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Nucleare 4G, Cina avanti di 15 anni sugli USA. Il Report

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Secondo il nuovo rapporto del think tank Information Technology & Innovation Foundation, gli Stati Uniti mantengono la più elevata capacità nucleare al mondo, ma potrebbero rimanere indietro in relazione alla costruzione e l’attivazione di centrali di quarta generazione e Pechino tenta di approfittarne.

SCARICA IL REPORT DELL’ITIF DAL TITOLO “HOW INNOVATIVE IS CHINA IN NUCLEAR POWER?”

Nucleare di quarta generazione, Cina in fuga?

Il primo impianto nucleare di quarta generazione (4G o Gen IV) è stato inaugurato in Cina nel 2023, si tratta della centrale Shidaowan a Rongcheng, nella provincia dello Shandong, raffreddata a gas, in grado di produrre 200 megawatt (MW).

Oggi, all’indomani dell’emergenza energetica che ha colpito mezzo mondo e in particolare le economie avanzate, la corsa a questa tecnologia si è fatta sempre più intensa e in molti cercano di raggiungere una posizione di leadership.

Lo Studio

Secondo il nuovo rapporto del think tank Information Technology & Innovation Foundation (ITIF), gli Stati Uniti mantengono la più elevata capacità nucleare al mondo, ma potrebbero rimanere indietro in relazione alla costruzione e l’attivazione di centrali di quarta generazione.

Nel confronto tra Washington e Pechino, anche su questo fronte, ad esempio, secondo quanto riportato da qz.com, gli Stati Uniti contano 94 reattori nucleari contro i 56 della Cina. La Cina, però, ha in programma di realizzare 150 centrali nucleari 4G entro il 2035.

Secondo i ricercatori, Pechino è avanti di quasi 15 anni rispetto a Washington in termini di capacità di dispiegare questa tecnologia su larga scala.

I vantaggi della Cina

I vantaggi raggiunti dalla Cina, per quel che riguarda l’innovazione nel settore dell’energia nucleare, sono legati principalmente all’innovazione sistemica e organizzativa”, si legge nel documento.

Il valore aggiunto sta nella coerenza della strategia nazionale verso questo tipo di energia, sia a livello nazionale, sia provinciale, che a sua volta comporta una serie di politiche e misure di sostegno che vanno dai finanziamenti a basso interesse alle tariffe ffeed-in e altri sussidi, che rendono la produzione di energia da fonte nucleare più competitiva in termini di costi”.

Allo stesso tempo, è sottolineato nel Report, hanno un ruolo chiave i processi di semplificazione delle autorizzazioni e di accelerazione dell’approvazione normativa (ovvero delle valutazioni di impatto ambientale e di sicurezza), nonché le soluzioni trovate per coordinare le catene di approvvigionamento in modo efficace.

Efficienza, semplificazione e sostegno statale, così Pechino tenta di vincere la partita nucleare

Nessun segreto particolare, quindi, ma solo un’efficiente organizzazione, una reale semplificazione delle procedure amministrative e politiche statali di sostegno diretto al settore.

Non necessariamente un atteggiamento accettabile, quello di Pechino, o che vada emulato, perché (come in molte altre aree strategiche) non è affatto chiaro quali siano i controlli effettuati sulla sicurezza di questa tecnologia e degli impianti che dovranno essere costruiti, senza considerare il problema dei rifiuti radioattivi.

Alla fine del mese scorso, nel tentativo di ridurre questo gap nascente, l’amministrazione americana ha annunciato l’ampliamento del numero di tecnologie ammissibili ai crediti d’imposta applicati alla produzione di energia senza emissioni di carbonio, andando ad includere anche la generazione di energia nucleare, nel tentativo di fornire “incentivi a qualsiasi impianto di energia pulita che raggiunga zero emissioni nette di gas serra”.

Dal 2008 al 2023, la quota cinese di tutti i brevetti nucleari è aumentata dall’1,3% al 13,4%, e di fatto il Paese asiatico è leader nel numero di domande nel settore della fusione nucleare.

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