Quinto round di sanzioni contro la Russia
È stato deciso stamattina all’Ecofin il quinto pacchetto di sanzioni dell’Unione europea (Ue) nei confronti della Russia per l’aggressione militare ai danni dell’Ucraina.
Le immagini del massacro di Bucha, in aggiunta a tutte le altre storie tragiche e terribili provenienti dalla martoriata Ucraina, hanno spinto l’Unione a prendere nuove decisioni di carattere politico ed economico a danno di Mosca, del suo potenziale industriale e finanziario.
Secondo quanto riportato dalla stessa Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, sono diverse le misure adottate in occasione del Consiglio “Economia e finanza” (Ecofin) responsabile della politica europea in tre settori principali: politica economica, questioni relative alla fiscalità e regolamentazione dei servizi finanziari.
Oggetto dell’incontro è stato il nuovo pacchetto di sanzioni contro Mosca, che stavolta ha compreso anche un importante (ma non fondamentale) asset energetico europeo, il carbone.
Il pacchetto Ue
Sei i pilastri su cui poggia il nuovo dispositivo sanzionatorio: il divieto di importazione di carbone russo per un valore di 4 miliardi di euro all’anno; il divieto di accesso delle imbarcazioni russe nei porti europei; il divieto di effettuare transazioni economiche e finanziarie attraverso quattro banche russe, che messe assieme rappresentano il 23% del settore bancario russo.
Ulteriori tre misure speciali, per un valore complessivo di 10 miliardi di euro, includono; il divieto di esportazione in Russia di tecnologie industriali, computer quantistici e semiconduttori, con lo scopo di indebolire la capacità industriale russa; divieto per le imprese russe di partecipare a gare di appalto in tutta l’Ue; la messa al bando di diversi prodotti russi per un valore di 5,5 miliardi di euro come legname, cemento, liquori.
Al momento il gas naturale è del tutto assente non solamente dalla lista in questione, ma da qualsiasi ipotesi di nuove azioni contro Mosca. L’energia è il cuore della contesa tra Bruxelles e Mosca, ma la prima è molto più vulnerabile della seconda da questo punto di vista.
Forse divieto di import anche per il petrolio
Possiamo fare a meno del carbone, anche del petrolio, che probabilmente entrerà o in questo pacchetto di sanzioni o nel prossimo, ma non del gas.
Secondo dati dell’Osservatorio sui conti pubblici italiani, l’Unione nel 2021 ha importato dalla Russia il 29,8% del suo petrolio e il 44,8% del suo carbone.
Complessivamente, l’anno passato i Paesi europei hanno importato merci dalla Federazione russa per 158,5 miliardi di euro, pari al 7,9% delle importazioni totali dai Paesi extra-Ue. Gli unici due Paesi da cui importiamo di più sono Cina (472,2 miliardi di euro, pari al 23,4%) e Stati Uniti (232 miliardi, l’11,5%).
… Ma non per il gas
Il 46% del gas consumato in Europa viene direttamente dalla Russia, ma nel caso di Germania e Austria il dato sale al 90%.
In altre parole, l’Europa consuma 155 miliardi di metri cubi all’anno di gas proveniente da Mosca e la quota maggiore va alla Germanie e anche all’Italia. Se venisse a mancare questa fornitura il nostro Paese sarebbe esposto per 28-30 miliardi di metri cubi di forniture da trovare da qualche altra parte.
Si tratta di quote che non è possibile sostituire in pochi giorni o settimane, sia perché i contratti stipulati sono di lunga durata, sia perché per approvvigionarsi da altre fonti servirebbero nuove infrastrutture, che richiedono anni per essere costruite e collaudate.