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Nuovi limiti elettromagnetici: rischio cortocircuito operatori, Regioni e Arpa. C’è chi rema contro?

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Gli operatori sono stati convocati al Mimit la prossima settimana per discutere e risolvere della questione e non bloccare così l'adeguamento degli impianti.

Rischio cortocircuito fra operatori, Regioni e Arpa sulle nuove norme per i campi elettromagnetici, dopo il recente innalzamento da 6 v/m a 15 v/m entrato in vigore a fine aprile.

Come era prevedibile, le richieste di adeguamento degli impianti da parte degli operatori stanno arrivando in maniera copiosa alle Regioni. Ma le procedure amministrative, applicate in maniera disomogenea nelle diverse Regioni, rischiano di creare un caos di richieste inevase.  

Una questione, sia ben chiaro, che non ha nulla a che vedere con la posizione politica assunta da alcuni sindaci, contrari a priori all’innalzamento dei limiti per altre ragioni, del tutto infondate, di carattere sanitario.

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Mimit determinato a procedere

Il tema è di stretta attualità, anche perché il Mimit è ben determinato a procedere con l’adeguamento degli impianti e lo stesso ministro Adolfo Urso rivendica la bontà della nuova normativa, rispondendo oggi ad un evento ad una giornalista di Report alla domanda “perché avete aumentato i limiti elettromagnetici? Il 5G si poteva fare anche con 6v/m” (vedi il video qui sotto).

La riposta del ministro Adolfo Urso alla domanda sull’innalzamento da 6 v/m a 15 v/m

L’interpretazione del correttivo fonte della discordia

A creare problemi nel rapporto fra operatori e Arpa, a quanto pare, sarebbe l’interpretazione del correttivo (dlgs. 48 del 24 marzo 2024) previsto dalla nuova normativa sui limiti elettromagnetici. Il tutto mentre i limiti sono stati innalzati da 6 v/m a 15 v/m il 30 aprile 2024, con la modifica inserita nella Legge sulla Concorrenza (articolo 10 della legge 214/2023).

In soldoni, i gestori e le Arpa non sono d’accordo sulla modalità per procedere all’innalzamento dei limiti dei diversi impianti. Per questo, le Arpa fanno delle resistenze, è bene notare di carattere tecnico, a quanto ci risulta, e non politico. Nel senso che non c’è alcuna resistenza ad innalzare i limiti di potenza degli impianti previa richiesta, ma non è chiaro quali documenti siano necessari per procedere.

Ping pong sulle procedure

Gli operatori, dal canto loro, sono convinti che sia sufficiente fare la richiesta di innalzamento, mentre le Arpa (con il sostegno in alcuni casi degli uffici legali delle Regioni), vorrebbero procedere sul campo con controlli diretti e richiedono altre informazioni aggiuntive ai gestori, fra cui ad esempio le modalità di misurazione delle emissioni e come è stato effettuato il calcolo, per conoscere il grado di saturazione dell’impianto.

Documentazioni aggiuntive che gli operatori non vogliono dare, mentre le Arpa dal canto loro vogliono essere messe in condizione di svolgere il loro lavoro di controllo sul territorio.

Le FAQ del Mimit non bastano?

Inoltre, le FAQ pubblicate sul sito del Mimit non sarebbero sufficienti, visto che non hanno valore giuridico e resterebbero quindi soggette ad interpretazioni, che gettano quindi dubbi sulle modalità con cui procedere all’intero iter di richiesta di innalzamento dei limiti.

Le FAQ restano uno strumento con una funzione prettamente operativa, alla stregua di una circolare.

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La domanda che arriva da gestori e Arpa, alla quale potrebbe forse rispondere l’Ispra, è come gestire le richieste di innalzamento?

Quale documentazione devono presentare gli operatori alle Arpa, responsabili di valutare l’impatto elettromagnetico, per richiedere l’innalzamento?

Al momento traspare un contraddittorio che rischia di rallentare un iter di innalzamento a 15 v/m ormai in vigore e molto più cautelativo della media europea di 60 v/m.

Per discutere e risolvere della questione, gli operatori sono stati convocati al Mimit la prossima settimana.

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