le donne a degnare il telefilm di molta attenzione sono state le femmine tra i 25 e i 34 anni, guarda caso l’età più esposta al ciclo delle gravidanze. Ma zero attenzione dalle più giovani e dalle più anziane.
Immaginiamo invece per gli uomini un processo opposto: dapprima titubanti per lo strombazzamento di “amore e vita”, e poi catturati dal dramma sociale e dall’essere introdotti, una volta tanto e per davvero, al mistero tutto femminile del contenere, maturare e generare. Da sole, non fosse per altre donne che le aiutano. Senza l’insopportabile mistica di contorno, i sigari ai parenti e la mazza da baseball già pronta per l’erede. Sta di fatto che, non fosse stato per gli uomini di questo stampo, il telefilm avrebbe subito un tonfo d’ascolto, mentre tutto sommato è riuscito a portare a casa il 5%, come il Millennium di Rai Tre, dove le donne anziché le partorienti o le levatrici sono le conduttrici.
E radunano un pubblico, anche loro, in prevalenza maschile. Sarà un caso o non sarà invece che sulle donne pesa la diffidenza di genere? Il loro.
Odiens riprenderà a settembre