#Odiens è una rubrica a cura di Stefano Balassone, autore e produttore televisivo, già consigliere di amministrazione Rai dal 1998 al 2002, in collaborazione con Europa.
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Pubblicato su Odiens, Europa 01 ottobre 2014
Ieri, poco prima della mezzanotte e per la prima volta dopo venti anni, abbiamo varcato il doppio cancello di Saxa Rubra (nei pressi del Grande raccordo anulare). Il cancello 1 accoglie la macchina che si arresta davanti al cancello 2, dopodiché il primo ci si richiude alle spalle e siamo intrappolati. Accertata l’identità del trasportato (noi stessi, che a quel punto già ci sentiamo come Di Caprio in Shutter Island), il secondo cancello si spalanca e inizia il tuffo nel passato mentre ricerchiamo la Palazzina B, quella che contiene il Tg3 dove ci aspetta Linea notte.
La palazzina B va individuata in mezzo a tante altre che forse a denominarle serve, e chissà se basta, l’intero alfabeto: una per il Tg1, un’altra per il Tg2, e poi il TgR, i parlamentari e via elencando testate manco fossero le targhe di un villaggio residenziale. Dove la “lottizzazione” di 35 anni fa (quando c’erano Craxi, Forlani e Berlinguer) oltre che da metafora del “pluralismo” funge anche, secondo il significato originario, da topografica organizzazione del territorio.
Un villaggio Hobbit nel villaggio globale di Mac Luhan, e pensi subito alla difficoltà di rimettere insieme (affare più da muratori che da organizzatori) quelle membra sparse e costruire un potente news gathering, trasformare cioè quella dispersa debolezza in una forza concentrata che realizzi il nuovo di cui il paese ha disperato bisogno, liberare –in sostanza- l’azienda pubblica non dalla sua memoria, ma dal suo passato di socio inerte e spartito del Duopolio.
Nella saletta d’attesa le poltrone sono in pelle e ci ritroviamo in breve con un paio di giovani deputati. Siamo il trio degli ospiti che dopo una spolveratina di cipria vengono avviati allo studio e microfonati e solo a quel punto sobriamente dissetati con il contenuto di una bottiglietta d’acqua minerale (la spending review non ha trascurato nulla). Poi facciamo la nostra parte, chi parlando dell’articolo18 e chi dell’industria audiovisiva.
Interrotti solo da 4 minuti di “Tg regionali”, il che ci fa capire che in 23 (ventitré) postazioni sparse per l’Italia i tecnici e i giornalisti han fatto tardi per ri-raccontare, a mezzanotte passata notizie già dette e stradette in corso di giornata e che, se fossero davvero nuove e interessanti, sarebbero state raccontate dallo stesso conduttore che ci sta davanti. Hai voglia a risparmiare sull’acqua minerale e sul buffet!
Ci ha seguito una media di 360.000 spettatori, divisi esattamente a metà fra uomini e donne. Un risultato dignitoso (corrisponde al 4,6% di share) del quale andiamo grati essenzialmente alle nonne ultrasessantacinquenni che tirano tardi più dei mariti e ci hanno gratificato di uno share del 9%. Mentre le figlie e nipoti, ammettiamolo, non ci hanno degnato di uno sguardo.