Lunedì scorso 3 gennaio 2022, la Direzione Cinema e Audiovisivo del Ministero della Cultura (Dgca Mic) ha pubblicato sul proprio sito web un nuovo avviso (definito giustappunto “secondo avviso”), con il quale vengono messi a bando altri 1,5 milioni di euro per i cosiddetti “progetti speciali” previsti dalla “legge cinema e audiovisivo” (la n. 220 del 2016) che reca il nome del suo primo promotore, il Ministro Dario Franceschini.
Si tratta di danari pubblici che vanno ad integrare quei 4,5 milioni di euro (di cui al “primo” avviso) che sono stati assegnati nel dicembre scorso, e di cui abbiamo già trattato su queste colonne: vedi “Key4biz” del 14 dicembre 2021, “Cinema a audiovisivo: assegnati 4,5 milioni ai ‘Progetti Speciali’ ma resta il deficit di trasparenza”).
Va segnalato che, dopo l’avvenuta pubblicazione il 13 dicembre 2021 dell’elenco dei progetti ammessi dalla Commissione di selezione, il 22 dicembre 2021 è stato pubblicato l’atteso decreto direttoriale a firma del Dg Nicola Borrelli e la graduatoria completa dei progetti ammessi ed esclusi. Sono stati approvate 46 proposte (sovvenzionate), escluse 140 (non sovvenzionate), per un totale di 186 proposte.
Le informazioni rese disponibili sono quelle di sempre: nome del postulante, sede legale, titolo del progetto, entità del contributo. Punto. Null’altro. Nemmeno 3 righe di descrizione dell’iniziativa sovvenzionata.
Per capirne di più, ci si deve attrezzare con strumenti di “intelligence” o – forse meglio – paragnostici.
Questa vicenda dei “progetti speciali” merita attenzione – ancora una volta – perché rappresenta la punta dell’iceberg di procedure di assegnazione delle risorse pubbliche che si confermano deficitarie di trasparenza: riteniamo che si tratti di un vero e proprio caso emblematico, che merita essere analizzato perché sintomatico di criticità che riguardano l’insieme degli interventi della mano pubblica nel settore culturale italiano.
Opacità e deficit di “accountability” nei 10 milioni di euro delle sovvenzioni Mic a spettacolo e cinema e audiovisivo
Prevalgono ancora troppa discrezionalità e troppa opacità.
Nel corso dei decenni, questi “progetti speciali” si sono confermati essere… “terra incognita”, una specie di “portafoglio particolare” gestito dal Ministro pro tempore nella sua totale discrezionalità.
Negli ultimi anni, le procedure sono in parte cambiate ed una qual certa trasparenza è emersa, sebbene il processo sia ancora incompleto: mancano dati ed informazioni essenziali, ed ancora oggi il cittadino (e l’organizzatore culturale) ha difficoltà a comprendere perché le sovvenzioni vengono assegnate all’uno piuttosto che all’altro, ed in quantità assai differenziate.
È quella che – anche su queste colonne – abbiamo molte volte definito “trasparenza a metà”.
La patologia che andiamo denunciando da molti anni è la seguente: indipendentemente da quelli che sono i criteri selettivi nell’assegnazione delle risorse pubbliche (che peccano ancora di grande discrezionalità, nonostante tabelle e punteggi e talvolta “algoritmi”), non sarebbe naturale ovvio sano che le iniziative sovvenzionate venissero almeno sinteticamente descritte “ex ante” (appena pubblicata la notizia del sostegno) e magari consuntivate pubblicamente anche “ex post” (ad iniziativa realizzata)?
Questo flusso di informazioni essenziali resta invece gelosamente chiuso nelle stanze ministeriali.
Nessuno – se non gli specifici organizzatori culturali, i promotori della singola iniziativa, i funzionari dei dicasteri – ha accesso a queste informazioni, fatta salva la chance di procedere con la richiesta di accesso agli atti (eventualmente prodromica ad un ricorso al Tar).
Perché lo Stato non impone agli stessi beneficiari di queste sovvenzioni di rendere di pubblico dominio una descrizione accurata delle attività realizzate, e magari anche i consuntivi delle iniziative che godono del sostegno pubblico?!
