Tipologia di rifiuti nucleari
Le centrali nucleari forniscono il 10% circa dell’energia elettrica a livello mondiale e in molti propongono questa strada per favorire ed accelerare la transizione energetica e il percorso di decarbonizzazione. Il problema sono i rifiuti prodotti da tali attività.
Il problema è che tali impianti producono rifiuti radioattivi. Il National Public Utilities Council, anche sulla base dei dati dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), ha fornito i dati sul volume complessivo di tutti i rifiuti nucleari esistenti, classificati in base al livello di pericolosità e ai requisiti di smaltimento.
Di seguito la classificazione delle scorie nucleari in base agli standard definiti dalla Convenzione congiunta sulla sicurezza della gestione del combustibile nucleare esaurito e dei rifiuti radioattivi e relativi quantitativi in metri cubi:
Scarti e decadimento
La classificazione rispecchia il tempo necessario al loro decadimento (livello di radioattività sotto le soglie della radioattività naturale). Per i rifiuti nucleari a bassa attività ci vogliono tra 20 e 30 anni per il loro decadimento. Quelli a media attività necessitano di circa 300 anni (derivano principalmente dallo smantellamento delle vecchie centrali).
Quelli ad alta attività potrebbero impiegare migliaia di anni per il loro decadimento e sono il combustibile esaurito e i residui dei cicli di riprocessamento.
Gli scarti infine ad alta attività per il momento rappresenta una quota inferiore allo 0,25% del totale delle scorie radioattive totali.
Complessivamente, i rifiuti nucleari sono una minima parte rispetto ad altre attività industriali, ma sono i più pericolosi per l’ambiente e la salute umana.