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Odiens, ‘Made in Sud’ riporta i giovanissimi sulla tv generalista

#Odiens è una rubrica a cura di Stefano Balassone, autore e produttore televisivo, già consigliere di amministrazione Rai dal 1998 al 2002, in collaborazione con Europa.
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Pubblicato su Odiens, Europa il 2 ottobre 2014

“Tutelare lo status di disoccupato introducendo la disoccupazione a tempo indeterminato, garantita dallo stato”. Così, parafrasando i talk show “de protesta” al profumo di leghismo (à la Paragone), Made in Sud ha esordito nella seconda puntata della stagione. Il programma, strutturalmente una rassegna di comici, è insieme ironico e farsesco, toccando diverse corde e diversi pubblici.

Non è nato in Rai, bensì su Comedy Central, un canaletto satellitare della Sky a pagamento, ma lì ci stazionava come i cavoli a merenda perché, appartiene al novero della “comunicazione comunitaria” che trova il suo vero pubblico nelle piazze e non nei vicoli dove si aggirano i maniaci di questo o quel genere (cuochi, talent, factual etc). E quindi (si parva licet…) se XFactor, in fondo un programma da intenditori, è passato dalla terra (Rai2) al cielo (su Sky) perdendo in generalismo, ma acquistando in adesioni appassionate, Made in Sud ha fatto il percorso opposto liberandosi dalla marginalità, ma acquistando in centralità.

È vero che l’ultima puntata ha raccolto il 9 per cento su base nazionale: buon risultato che potrebbe tuttavia non sembrare un granché. Senonché, guardando a chi l’ha guardato, si scopre che lo sfondamento generalista c’è stato, eccome, perché lo share in Campania arriva al 34,3 per cento.

“Bella forza – si potrebbe dire – che merito c’è a piacere ai campani con una rassegna comica di comici meridionali realizzata dal Centro Tv di Napoli?!”. E invece, diciamo noi, proprio la connotazione “sudista” era esposta all’effetto ghetto (cioè di non piacere neppure ai meridionali) e se l’ha evitato vuol dire che le sue doti il programma ce ‘l’ha”.

Certo, il 34 e passa per cento campano (emulato alla lontana da Puglia, Basilicata e Molise) si eleva come una torre fra le casupole dei bassi ascolti (neanche il 2% nelle Marche e in Liguria) ottenuti nelle altre regioni. Con ciò rivelando, a parere nostro, non un limite del programma, ma una caratteristica dell’Italia, intesa come il paese dove non si ride insieme. E lasciamo a sociologi, storici e politici di rivangare i tanti perché.

Mentre a noi resta di sottolineare che il vero plebiscito Made in Sud lo ha raccolto tra i più giovani, in particolare fra i pre-teenager, che evidentemente hanno alzato gli occhi dagli smartphone e si sono lasciati catturare da quello strano aggeggio che vedevano in casa e del quale da tempo si domandavano a cosa servisse: la televisione (per di più Rai, senza neanche sapere del canone e del fatto che i loro campani genitori sono quelli che lo evadono più di chiunque altro, salvo siciliani e calabresi). Impareranno, crescendo, a convivere con le loro contraddizioni.

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