Si tratta di una istanza di trasparenza iperuranica? Non ci sembra.
Perché lo Stato non impone d’ufficio un obbligo nei confronti dei beneficiari di elaborare un “bilancio sociale” delle attività che hanno realizzato grazie al sostegno pubblico?
Lo Stato si accontenta dei rendiconti economici – che restano chiusi nei cassetti ministeriali – e non impone alcun obbligo di trasparenza e di “accountability”.
Perché questo diffuso andamento lasco e opaco, che non riguarda – va ben precisato – il Ministero della Cultura soltanto?
Il “secondo avviso” per i “Progetti Speciali” Cinema e Audiovisivo del 2021
Il nuovo avviso pubblicato ieri l’altro sul sito web della Direzione Cinema ed Audiovisivo ripropone la procedura dei precedenti avvisi, manifestando soltanto alcune piccole “variazioni sul tema”.
Viene precisato che si tratta del “secondo avviso relativo alla concessione di contributi a progetti speciali – articolo 27, comma 1 della legge n. 220 del 2016 – Anno 2021”.
Le domande potranno essere presentate tramite la piattaforma informatica Dgcol a partire dal 10 gennaio 2022 ore 12.00 ed entro il termine perentorio del 31 gennaio 2022 ore 23.59.
Per presentare la richiesta, è necessario compilare ovvero aggiornare la sezione “Anagrafica del soggetto” sulla piattaforma Dgcol.
I “progetti speciali” sono così definiti: “iniziative o progetti, a carattere annuale o triennale, di particolare rilevanza nazionale ed internazionale e con forte vocazione culturale, sociale e/o economica nel campo cinematografico e audiovisivo”.
Di tutto e di più, insomma…
Il decreto prevede poi un elenco, a titolo “esemplificativo”:
- attività caratterizzate da commistione fra arte cinematografica e audiovisiva e altre espressioni dell’arte, della tecnologia, della creatività e del patrimonio storico-artistico ovvero della società civile;
- attività che applichino l’innovazione tecnologica all’audiovisivo, quali ad esempio la realtà virtuale, la realtà aumentata, i videogame, la video-arte;
- attività di particolare rilevanza aventi finalità di sviluppo della cultura cinematografica e audiovisiva;
- attività celebrative di particolari eventi, personaggi o anniversari;
- attività straordinarie e di particolare rilevanza che promuovano l’internazionalizzazione del settore e, anche a fini turistici, l’immagine dell’Italia attraverso il cinema e l’audiovisivo;
- attività specificamente progettate e realizzate per ridurre o mitigare l’impatto economico, culturale e sociale dell’emergenza Covid-19 sul settore audiovisivo o sulla fruizione di contenuti audiovisivi e culturali;
- attività di indagine e studi di settore di rilevanza nazionale.
Si ricordi che il “primo” avviso per i “progetti speciali” dell’anno 2021 era stato pubblicato l’11 giugno 2021, con scadenza per la presentazione delle istanze dapprima prevista al 12 luglio 2021, poi al 26 luglio ed infine al 30 luglio 2021 (ignote le ragioni di queste curiose proroghe).
Nel decreto direttoriale del 3 gennaio 2022, si legge: “visto il decreto del Direttore Generale Cinema e Audiovisivo del 9 dicembre 2021, n. 3366, con il quale sono state accertate risorse non assegnate per euro 2.037.960, concernenti i progetti speciali, anno 2020, destinandole alle finalità di cui all’art. 27 della legge n. 220 del 2016”.
Si osserva che ci si riferisce quindi a risorse non assegnate per 2 milioni di euro per i “progetti speciali” dell’anno 2020 (non 2021).
Continua il decreto: “valutato, pertanto, di dover destinare la somma di euro 1.500.000 alla concessione di contributi a progetti speciali per il cinema e l’audiovisivo, previa pubblicazione di un nuovo bando”.
Questi danari, quindi, passano dall’esercizio 2020 all’esercizio 2021, per iniziative che verranno ovviamente realizzate nel corso del 2022…
E nessuna traccia delle risorse per i “progetti speciali” per il 2022, che saranno evidentemente oggetto di un novello – forse imminente?! – bando.
