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Odiens, come reagisce il pubblico se la tv cambia scaletta?

di Stefano Balassone |

Uno spostamento nella programmazione è la prova che il servizio diventa davvero pubblico quando varia il normale degli affezionati e normalizza l'eccezione di chi si pretende sorpreso. Come ha fatto sabato Rai2, sfruttando l'evento pallavolo.

#Odiens è una rubrica a cura di Stefano Balassone, autore e produttore televisivo, già consigliere di amministrazione Rai dal 1998 al 2002, in collaborazione con Europa.
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Pubblicato su Odiens, Europa il 22 ottobre 2014

Il pubblico arrivi a conoscerlo solo se ogni tanto, non troppo spesso perché altrimenti si infuria, gli lanci qualche provocazione. E lo sconvolgimento della programmazione rispetto a quella annunciata è per la televisione, fatta per spalmarsi sulle abitudini, la provocazione più forte che si possa allestire.

Due sabati passati (riprendiamo una riflessione emersa a TV Talk) la Rai ha avuto l’occasione e l’ha sfruttata. Stava accadendo infatti che sui canalini la nazionale di pallavolo femminile andasse alla grande e così, alla faccia delle teorizzazioni sulla dilagante tv dei target (gruppi ristretti di appassionati a misura di canalino) quella amazzoni siano state piazzate, nientepopodimeno, che nella prima e da sempre nonnesca serata del sabato, su Rai 2, al posto di un telefilm.

Risultato clamoroso (parliamo dell’ora di punta, fra le 21.30 e le 22.30): 4,2 milioni di spettatori anziché gli usuali 1,7. Una differenza di 2,5 milioni. E non si tratta di pubblico radunato per l’occasione, perché la platea complessiva del sabato risulta aumentata, nell’insieme, solo di 0,6 milioni di spettatori. Se questi si sono radunati per l’occasione della pallavolo, i restanti 1,9 milioni da chi sono stati distolti?

La risposta, invero banale, ma riscontrata nelle cifre, è che tutti gli altri canali hanno fatto una specie di colletta a favore della pallavolo e di Rai2. Ma il contributo – questo è il dato che più ci ha colpito –delle due “ammiraglie” dell’intrattenimento del sabato è stato assai avaro. Insomma, quegli spettatori non si sono lasciati distrarre. Rai Uno (Ballando con le stelle) ha mantenuto il 95% della platea abituale; Canale 5, con Tu si que vales (la ennesima Corrida, ma impreziosita dai VIP di Cologno Monzese e dintorni) ha addirittura avuto più spettatori rispetto al sabato successivo, quando la pallavolo, finito il mondiale, si è di nuovo immersa nei canaletti insieme agli altri sport “minori”.

Con il ché c’è la conferma che nel pubblico le popolazioni decisamente stanziali si contrappongono a quelle nomadi, con la linea di confine che passa attorno ai 40 anni di età: chi ne ha di meno fa il surf sull’offerta televisiva, specie se è maschio e in campo scendono le pallavoliste; chi ne ha di più pianta l’ombrellone nel suo angolino preferito e del resto non vuol sapere, né vedere, né sentire.

Alla fin fine preferisce una televisione da ri-vedere (in cui ri-trovare ciò che gli è familiare, come Milly Carlucci e Maria De Filippi). Sarà che a una certa età ri-flettere diverte più del ri-cercare. E comunque è certo che il compito della televisione è bello che segnato: variare il normale per chi gli è affezionato e normalizzare l’eccezionale per chi pretende di essere sorpreso. Non è facile fare entrambe le cose con una sola linea di offerta, ma non è impossibile. A occhio e croce dovrebbe trattarsi del famoso servizio pubblico.

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