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#Odiens: gender gap in Tv, cosa segue il pubblico femminile?

Stefano Balassone

Stefano Balassone

#Odiens è una rubrica a cura di Stefano Balassone, autore e produttore televisivo, già consigliere di amministrazione Rai dal 1998 al 2002, in collaborazione con Europa.
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Pubblicato in Odiens, Europa 17 luglio 2014

 

Tra uomini e donne la parità di genere è, come è noto, una questione aperta.

Ma la disparità di gusti è certamente incolmabile, almeno a giudicare da come si distribuiscono le scelte dello zapping nelle serate televisive.

Prendiamo il 14 luglio, un tranquillo lunedì in tutto il mondo, tranne che a Parigi per i festeggiamenti e a Gaza-Israele per i bombardamenti.

Grande affollamento di donne per RaiUno e Questo nostro amore, dove era previsto che Bernardo (27 anni) restasse affascinato da Benedetta (25 anni e due cognomi, quindi altolocata).

La previsione inscritta nella locandina di TV Sorrisi e Canzoni si è rivelata veritiera a beneficio di un pubblico (totale 3 milioni) per due terzi femminile e concentrato al 90% nelle età multiple di quella del Romeo e Giulietta d’occasione.

Non meno femminilizzato il pubblico (800 mila spettatori) di Sconosciuti collection, storie ri-presentate da Giulio Scarpati (stavolta radunate a grappolo, dopo l’esordio in forma singola nella stagione fredda), che sol perché estratte dalla realtà (linea “storie vere”, e dunque anche con qualche durezza) riesce ad attrarre l’attenzione di fanciulle ben al di sotto dei quaranta anni.

Quasi una esortazione rivolta a RaiUno affinché osi con fiction meno focalizzate sul consolare la tarda età che, ne siamo certi, non è priva di reattività col mondo reale.

Sempre donne (due terzi dei 3,7 milioni di spettatori) per il torneo canoro en plein air a Piazza del Popolo Coca Cola Summer Festival (tre ore di ininterrotta pubblicità per una bibita gassata che non ci è mai piaciuta), ma stavolta prevalentemente giovani e giovanissime, per la conduzione di Alessia Marcuzzi, il Carlo Conti di Canale5.

E finalmente arriviamo a un club dove gli uomini non sono in schiacciante minoranza: Voyager.

Quello che Crozza ha ribattezzato Kazzenger per l’assoluta gratuità delle problematiche che affronta, e che stavolta cercava misteri passeggiando per Venezia (dalle segrete del Palazzo Ducale alle tracce degli immancabili Templari): 2 milioni di spettatori, qualche maschio in più delle femmine e una distribuzione per età piuttosto equilibrata.

E siccome Voyager è costruito sull’equilibrio fra documento e cazzeggio, sembra quasi che quel pubblico così ben temperato voglia suggerirci, convergendo per questo aspetto con quello di Sconosciuti, che la strada della favola realistica (o della realtà favolosa), e magari anche quella della ri-scoperta multidimensionale della narrazione della Storia, è una di quelle certamente aperte davanti a chi voglia percorrerle per radunare le sparse membra del pubblico di una tv pienamente generalista, riscattando chi oggi si autoreclude nelle caverne delle fiction melense e dei varietà con le bollicine (che si sa l’effetto che provocano).

Del resto, è all’ermeneutica delle cifre dell’Auditel che tanti entusiasti ricercatori della “Autentica funzione del Servizio pubblico”, e siamo certi che ne compariranno a bizzeffe, dovrebbero dedicarsi per trovare il loro Graal.

@SBalassone

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