In sostanza, ai 4,5 milioni di sovvenzioni assegnate nel dicembre 2021, si aggiungono questi 1,5 milioni di euro, per un totale di 6 milioni di euro per l’esercizio 2021.
Si tratta di dinamiche (tortuose) della pubblica amministrazione che, in sé, non sorprendono, anche se di difficile comprensione secondo il senso comune, per il cittadino non avvezzo alle logiche di gestione delle risorse pubbliche.
Da segnalare che qualcuno aveva già osservato, nel marzo del 2021, l’anomalia di una assegnazione ai progetti speciali (per l’anno 2020), di “soltanto” 4,1 milioni di euro, a fronte di una prevista disponibilità complessiva di 6,3 milioni di euro: in effetti, questa era una delle domande poste dalla senatrice Paola Binetti (Udc) nella sua interrogazione parlamentare del 3 marzo 2021 (atto n° 3-02300)…
L’atto di sindacato ispettivo non ha mai avuto risposta (il Ministro Franceschini l’ha completamente ignorato, per ragioni inspiegabili), ma, di fatto, una risposta viene da questo decreto direttoriale del 3 gennaio 2022: quei circa 2 milioni di euro che non sono stati assegnati nel febbraio del 2021 vengono (ri)messi a disposizione nel gennaio del 2022…
Come dire?! Tardiva, ma comunque una risposta.
Quali “novità” propone il nuovo “avviso” per questa novella tranche di contributi?!
Sono state riammesse – tra le iniziative sovvenzionabili – le attività di ricerca e di studio (che c’erano nel bando per l’anno 2020, ed erano incomprensibilmente state eliminate in quello del 2021); sono state eliminate le attività di formazione (che erano invece state introdotte col bando del giugno 2021); sono quindi stati esclusi anche gli enti di alta formazione (cosiddetta “Afam”), ovvero – tra gli altri – il Centro Sperimentale di Cinematografia (Csc)…
Certamente apprezzabile quest’ultima decisione, che avevamo criticato su queste colonne, domandandoci perché soggetti pubblici istituzionali – dal Csc a Cinecittà Luce – già ben sostenuti dallo Stato dovessero essere ammessi anche a questa procedura per i “progetti speciali”.
Da osservare anche che il “primo” avviso per i “progetti speciali” del 2021 demandava completamente il processo selettivo alla commissione ad hoc (nominata dal Direttore Generale, ma senza pubblico avviso per la selezione dei potenziali candidati), mentre questo “secondo avviso” per il 2021 prevede una serie di criteri minimi cui la commissione deve attenersi, rispetto all’assegnazione di punteggi.
Le criticità in termini di trasparenza vengono comunque confermate: basti osservare che il decreto direttoriale del 3 gennaio 2022 si riferisce ad un altro decreto direttoriale, quello in data 9 dicembre 2021, n. 3366: peccato che questo decreto sia irrintracciabile sul sito del Mic o altrove nel web.
E questa osservazione stimola un’altra considerazione: perché non esiste un obbligo – per Ministri e Direttori Generali dei dicasteri tutti (la questione va ovviamente ben oltre il Mic) di rendere di pubblico dominio tutti gli atti a loro firma, decreti ministeriali e direttoriali in primis?!
Altro perdurante imperscrutabile mistero della Pubblica Amministrazione italica…
Stessa musica, per i “progetti speciali” della Direzione Spettacolo del Ministero della Cultura: assegnate per il 2021 sovvenzioni per 4,2 milioni di euro (musica, teatro, danza)
È opportuno segnalare che le criticità non riguardano – ovviamente – soltanto la Direzione Cinema ed Audiovisivo (Dgca) del Ministero della Cultura: la musica non cambia (per così dire…), per esempio, per quanto riguarda altri “progetti speciali”, quelli gestiti dalla consorella Direzione dello Spettacolo alias Dgs (già Direzione Spettacolo dal Vivo), diretta dal dicembre 2018 da Antonio Parente (che è succeduto a Onofrio Cutaia, chiamato a reggere la Direzione Creatività Contemporanea).
