Il 2020 è stato un anno estremamente complesso, iniziato però con ben altre prospettive dal punto di vista della crescita del digitale.
A inizio anno 2020 – infatti – il World Economic Forum stimava una crescita di 100 trilioni di dollari entro il 2025 grazie alla Digital Transformation. Ovviamente quest’ultimo anno e mezzo ha rallentato tali prospettive.
Infatti la pandemia ha comportato un evidente rallentamento della crescita stimata dal WEF. Molte prospettive ottimistiche sono state ribaltate, ma non tutte.
Nuove prospettive per la Digital Transformation nel 2021
Nel mese di maggio dell’anno scorso l’International Data Corporation (IDC) ha riacceso la speranza prevedendo che la spesa globale per tecnologie e servizi digitali sarebbe cresciuta del 10,4% in tutto il 2020, fino a 1,3 trilioni di dollari.
Meno del 17,9% nel 2019, ma comunque abbastanza per poter affermare che – sebbene gli investimenti siano notevolmente diminuiti – quelli per lo sviluppo digitale sono ancora percepiti come essenziali.
Infatti, a pochi mesi dallo scoppio della pandemia, un sondaggio di PwC ha rivelato che, mentre il 52% delle aziende prevedeva di tagliare o rinviare gli investimenti a causa del COVID-19, solo il 9% degli intervistati ha effettuato realmente quei tagli nel budget allocato alla trasformazione digitale.
Il focus è posto nel miglioramento dei servizi al cliente: McKinsey ha infatti messo in luce come trasformazione digitale e attenzione per la Customer Experience siano in grado di generare un aumento della soddisfazione del cliente del 20-30% e aumentare i guadagni del 20-50%, anche in tempi pandemici.
Altro punto focale è ciò che viene fuori dalla ricerca realizzata da Statista, in cui vengono messe in luce due delle principali necessità percepite dai CEO nel post-pandemia: portare avanti progetti di trasformazione digitale (37% dei rispondenti) e migliorare l’esperienza di lavoro a distanza (37% dei rispondenti).
Il contesto Italiano e la Trasformazione Digitale “mancata”
Ma questi numeri valgono anche per l’Italia? In linea di principio sì, ma con alcune differenze.
Per esempio il divario con gli altri paesi dell’Unione Europea – sul tema digitale – era ed è ancora importante. Il DESI (Digital Economy and Society Index), stilato ogni anno dall’Unione Europea, nel 2020 collocava l’Italia in terzultima posizione UE.
Questo forse anche a causa dell’istruzione. Infatti i corsi di laurea in discipline ICT sono scelti da una minoranza di essi (solo l’1%, il dato più basso nell’UE), e in Italia la percentuale di specialisti ICT è inferiore al 4%, nettamente al di sotto della media Europea.
Conclusioni
Per concludere, è oggi ormai chiaro che il digitale gioca e giocherà ancora per molti anni un ruolo chiaro negli investimenti di aziende private e pubbliche. Il mercato oggi “spinge” più che mai verso la trasformazione digitale, ma la situazione italiana non è delle migliori, anche a causa della mancanza di talenti che siano in grado di portarla all’interno delle aziende.
La speranza è che i fondi messi a disposizione del Recovery Fund per la digitalizzazione del paese abbiamo l’effetto sperato, permettendo all’Italia di prendere un posto di rilievo nel panorama europeo.