#Cashless: Paesi scandinavi all’avanguardia nell’ePayment

di di Cristian Testa |

Prima parte dello speciale sulla diffusione dei pagamenti elettronici. I paesi scandinavi sono l’assoluta avanguardia mentre Grecia, Romania e Italia preferiscono ancora il contante.

#Cashless è una rubrica settimanale promossa da Key4biz e Waroncash.org.
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Europa


ePayment

Negli anni 90 i paesi scandinavi sono stati i pionieri della telefonia cellulare con giganti come Nokia ed Ericsson, ancora oggi presenti sul mercato (per quanto un po’ in ombra da qualche anno), a dominare un settore nel quale non si erano ancora affacciati i vari Apple e Samsung. Nel nuovo millennio c’è una nuova frontiera nel profondo Nord: i pagamenti elettronici.

Anche questa frontiera ha un forte contenuto tecnologico e al contempo una potente valenza sociale proprio come quella che l’ha preceduta 20 anni fa: la rivoluzione mobile non solo ha portato innovazione nel mondo tech, ma ha anche profondamente inciso sulla nostra vita quotidiana, sui nostri comportamenti e sulle nostre abitudini, e lo possiamo constatare ogni giorno negli uffici, in strada, in palestra: siamo sempre connessi, collegati ai nostri affetti e conoscenze in un modo inimmaginabile solo una manciata di anni fa. E la rivoluzione in corso nel campo dei pagamenti avrà delle ripercussioni altrettanto enormi sulle nostre abitudini e sul nostro quotidiano.

 

Già oggi secondo uno studio della BCE i paesi scandinavi sono l’assoluta avanguardia mondiale dei pagamenti digitali: in Svezia solo il 26% delle operazioni di pagamento avviene con denaro tradizionale, in Danimarca il 35% e in Finlandia il 39% (e la situazione non è diversa in Norvegia, che però non fa parte dell’Unione Europea, dove i pagamenti cash sono solo il 25%). La media UE di uso del contante è il 69%, mentre i paesi del Nord hanno una media complessiva del 27%. Dall’altra parte dello spettro ci sono paesi come la Grecia e la Romania (95% di uso del cash), seguiti da Italia (91%) e Spagna (80%).

 

I cittadini del Nord compiono ogni anno 154 operazioni di pagamento usando il contante, appena 3 a settimana, contro le oltre 300 di noi italiani. La differenza è spiegabile in termini soprattutto culturali perché non c’è una significativa distanza nelle infrastrutture a disposizione: i mezzi di pagamento sono gli stessi, l’uso dei cellulari è simile e anche il numero dei Pos è uguale (25 mila per ogni milione di abitanti). I dati della Banca Mondiale inoltre evidenziano come il trend sia fortissimo se osservato sotto il profilo anagrafico. Nei paesi scandinavi più si è giovani e meno si usa il “vecchio denaro”: gli over 60 pagano con moneta sonante nel 29% dei casi, mentre ventenni, trentenni e quarantenni la usano solo nel 16% dei loro acquisti.

 

Tutto questo si traduce inevitabilmente con una minore quantità di denaro materiale circolante, che nei paesi del Nord è in media circa il 3% del Pil (in costante decrescita sin dalla metà degli anni ’50) mentre la media UE è 9% e negli USA è 7%, il che ha la conseguenza di minori costi di gestione e sicurezza che la collettività è costretta in qualche modo a sostenere. E non parliamo di cifre irrisorie dato che il costo del contante secondo alcune stime (dati di Retail Banking Research) è calcolato in 84 Mld annui, quindi 130 per ogni singolo cittadino europeo: una tassa occulta di quasi 12 al mese. 

 

La diffusione dei pagamenti digitali è cosi diffusa che da un sondaggio del 2013 effettuato in Svezia è emerso che il 45% della popolazione ritiene che il paese diventerà cashless entro i prossimi 20 anni, si prevede quindi che in un lasso di tempo assai ridotto un’area vasta quanto Italia, Francia, Svizzera e Austria (circa 1,2 Mil kmq) possa diventare la prima regione geopolitica del pianeta senza denaro materiale in circolazione.

Ovviamente questa è un’utopia (o una distopia se si è molto legati alla tradizione millenaria del denaro in mano), ma già oggi la Camera di Commercio danese sta facendo lobbying sulle istituzioni affinché venga permesso ai negozi di decidere se continuare o meno ad accettare pagamenti in contanti. E qualcuno va anche oltre: una delle più grandi catene commerciali dell’area, Dansk Supermarked, ha intenzione di passare entro quest’anno tutti i suoi 550 negozi alla tecnologia contactless, che consente al cliente di acquistare semplicemente passando la propria carta o il cellulare davanti ad un lettore, senza formalità e rallentamenti di sorta. E questo, secondo il management della catena, “farà perdere meno tempo alla clientela, farà risparmiare all’azienda milioni per la gestione del contante e darà maggiore sicurezza ai dipendenti perché le casse vuote non attirano criminali“.

 

D’altronde la propensione all’innovazione è resa evidente anche dal fatto che gli scandinavi fanno un massiccio ricorso all’e-commerce che, per sua natura, è strettamente connesso ai pagamenti digitali: in un’area abitata da poco più di 20 Mil di persone ben 14,4 Mil (cioè il 70%) acquistano beni online (dato 2012, sicuramente cresciuto) per un controvalore complessivo stimato in 31 Mld (nel 2013). Cifra enorme se rapportata all’Italia la cui popolazione è 3 volte quella dell’area e in cui l’e-commerce interno, nello stesso anno, ammontava a 12,5 Mld . Il che vuol dire che in media ogni scandinavo fa acquisti online per un valore complessivo annuale di 1.500 contro gli appena 200 spesi da un italiano (il 13%).

 

…segue la prossima settimana con la seconda e ultima parte.



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