Italia
Ferve in tutta Europa il dibattito sullo strapotere delle web company: mentre in Francia si discute sulla creazione di un’agenzia di rating per misurare il livello di neutralità delle piattaforme internet, in Italia si aggiunge al dibattito anche la presa di posizione del presidente della Camera Laura Boldrini che, intervenendo al convegno ‘Verso una costituzione per Internet’, nella sala del Mappamondo di Montecitorio ha evidenziato la necessità di “alcune regole” per il web, per evitare che a prevalere sia “la legge del più forte”.
Dare regole, ha infatti sottolineato il presidente della Camera, non vuol dire censurare, anche perché l’assenza di regole “non è affatto garanzia di libertà, ma spesso affermazione di prepotenza”.
La percezione che i giganti del web si stiano trasformando da entità multinazionali a entità sovranazionali e che non si limitino solo a offrire servizi in apparenza gratuita, ma ambiscano a condizionare molti aspetti essenziali delle nostre vite e delle nostre economie, esce dunque dagli schemi del mero dibattito ‘giornalistico’ e investe le massime istituzioni del nostro paese, dopo gli alert lanciati nei giorni scorsi dal Garante Privacy Antonello Soro, dalle aziende riunite in Confindustria radio Tv e dall’editore Carlo De Benedetti.
Che, dunque, il dibattito non si possa relegare a una semplice contrapposizione tra chi ha paura di Google e chi no risulta particolarmente evidente da questo passaggio del discorso del presidente della Camera, che afferma: “Stiamo imparando a doverci guardare, oltre che dall’invadenza degli Stati, anche da quella dei nuovi giganti della comunicazione digitale, che all’insegna dell’apparente gratuità entrano nelle nostre vite e le controllano”.
Servono regole, insomma, anche per tutelare le minoranze “oggetto di campagne di disprezzo e di odio”, i più deboli come ad esempio “le donne oggetto di violenza, volgarità, oscenità”, ma anche i ragazzi “sempre più spesso vittime di cyberbullismo“, le fasce più vulnerabili della popolazione: “tutti quei gruppi sociali che oggi troppo spesso in rete si sentono messi sotto scacco, maltrattati, obbligati alla resa o alla fuga”.
Lungi dal voler demonizzare la rete e i suoi moltissimi aspetti positivi – la rete “crea collegamenti, crea ponti, ci aiuta a conoscerci meglio”, ha detto ancora la Boldrini, in riferimento alle opportunità offerte dall’eLearning o ricordando i giovani rifugiati del campo profughi di Dadaab che grazie a internet potevano uscire da quel recinto, “conoscere altre realtà, incluso il loro stesso paese d’origine che non avevano mai visto” o ancora i migranti che possono tenersi in contatto col loro paese grazie al web – anche da Montecitorio arriva l’appello a porre sul tavolo dell’Europa la priorità di un dibattito costruttivo sulla realizzazione di “una sorta di Costituzione per Internet” che metta nero su bianco diritti e doveri di chi internet lo sua e di chi lo sfrutta per fini commerciali senza rispettare le libertà e i diritti dei cittadini.
L’Europa, ha ricordato ancora il presidente della Camera, “…ha già una sua consolidata produzione. E il nostro Paese, nello specifico, può rivendicare un ruolo di traino: è da noi che il tema dell’Internet Bill of Rights è nato nel 2005”.
Questa sorta di Costituzione, ha detto ancora il presidente della Camera, non deve essere però un “testo chiuso e immodificabile per alcuni decenni, ma un insieme di norme in continua evoluzione, come lo è il mondo al quale queste regole vogliono applicarsi”.
E’ dunque importante che le norme che l’andranno a costituire non vengano calate dall’alto come troppo spesso accade, ma siano elaborate da tutte le parti in causa “attraverso la partecipazione più larga che metta insieme certo governi e parlamenti, ma con loro operatori del settore, gruppi sociali organizzati, singoli cittadini”.
La Camera dei Deputati, ha ricordato la Boldrini, intende contribuire a questo dibattito in maniera attiva, ritenendo i nuovi media – da Twitter a Youtube, passando per Flckr e Facebook – strumenti indispensabili per far circolare le informazioni e ricevere il riscontro diretto dei cittadini e ha fatto partire da questa mattina la consultazione pubblica per discutere del Bill of Rights (camera.civi.ci).
Andrea Orlando: ‘Tutela dei dati personali priorità del semestre di presidenza Ue’
Le regole sul trattamento dati personali “costituisce una delle priorità del ministero della Giustizia per il semestre di presidenza italiana dell’Ue”. Lo annuncia il ministro della Giustizia Andrea Orlando nel messaggio inviato alla Camera per il convegno. “Un quadro normativo comune per tutti gli Stati membri dell’Ue – assicura Orlando – avvantaggerà sia le imprese, sia i cittadini» grazie anche a «elevati livelli di tutela”.
E “senza indebolire, anzi potenziando, la lotta alla criminalità” via web. Il Ministro segnala inoltre “la posizione di palese favore”, grazie a discipline più permissive, in cui operano le imprese extra Ue. E il settore nel 2013 ha toccato un giro d’affari, solo per il trattamento dei dati europei, pari a circa 315 miliardi di euro.
Stefano Rodotà: ‘Diritto all’oblio non vale per le figure pubbliche’
“In Italia nel codice deontologico giornalistico ci sono norme che dicono che le figure pubbliche possono chiedere che non siano divulgate notizie solo se non hanno assoluta rilevanza e il diritto all’oblio è già stato escluso dalla Corte di giustizia nella sua sentenza sull’attività di Google, quindi la preoccupazione che la difesa della privacy confligga con il diritto di cronaca è infondata”. Lo ha detto il costituzionalista Stefano Rodotà. “La Rete deve rimanere uno spazio libero e occorre contrastare il tentativo di metterla sotto controllo come si tenta già di fare in 70 paesi – sottolinea Rodotà – il fatto che gli ‘over the top’ come Facebook, Twitter e Google abbiano una dimensione globale non li mette al riparo dalla necessità di rispondere dei propri comportamenti”.
“La consapevolezza di questi temi con l’assunzione della presidenza nel semestre europeo, darà la possibilità all’Italia di avere un ruolo fondamentale – sottolinea Rodotà – il nostro paese si troverà ad affrontare infatti il dossier più impegnativo, il regolamento sulla protezione dei dati personali che una volta approvato dovrà essere immediatamente applicato da tutti i paesi membri”.