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Notre-Dame, il robot ‘pompiere’ che l’ha salvata e le immagini 3D per farla risplendere come prima

Il primo ad entrare nell’incendio della cattedrale di Notre-Dame è stato un “pompiere” robot: si chiama Colossus. Senza mettere a rischio la vita dei colleghi umani, ha abbassato le altissime temperature della navata centrale con una lancia antincendio, come si vede in questo video.

Realizzato dall’azienda francese Shark Robotics, il drone terrestre è in dotazione ai vigili del fuoco di Parigi da due anni: realizzato in alluminio e acciaio, può essere impiegato anche in presenza di temperature altissime. Tra le caratteristiche, spicca la presenza di una telecamera termica in grado di riprendere immagini a 360° e di utilizzare uno zoom X25 con visione notturna: tutti elementi che sono risultati fondamentali nell’inferno di Notre Dame.

Se l’incendio che ha devastato Notre Dame è stato domato, il merito è anche di Colossus. Non sono stati usati invece i Canadair, evocati anche da Donald Trump, per diversi motivi: come la scarsa visibilità e poi i velivoli avrebbero versato 6 o 10mila litri d’acqua che avrebbero distrutto la cattedrale.

Invece la scelta tecnologica è stata il robot ‘pompiere’, oltre è ai circa 500 vigili del fuoco, elogiati dal presidente Emmanuel Macron, secondo il quale il restauro avverrà “in cinque anni”, la sindaca di Parigi promette che sarà pronta per le Olimpiadi del 2024. Ma “ne servono dieci anni”, secondo il parere del professor Ulderico Santamaria, docente di Scienze e Tecnologia dei Materiali all’Università della Tuscia, membro della commissione per la ricostruzione della volta della Basilica superiore di Assisi dopo il terremoto del 1998: “Per Notre Dame penso saranno sufficienti 10 anni” ha detto al Messaggero, “perché per fortuna ha interessato una zona limitata della Cattedrale. Abbiamo a disposizione tecnologie ricostruttive e sicuramente la cattedrale è stata digitalizzata. Significa avere immagini, fotogrammetria 3D. Esisteranno riprese e documentazione di questo tipo e questo semplifica i lavori rispetto a 20 o 30 anni fa”, ha spiegato.

Alla ricerca delle immagini 3D di Notre-Dame realizzate da Andrew Tallon, storico dell’arte americano

E le immagini 3D particolarmente dettagliate della cattedrale sono state acquisite 4 anni fa da Andrew Tallon, storico dell’arte americano.

Tallon, professore di arte al Vassar College, ha utilizzato i laser per scrutare scrupolosamente la cattedrale nel 2015, regalandoci una copia digitale quasi perfetta della struttura gotica. E il suo lavoro potrebbe aiutare architetti e ingegneri a ricostruirlo dopo l’incendio di lunedì scorso. Tallon ha installato un treppiede con un raggio laser in più di 50 luoghi diversi intorno alla cattedrale per raccogliere punti dati e ottenere una mappa spaziale di Notre Dame usando più di un miliardo di punti misurati al laser, una sorta di “nuvola di punti”, come si vede nello speciale del National Geographic. È la stessa tecnologia usata dalle auto a guida autonoma per identificare gli oggetti intorno.

Lo storico dell’arte americano è morto a dicembre e il suo modello digitale sarà cruciale per gli sforzi di restauro perché descrive in dettaglio esattamente come appariva la chiesa prima dell’incendio. Ora dove sono custodite le preziose immagini? Secondo il compagno d’avventura Paul Blaer, docente d’informatica della Columbia University, potrebbero essere state salvate in un singolo disco rigido, conservato al Vassar College o dalla vedova di Tallon.


Andrew Tallon, storico dell’arte americano, mentre posiziona il treppiede nella cattedrale di Notre-Dame

Prima di morire Tallon aveva espresso la preoccupazione per il fatiscente stato di degrado in cui versava la cattedrale. In questo video del 2017, ha camminato lungo il tetto di Notre-Dame, indicando i pezzi mancanti, le guglie deteriorate e i danni alle pietre causati dall’acqua.

https://www.youtube.com/watch?v=y955vAfT724
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