#Odiens è una rubrica a cura di Stefano Balassone, autore e produttore televisivo, già consigliere di amministrazione Rai dal 1998 al 2002, in collaborazione con Europa.
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Pubblicato su Odiens, Europa il 2 dicembre 2014
Chi sono gli spettatori che tengono in quota da mezzo secolo le fortune della ditta Angela&Figli, con i loro vari Quark, Passaggio a Nord-Ovest e tutta l’altra serie di titoli dell’immortale filone “lo sapevate che?” in salsa di televisione?
Grazie al Barometro di Luigi Ricci scopriamo che la puntata di sabato 29 novembre, di Ulisse, il piacere della scoperta, quella dedicata alla civiltà greca antica, ha raccolto quasi 1,8 milioni di spettatori, pari a uno share dell’8%. Se vi paiono misure piccine, sappiate che si tratta del quarto risultato della serata, distante da Ballando con le stelle (20%) e ancor più da Tu sì que vales (27%, in continua crescita, settimana dopo settimana), ma appena a una incollatura dal terzo classificato, il telefilm Castle, che su Raidue ha rimediato il suo abituale 8,3%.
Un risultato dunque di tutto rispetto (simile a quello di Che tempo che fa che immediatamente lo precede), ma che si fa ancora più interessante scoprendo che metà della platea del programma è costituita da spettatori che preferiscono in linea di principio il Cavallo del servizio pubblico al Biscione della tv commerciale. E che però quella sera si sono divisi fra la civiltà greca e i numeri da circo su Canale5, che sono pur sempre un classico.
Considerati i comportamenti non stupisce che gli spettatori di Angela siano fra i più istruiti (almeno il diploma o la laurea).
Inesausta voglia di sapere?
Forse.
O forse il piacere della reminiscenza di ciò che si è malamente imparato sui banchi di scuola. Anche se al Sud, nelle terre un tempo chiamate Magna Grecia, anche i più istruiti hanno disdegnato il programma (al contrario che nel Centro-Nord), che gli sembrava parlare di glorie troppo passate per trovarvi una consolazione delle difficolta presenti.
In linea generale il pubblico della ditta Angela appartiene molto più –in proporzione- che per i programmoni di Raiuno e Canale5, alle categorie più benestanti e che più incidono sulle scelte di consumo. Cioè, scherzo di una tv che spesso viene citata come quint’essenza del servizio pubblico, alle categorie che più ingolosiscono i pubblicitari.
Tanto per ricordarci una volta di più che i confini fra tv commerciale e tv non commerciale più che culturali sono di ordine economico strutturale e hanno più a che fare con l’industria, i suoi equilibri, le sue prospettive.
Da tenere a mente, ora che il ruolo della Rai torna all’ordine del giorno.