Il nucleare è stato il tema al centro del convegno di ieri alla Camera. Dal titolo ‘La gestione dei rifiuti radioattivi e il sistema dei controlli. Esperienze a confronto tra Francia, Spagna e Italia’, l’appuntamento è stato promosso dalla Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati.
All’incontro hanno partecipato, tra gli altri: la Vice Presidente della Camera dei deputati, Marina Sereni, il Presidente della Commissione bicamerale, Alessandro Bratti, il Direttore della Dir. Energia nucleare, sicurezza e Iter della Commissione Europea Massimo Garribba, il Presidente di Enresa, Juan Jose’ Gomez, il Direttore generale dell’ Autorità di sicurezza nucleare francese, Jean Christophe Niel e il Presidente di Sogin – la società di Stato incaricata del decommissioning degli impianti nucleari – Giuseppe Zollino.
Quest’ultimo, in riferimento Deposito nazionale delle scorie nucleari ha fatto sapere che la Sogin ha in mente 100 possibili siti sul territorio nazionale. ‘Quando ho cento possibili indirizzi – ha osservato Zollino – o tiro i dadi o inizio a discutere con le persone. Se qualcuno si candidasse, anche dopo che gliel’abbiamo spiegato, non ha nessun vincolo. In caso di fallimento della trattativa, è previsto dal procedimento che si prendano in considerazione le aree più idonee. Ma è una soluzione da scongiurare perché è molto meglio una negoziazione che un decreto della presidenza della Repubblica’ che decida l’area.
Il deposito nazionale, ha spiegato Zollino, è ‘una struttura intrinsecamente sicura, non è niente di trascendentale, è una infrastruttura statica dove non c’è nessun processo attivo’; ed è ‘un’opzione preferibile’ a depositi regionali. Per il presidente di Sogin occorrerà invece ‘organizzare bene tutto il sistema dei controlli’ e soprattutto ‘curare la fase del sistema dei trasporti dei rifiuti, che dovrà essere integrato. Sarebbe strano che ogni giorno partissero convogli dagli ospedali d’Italia’. Dovrebbe ospitare ‘circa 30.000 metri cubi; deposito sarà pieno verso il 2045-2050. Il trasporto richiederà diversi anni. Ospiterà tutto quello prodotto in Italia dalle attività nucleari; il deposito chiuderà il ciclo dell’elettronucleare italiano; a questo si aggiungerà quello ospedaliero e industriale. Poi probabilmente dovrà essere ampliato o dovrà esserne costruito un altro’.