Unione Europea
Google si allinea alla decisione della Corte di Giustizia Ue del 13 maggio scorso sul diritto all’oblio (Scheda) con la quale si è stabilito che anche i motori di ricerca sono responsabili dei dati personali pubblicati da terzi.
Da oggi la società americana ha, infatti, messo a disposizione un modulo online che consente agli europei di chiedere l’eliminazione dai risultati di ricerca di link che riprendano informazioni ritenute superate o inesatte o comunque inopportune.
Un portavoce di Google ha dichiarato a Key4biz che “Per ottemperare alla recente decisione della Corte europea, abbiamo reso disponibile un modulo web attraverso cui gli Europei possono chiedere la rimozione di risultati dal nostro motore di ricerca. La sentenza della Corte richiede a Google di prendere decisioni difficili in merito al diritto di un individuo all’oblio e al diritto del pubblico di accedere all’informazione. Stiamo creando un comitato consultivo di esperti che analizzi attentamente questi temi. Inoltre, nell’implementare questa decisione coopereremo con i Garanti della Privacy e altre autorità.”
Sebbene la sentenza dei giudici europei abbia fatto scoppiare una polemica, la web company ha deciso di rispettarne i dettami probabilmente anche per sottrarsi al fuoco incrociato della Ue dove resta ancora aperto il dossier per sospetto abuso di posizione dominante sul mercato della ricerca online, al quale recentemente si è aggiunta la denuncia di 400 editori europei, e dove il gruppo resta nel mirino per le sue pratiche di ottimizzazione fiscale. Riguardo a quest’ultimo aspetto che coinvolge tutte le multinazionali di internet questa settimana gli esperti della Commissione Ue hanno chiesto regole comuni.
Una sentenza quella della Ue destinata a far ancora discutere, i Garanti Privacy europei hanno indetto un summit per giugno proprio sul diritto all’oblio, perché potrebbero esserci alcuni problemi riguardo alle leggi dei singoli Stati.
Diritto all’oblio e diritto all’informazione
Bisogna tuttavia precisare che non basta la rimozione sic et simpliciter di un link per allinearsi alla decisione dei giudici Ue, perché è anche necessario salvaguardare il diritto all’informazione.
La Corte ha, infatti, sottolineato che occorre ricercare un ‘giusto equilibrio’ tra questo e l’interesse dell’utente a ‘essere dimenticato’.
“Equilibrio – precisa poi la Corte – che, in casi particolari, dipende dalla natura dell’informazione di cui trattasi, nonché dall’interesse del pubblico a ricevere tale informazione, il quale può variare, in particolare, a seconda del ruolo che tale persona riveste nella vita pubblica”.
Un portavoce dell’azienda ha, infatti, chiarito che “Questo implica per Google arbitraggi difficili tra il diritto all’oblio dei singoli e il diritto all’informazione del pubblico“.
Comitato consultivo
In questo senso Google metterà in campo un comitato consultivo per trovare un equilibrio tra le due istanze. Il Comitato, come ha precisato in un’intervista la Financial Times il Ceo Larry Page, sarà presieduto dal presidente Eric Schmidt e dal consigliere David Drummond, tra i membri ci sarà Jimmy Wales di Wikipedia, docenti universitari ed ex Garanti di diversi paesi Ue.
Viviane Reding: ‘Era ora”
La Commissione europea ha espresso apprezzamento per la decisione di Google di mettere a disposizione degli utenti europei un formulario per chiedere la cancellazione di dati obsoleti o irrilevanti, ma ha sottolineato che vuole adesso verificare come funziona lo strumento. “E’ un buon passo avanti che Google abbia annunciato che prenderà le misure necessarie per rispettare la legislazione europea”, ha detto il Commissario Ue alla Giustizia, Viviane Reding, osservando che ora “occorrerà vedere come funziona lo strumento nella pratica”.
La Reding ha sottolineato che “era ora” che il colosso statunitense prendesse misure in tal senso, considerato che la legislazione europea di protezione dei dati esiste dal 1995; e ha aggiunto che il passo dimostra che “l’impossibilità pratica” a cui Google aveva fatto riferimento nel passato era infondata. “Il diritto all’oblio e il diritto all’informazione non sono nemici”, ha proseguito il Commissario, sollecitando a trovare “un equilibrio adeguato per proteggere entrambi”.
Larry Page: ‘La sentenza incoraggerà la censura online’
La decisione di Google di allinearsi alla sentenza Ue non è stata tuttavia priva di qualche polemica.
Nell’intervista al Financial Times, il Ceo Larry Page ha evidenziato i rischi che potrebbero esserci per le startup e per la comunicazione online per via di un quadro normativo complesso.
Il gruppo ha comunque raccolto le richieste della Corte Ue e ha promesso un maggiore impegno in Europa in merito alle questioni che coinvolgono la privacy degli utenti.
“Avrei preferito – ha detto al FT – che fossimo stati coinvolti in un vero confronto“.
In ogni caso, il Ceo sostiene che l’azienda avvierà un nuovo percorso di apertura e ascolto.
Le dichiarazioni di Page suonano come un chiaro cambio di rotta della web company e non si possono non notare i toni diversi con i quali i vertici, che hanno sempre fortemente difeso la propria policy sulla privacy aprendo uno scontro in seno alla Ue, si approcciano adesso a queste tematiche.
“Stiamo provando ad essere più europei”, ha detto Page, e a ragionare in termini di “contesto europeo”.
“Siamo una grande azienda e per noi non è un problema rispondere a queste preoccupazioni, spendere soldi e trattare”.
Ma attenzione, avverte Page, la sentenza della Ue incoraggerà i regimi repressivi di tutto il mondo che stanno tentando di aumentare la censura online: la sentenza “sarà usata da altri governi che non sono così avanti e progressisti come l’Europa per fare cose cattive”.
Ecco come rimuovere i link
Il più grande motore di ricerca del mondo, che elabora il 90% di tutte le ricerche sul web in Europa, ha quindi predisposto il modulo online attraverso il quale gli europei possono richiedere la rimozione dei risultati del motore di ricerca. Chi sia interessato alla cancellazione di qualche dato deve identificarsi, indicare quale link vuole sia rimosso in relazione a quale ricerca e perché; per identificarsi dovranno essere forniti le copie digitali di un documento di identificazione (la carta d’identità o anche la patente) e occorrerà la firma elettronica della richiesta.
I moduli saranno analizzati individualmente dal Comitato e non da un software.
“Esamineremo ogni richiesta – ha spiegato il portavoce- cercando di bilanciare il diritto alla privacy con quello all’informazione”.
Google non ha però chiarito quali saranno i tempi necessari perché i link vengano cancellati né i criteri applicati.