Italia
Dopo le proteste dei tassisti milanesi, che hanno bloccato la città contro la app che consente di chiamare un’auto con conducente via smartphone, il caso Uber assume connotati nazionali ed entra a pieno titolo nell’agenda di Matteo Renzi. Oggi il presidente del Consiglio è intervenuto a Radio anch’io, schierandosi di fatto a favore della app americana, finanziata da Google e Goldman Sachs, che consente di chiamare via smartphone un’auto con conducente. “Io ho utilizzato Uber a New York con un amico. L’ho trovato un servizio straordinario, dalla prossima settimana affronteremo anche questo”, ha detto Renzi dopo che il ministro dei Trasporti Maurizio Lupi aveva dichiarato Uberpop “una app fuori legge”.
Ieri Neelie Kroes, il commssario Ue all’Agenda Digitale, si era schierata a favore di Uber, invitando il Governo italiano a non cedere alle pressioni dei tassisti.
La replica dei tassisti al presidente del Consiglio Renzi non si è fatta attendere, per bocca di Loreno Bittarelli, presidente nazionale di Uritaxi e del 3570: “Il Premier Matteo Renzi non sa che un cittadino che richiede un servizio attraverso la app che lui dichiara di apprezzare, spende molto di più rispetto al taxi”.
Maurizio Lupi: ‘Tolleranza zero per UberPop’
L’intervento odierno di Matteo Renzi arriva all’indomani della decisione di Maurizio Lupi, ministro dei Trasporti, di vietare l’utilizzo di UberPop a Milano, dopo le proteste reiterate dei tassisti milanesi contro la app definita illegale dalle auto bianche. La decisione di Lupi è arrivata ieri in serata, dopo un vertice in Prefettura a Milano alla presenza del presidente della Regione Roberto Maroni, del sindaco Giuliano Piasapia e del prefetto Francesco Tronca. Di fatto, Lupi ha accolto le proteste dei tassisti.
Dunque, tolleranza zero per la app; attenzione alta su come viene gestito il servizio da parte di Uber (e servizi simili) che deve rispettare le regole valide per gli Ncc, ma anche severità assoluta da qui in avanti nei confronti degli scioperi selvaggi e atteggiamenti intimidatori da parte dei tassisti. “Di fronte a qualunque applicazione o innovazione che eroghi servizio pubblico non di linea non autorizzato, siamo in presenza di esercizio abusivo della professione. Questo – ha detto Lupi al termine del vertice in Prefettura – non è permesso e non si può fare. Non lo accetteremo in nessun caso perché la legge è chiarissima”.
“Noi dobbiamo intervenire per una semplice cosa – ha chiarito oggi il ministro Lupi ai microfoni di Radio 24 – chi garantisce che, se una mamma o una figlia usano Uberpop come applicazione, colui che le va a prendere a fronte di un prezzo più basso, abbia l’assicurazione della sua macchina, sia abilitato a guidare quella macchina, non guidi in stato di ebbrezza? Chi dà la garanzia che quel servizio sia effettivamente un servizio pubblico efficiente e chi si assume la responsabilità di questo?”.
“L’intervento duro – ha spiegato ancora Lupi – è stato fatto su Uberpop e abbiamo detto con responsabilità, come è giusto che fosse in qualsiasi paese civile e quando si tratta di un servizio pubblico non di linea con corrispettivo di pagamento, devono esserci gli elementi previsti dalla legge perchè i soggetti esercitino”.
Nessuna avversione alle nuove tecnologie
“Non c’e’alcuna intenzione di fare il processo alle nuove tecnologie, anzi, il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti crede che l’utilizzo delle nuove tecnologie possa essere un grande facilitatore nei piani della mobilità e del trasporto pubblico locale. Abbiamo fatto una circolare che permette di pagare il trasporto pubblico locale e l’acquisto dei biglietti del treno con gli smartphone e i telefonini per semplificare la vita dei cittadini. Credo sia questa la sfida che abbiamo davanti. Quindi la difesa dei servizi pubblici anche dal punto di vista di coloro che devono erogarli”, chiude il ministro.
UberPop non è Uber
Uberpop, che prevede che chiunque possa proporsi da autista – basta avere la patente da almeno tre anni e la fedina penale pulita – è da considerarsi contraria alla legge. Per quanto riguarda, invece, Uber in generale e qualsiasi altra applicazione che nello stesso modo voglia mettere in rete gli ncc e renderne fruibile l’uso con smartphone e tablet, bisognerà “valutare se l’esercizio venga fatto ai sensi della legge prevista, vale a dire nella distinzione fra servizio taxi e servizio ncc”. La legge 21/1992 che regola il trasporto pubblico non di linea prevede che le berline nere che svolgono servizio Ncc (Noleggio con conducente) debbano partire dalle autorimesse con un prezzo concordato con il cliente per il tragitto e che a fine corsa rientrino in autorimessa.
C’è da dire che il conflitto fra taxi e Ncc dura da anni. Secondo i tassisti, gli Ncc sono fonte di concorrenza sleale, effettuando molto spesso servizio abusivo in città anziché rientrare in rimessa a fine corsa nel comune dove è registrata la licenza Ncc, come previsto dalla legge. A Roma ad esempio gran parte degli Ncc in circolazione ha la rimessa in comuni fuori della Capitale e per questo il rientro in rimessa diventa un problema per il business, lamentano gli Ncc. Ora di fatto Uber è stata equiparata ad un servizio Ncc.
Stop a Uber da Londra a Berlino
Nelle scorse settimane Uber è finito nell’occhio del ciclone in diverse capitali europee, da Londra a Bruxelles, passando per Berlino, Parigi e Barcellona.
Sbarcata in Europa tre anni fa, prima tappa a Parigi nel dicembre del 2011, la start up di San Francisco finanziata fra gli altri da Goldman Sachs e Google Ventures (258 milioni di dollari i fondi raccolti nel 2013), Uber si è allargata a Londra nel giugno del 2012. Ma la sua presenza nel Vecchio Continente è mal digerita dai tassisti, che l’accusano di concorrenza sleale e di non rispettare le regole in vigore per il trasporto pubblico non di linea.