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Niente carcere per i giornalisti, FI e Azione ritirano gli emendamenti: “il governo ha fatto marcia indietro”

Carcere per i giornalisti, marcia indietro del governo. Saranno infatti ritirati gli emendamenti al ddl sulla cybersicurezza presentati dai deputati Enrico Costa di Azione e Tommaso Calderone di Forza Italia. Ad annunciarlo lo stesso Costa, che però promette battaglia in aula.

L’emendamento a firma di Tommaso Calderone, deputato forzista, che punisce fino a otto anni chiunque utilizzi, riproduca o diffonda, con qualsiasi mezzo, dati o programmi contenuti in un sistema informatico sottratti illecitamente, è stato ritirato dal ddl sulla Cybersicurezza dopo che anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano la convention di Fratelli d’Italia, aveva fatto intendere che la norma sui giornalisti avrebbe solo complicato il percorso del ddl.

In un momento in cui, tra l’altro, l’Italia ha vitale bisogno di dotarsi di mezzi, finanze e procedure accelerate e più fluide per contrastare gli attacchi ibridi di Paesi ostili e autocrazie come la Russia, casa madre di un esercito di hacker che, secondo il sottosegretario, stanno intensificando i tentativi di inquinare le elezioni democratiche in Occidente.

Ritirati anche gli emendamenti di Enrico Costa sulla pubblicazione di notizie di provenienza illecita e sulla stretta dei trojan

Il deputato di Azione Enrico Costa ha ritirato, oltre agli emendamenti sulla pubblicazione di notizie di provenienza illecita, anche quelli sulla stretta sull’utilizzo dei trojan.

“Il testo sulla cybersicurezza – spiega Costa – si occupa dei reati informatici, ma non si preoccupa di chi sfrutta il prodotto di questi reati. Questa la ragione per cui avevo presentato tre emendamenti che, a mio giudizio, colmavano un vuoto normativo. Ritengo infatti che il tema dell’utilizzo di informazioni e documenti con la consapevolezza che siano stati ottenuti commettendo reati non possa essere eluso”.
“Il diritto di cronaca con può essere immunità”.

Il deputato di Azione lamenta l’atteggiamento del governo meloni, che in un primo momento aveva ammesso gli emendamenti ma ora – forse per non alimentare ulteriori polemiche dopo il caos degli ultimi giorni – sembra intenzionato ad non perseguire sulla strada di un inasprimento delle pene. “Il dibattito sul tema – continua Costa – è stato parziale e strumentale. Purtroppo il dibattito mediatico si è concentrato esclusivamente sul rapporto tra diritto di cronaca e pubblicazione consapevole di informazioni frutto di reato, nonché sulle sanzioni. Si è confuso il diritto di cronaca con un’immunità a 360 gradi, che trascura il bilanciamento tra principi costituzionali”.

“Il traffico di informazioni ottenute in modo illecito – continua Costa – vale per l’imprenditore che acquista notizie sui concorrenti da chi ne ha ‘bucato’ le difese informatiche, vale per il politico che diffonde notizie ‘secretate’ sull’avversario, avendole ottenute da chi ha violato le banche dati delle Procure, e ovviamente vale anche per chi, conoscendo l’illecita provenienza di queste informazioni ‘riservate’, le diffonde. Il governo, dapprima sensibile alle tematiche sollevate dagli emendamenti, pare abbia fatto marcia indietro. E pare che il partito di maggioranza che ha sollevato il tema insieme a me ritirerà gli emendamenti. Dall’opposizione non avrei la forza numerica per approvarli, e quindi ritirerò anche i miei, accontentandomi, a questo punto, di aver sollevato un dibattito interessante che potrà essere ripreso anche in aula. Visto il dietrofront del Governo, preferisco scongiurare una bocciatura degli emendamenti che non consentirebbe a un tema di tale rilevanza di essere riproposto a breve, magari a scrutinio segreto. Valuterò la possibilità di ripresentarli in aula, con una formulazione che non si presti alle strumentalizzazioni di questi giorni”.

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