Questi “progetti speciali” attingono a risorse altre rispetto a quelle della Direzione Cinema e Audiovisivo, dato che in questo caso le sovvenzioni derivano dal mitico “Fus”, il Fondo Unico per lo Spettacolo, istituito con la “legge madre” del lontano 1985, la n. 163.
Insomma, i “progetti speciali” sono nati e restano… proprio speciali!
È anche vero che si tratta di “briciole” della grande “torta” delle sovvenzioni pubbliche in materia: 6 milioni di euro per il cinema ed audiovisivo, a fronte dei circa 750 milioni di euro dei fondi previsti dalla legge Franceschini, ovvero meno dell’1 per cento (va ricordato che pochi giorni fa il Ministro rivendicava come, con l’ultimo innesto di + 110 milioni di euro, l’importo minimo annuale del Fondo Cinema e Audiovisivo è giunto a quota 750 milioni); e di 4,2 milioni di euro, a fronte dei circa 400 milioni di euro del Fus, quindi anche in questo caso intorno all’1 per cento (anche se va ricordato che nell’aprile del 2021 il Ministro Franceschini ricordava che era giunta a quota quasi 600 milioni di euro la somma complessiva destinata all’emergenza dello spettacolo dal vivo in oltre un anno di pandemia).
Paese che vai, usanza che trovi…
Direttore Generale che trovi, procedure che incontri…
È evidente che le due Dg del Mic non sono esattamente sintonizzate nelle rispettive metodiche.
Basti osservare che l’11 novembre 2021, il Dg Antonio Parente ha pubblicato un avviso relativo ai “progetti speciali”, ma – nota bene – per l’anno 2022: le domande potevano essere presentate dal 15 novembre al 15 dicembre 2021 (ore 16).
Qui viene precisato che “il Ministero della Cultura, tramite la Direzione generale Spettacolo, sostiene finanziariamente progetti speciali, realizzati anche attraverso reti, a carattere annuale che si caratterizzano per la rilevanza nazionale o internazionale e per il particolare valore artistico-culturale, ai sensi e nel rispetto di quanto disposto dall’art. 44 del D.m. 27 luglio 2017 così come modificato dal D.m. 31 dicembre 2020 e dal D.m. 25 ottobre 2021 in corso di registrazione presso la Corte dei Conti”.
Da segnalare che quest’ultimo D.m. è intitolato “Criteri e modalità per l’erogazione, l’anticipazione e la liquidazione dei contributi allo spettacolo dal vivo, a valere sul Fondo unico per lo spettacolo, di cui alla legge 30 aprile 1985, n. 163, per il triennio 2022-2023-2024 e modifiche al decreto ministeriale 27 luglio 2017” (per una stimolante analisi critica di questo decreto si rimanda all’articolo di Mimma Gallina e Patrizia Cuoco pubblicato il 23 novembre 2021 sul sito web specializzato “Ateatro”: “Come sarà il Fus 2022-2024? In attesa del Codice dello Spettacolo, il Dm per il prossimo triennio”).
Peccato che non sia disponibile un testo completo ed aggiornato del decreto del 27 luglio 2017, e quindi il postulante debba ricostruirsi da solo la versione definitiva, alla luce del 26 pagine (ventisei) di modifiche apportate dal decreto del 25 ottobre 2021…
Il 14 giugno 2021, il Direttore Generale Antonio Parente ci precisava: “si evidenzia che la procedura per l’assegnazione dei progetti speciali è disciplinata dall’articolo 44 del Dm 27 luglio 2017, come modificato dall’articolo 4 del Dm 31 dicembre 2020. La predetta disposizione normativa prevede che possano essere sostenuti finanziariamente dall’Amministrazione progetti speciali a carattere annuale, che si caratterizzano per la rilevanza nazionale o internazionale e per il particolare valore artistico-culturale. Entro 60 giorni dalla scadenza annuale per la presentazione dei progetti, il Direttore generale Spettacolo, effettuata la verifica istruttoria delle domande pervenute e, tenuto conto del numero delle medesime, dei deficit e dei costi dei programmi presentati, nonché delle risorse destinate al settore dei progetti speciali in sede di riparto annuale del Fondo unico per lo spettacolo, sottopone le iniziative progettuali alle Commissioni consultive competenti per materia, secondo una lista di priorità e una proposta relativa all’entità dei contributi per ciascuna istanza, tenendo conto delle risorse disponibili per l’annualità. Acquisita la lista di priorità e sulla base dei criteri di cui al comma 3, le Commissioni consultive competenti per materia esprimono un parere in merito all’individuazione delle istanze ammesse e alla congruità dei relativi bilanci di progetto presentati”.
