Infrastrutture

Nord Stream, Mare del Nord sempre più militarizzato. L’Italia schiera mezzi e uomini a difesa dei gasdotti sottomarini

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Cresce la tensione nei mari che circondano l’Europa e aumenta la difesa anche militare delle infrastrutture energetiche on/offshore. Bruxelles pianifica la sorveglianza satellitare, Berlino progetta lo European Skyshield, intanto la nostra Marina dispiega mezzi e uomini a difesa di gasdotti strategici TAP, Transmed e Greenstream.

Dopo i sabotaggi nel Baltico, cresce il numero di navi militari nei Mari del Nord

Dopo il sabotaggio dei gasdotti Nord Stream 1 e 2 nel Mar Baltico, continuano gli avvistamenti di droni non autorizzati nelle vicinanze di infrastrutture e piattaforme energetiche danesi e norvegesi, soprattutto nel Mare del Nord.

Secondo quanto riportato da Télévision française 1 e confermato anche dalla Danish Offshore Industry, diversi aeromobili a pilotaggio remoto (o unmanned aerial vehicle) sono stati individuati vicino al giacimento di gas Roar, dove lavora il gruppo francese TotalEnergies, a più di 200 km dalla costa occidentale della Danimarca.

La Polizia danese non conosce la provenienza di questi droni e comunque non avevano alcuna autorizzazione di volo in quell’area. Secondo WeFly, una delle principali società di droni danesi, non ci sono dubbi sul fatto che non fossero normali dispositivi commerciali, perché solo droni avanzati a livello tecnologico possono muoversi in questo modo.

Una settimana fa circa, la stessa Petroleum Safety Authority Norway, l’Autorità norvegese per la regolamentazione e la sicurezza nell’industria petrolifera, ha avviato assieme al Governo un’indagine per valutare le diverse denunce di avvistamento di droni nei pressi di impianti on/offshore considerati strategici.

Nelle ultime ore una fregata della Royal Navy del Regno Unito si sta unendo alla unità di pattugliamento norvegesi che operano nel Mare del Nord per proteggere i gasdotti sottomarini. Un chiaro segnale dell’aumento della tensione nei mari del Nord Europa e non solo.

In questi giorni si è inoltre riunito anche il Joint Expeditionary Force (JEF), un organismo militare multinazionale (Regno Unito, Danimarca, Estonia, Finlandia, Islanda, Lettonia, Lituania, Paesi Bassi, Norvegia e Svezia) in grado di schierare nell’Atlantico settentrionale unità operative in brevissimo tempo.

L’Italia sorveglia le proprie infrastrutture critiche nel Mediterraneo

Nel Mediterraneo anche l’Italia ha innalzato il livello di attenzione sulle infrastrutture energetiche, in particolare i gasdotti, i cavi telefonici, le reti di trasmissione digitale. La Marina militare italiana ha infatti schierato 500 uomini e mezzi di pattugliamento per il controllo dei mari e soprattutto dei fondali dove sono allocate le infrastrutture più sensibili.

Come ha spiegato in un’intervista a Il Giornale, il sottosegretario alla Difesa, Stefania Pucciarelli, la situazione crea ulteriori rischi di potenziali escalation nel Baltico e non solo. “Quanto capitato nel Baltico deve essere oggetto di indagini e approfondimenti. Nel frattempo l’Italia deve imparare la lezione. Abbiamo tre gasdotti di vitale importanza da proteggere: Transmed che convoglia a Mazara del Vallo il gas algerino, il Greenstream libico e il Tap che porta il gas azero in Puglia. Oggi più che mai è necessario un impegno militare per prevenire e contrastare eventuali attacchi ad infrastrutture strategiche come i gasdotti o i cavidotti per connessioni digitali che corrono sotto i nostri mari”.

Tre infrastrutture chiave per la nostra sicurezza ed autonomia energetica ed economica che vedono come azionisti ENI (per il Greenstream ed Transmed) e Snam (per il TAP). Snam è proprietaria di una rete internazionale di gasdotti lunga 41 mila km.

L’energia è una componente fondamentale del “motore” di un paese. E le infrastrutture al suo servizio sono le “autostrade” per veicolarla verso i sistemi produttivo e sociale delle comunità. L’esigenza della loro protezione, a dire il vero, non è un tema nato oggi ma risale ad oltre 20 anni fa quando si affacciarono le prime norme organiche sulla tutela delle infrastrutture critiche e strategiche”, ci ha spiegato Andrea Chittaro, Senior Vice President Global Security & Cyber Defence di Snam.

Sono asset per loro natura piuttosto resilienti ma la loro diffusione su vasta scala rende necessaria una stretta sinergia tra privati ed Istituzioni per metterle in sicurezza. Non è in gioco solo la continuità di un business in quanto tale ma anche il buon funzionamento complessivo di un contesto paese”, ha precisato Chittaro.

Scudo antimissili e sorveglia satellitare per la sicurezza delle reti strategiche UE

Le infrastrutture energetiche sono fondamentali per la crescita e la resilienza economica, sociale e finanziaria di un Paese, per la sicurezza degli approvvigionamenti, per favorire la transizione energetica e lo sviluppo dei territori, per assicurare un alto livello di innovazione tecnologica, con un impatto positivo generale sull’indotto nazionale, sul tasso di occupazione, sulla crescita del PIL, sul contenimento delle emissioni in atmosfera e sull’economia circolare.

Asset chiave anche per l’intera Unione europea, tanto che la Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha annunciato un piano in cinque punti proprio per rafforzarne la difesa, anche con un nuovo sistema di sorveglianza satellitare: “Dobbiamo identificare i punti deboli e preparare a reagire prontamente alle interruzioni improvvise. Lavoreremo con gli Stati membri per garantire test stress efficaci nel settore energetico. Lo stesso accadrà anche in altri settori ad alto rischio, come le infrastrutture digitali ed elettriche offshore”.

In Europa però si sta parlando anche di un nuovo scudo antimissili, da integrare a quello Nato, su cui la Germania sta lavorando da mesi, cercando di allargare la partnership alla Spagna e ai Paesi dell’Est, lo European Skyshield, ideato anche per difendere il nuovo progetto di gasdotto che vede assieme Berlino e Madrid, ma anche Roma e Parigi.

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