Si osserverà che apparentemente il processo decisionale è tutto nelle mani del Direttore Generale ovvero delle commissioni consultive.
Arcani dello Stato: il Ministro formalmente estraneo al “decision making”, ma…
Attualmente, il Ministro sembra essere del tutto estraneo al “decision making” dei “Progetti Speciali”, sia per quanto la Dg Cinema e Audiovisivo sia per quanto riguarda la Direzione Spettacolo.
Almeno formalmente.
I più informati sanno che in verità gli elenchi degli ammessi ovvero dei sovvenzionati transitano comunque in qualche modo – informalmente – nelle stanze del Ministro, del Capo di Gabinetto (Lorenzo Casini), del Segretario Generale (Salvo Nastasi).
Un dettaglio interessante, in materia: nel decreto direttoriale a firma di Nicola Borrelli di approvazione dei “progetti speciali” in data 18 febbraio 2021 (in risposta all’avviso in data 8 ottobre 2020), per 4,1 milioni di euro, si legge “vista la nota del 29 gennaio 2021, prot. n. 919, con la quale il Direttore Generale ha trasmesso al Ministro l’esito della valutazione della Commissione” (…).
Questa precisazione scompare completamente però dal decreto direttoriale dell’assegnazione dei fondi per il 2021 pubblicato il 23 dicembre 2021, per 4,5 milioni di euro: sembrerebbe, insomma, che, in questo caso, il Dg non abbia nemmeno informato il titolare del dicastero del processo selettivo.
Curioso? Incredibile? Lo ha comunque informato ma preferisce non metterlo per iscritto?!
O forse è il Ministro stesso che vuole mantenersi lontano da qualsivoglia attribuzione di influenza nel processo selettivo?
Misteri metodologico-procedurali. Arcani dello Stato.
Nel giugno del 2021, sono stati pubblicati i decreti direttoriali di assegnazione delle risorse per i “progetti speciali” della Direzione Spettacolo, per complessivi 4,2 milioni di euro (il 4 giugno i risultati per la danza, il 7 per il teatro, il 9 per la musica…). In questi decreti, nessuna traccia di interazione col Ministro, nemmeno a livello di mera informazione.
Questi complessivi 4,2 milioni di euro sono stati così ripartiti: 2 milioni di euro per la musica, 1,7 milioni per il teatro, 300mila euro per la musica, 210mila euro per le attività circensi e dello spettacolo viaggiante.
Le istanze sostenute sono state rispettivamente: 25 per la musica (a fronte di 189 proposte); 26 per il teatro (a fronte di 194 proposte); 4 per la danza (a fronte di 26 istanze)…
In questo caso, la Direzione Generale Spettacolo si limita a pubblicare l’elenco degli ammessi soltanto, e nemmeno l’elenco di tutti i proponenti: insomma, una opacità maggiore di quella della Direzione Cinema e Audiovisivo.
Perché questa difformità metodologico-comunicazionale, tra le due direzioni generali del Ministero?!
Non è dato sapere.
Però questa Dg Spettacolo pubblica i verbali delle varie commissioni (musica, teatro, danza…), a differenza della Dg Cinema e Audiovisivo, che non ritiene di pubblicare i verbali della commissione di selezione (però la Dgca pubblica il tabulato con l’elenco di tutti i postulanti, ammessi ed esclusi).
Conclusivamente, si rinnovano, di anno in anno, dubbi e perplessità sui criteri di assegnazione di queste risorse. E soprattutto sulle modalità di comunicazione.
E permane una cortina di nebbia rispetto a “cosa” venga effettivamente realizzato dai soggetti beneficiari, a fronte di queste sovvenzioni.
Talvolta, di alcune iniziative generosamente sovvenzionate non risulta nemmeno una traccia su web…
E ciò basti.