#Cashless: il Piano irlandese per i pagamenti elettronici, un modello per l’Italia

di di Cristian Testa |

Il Piano adottato dall’Irlanda, prevede in soli tre anni di raddoppiare i pagamenti elettronici, garantendo risparmi per 1 mld di euro l'anno. Un modello che potrebbe valere anche per l’Italia.

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L’Irlanda è un paese simile al nostro: grande emigrazione nel ‘900 verso il nuovo mondo, carattere passionale e profondamente cattolico, diffusa longevità (aspettativa di vita di quasi 81 anni, noi siamo oltre 82). Forse anche per questo le prime tre tappe del Giro d’Italia del 2014 attraverseranno l’isola. Ma c’è una somiglianza in più, meno conosciuta: anche la nazione del trifoglio è molto legata ai pagamenti in contanti, circa il 60% delle transazioni avviene in banconote (e solo il 33% con carte), un dato ingente, ma comunque molto inferiore a quello italiano che si attesta ai vertici dell’area Euro con circa il 90%. Gli irlandesi effettuano 133 transazioni elettroniche pro-capite annue, circa la metà dei loro vicini inglesi e molto meno degli scandinavi allergici alla carta (ben oltre le 300).

 

Gli irlandesi, pragmatici in virtù della mal tollerata influenza inglese, hanno deciso lo scorso anno di avviare un programma che mira a ridurre drasticamente l’utilizzo delle forme di pagamento più arcaiche e quindi meno efficienti. Il National Payments Plan (NPP) prevede in soli tre anni di raddoppiare i pagamenti elettronici, garantendo così al sistema paese di risparmiare 1 Mld ogni anno. Una cifra significativa per una piccola nazione con 4,6 Mil di abitanti e un Pil di 120 Mld (circa 1/12 del nostro), che equivale allo 0,6% della ricchezza annuale prodotta.

Il NPP mira non solo a mutare le abitudini d’acquisto dei consumatori, ma anche quelle delle piccole e medie imprese che nell’isola fanno spesso ricorso agli cheques, al punto che l’Irlanda ne è il secondo utilizzatore in Europa. Uno strumento antiquato, non adatto alle transazioni online e inefficiente che ha un costo per il sistema calcolato allo 0,24% del Pil irlandese.

 

La linea d’intervento del programma ha tre direttrici principali: ampliare l’accettazione dei pagamenti elettronici, facilitare per consumatori e imprese l’accesso alle più recenti forme di pagamento e utilizzare incentivi economici per favorire strumenti no cash. La strategia messa a punto enfatizza il ruolo dei pagamenti via mobile e quelli con tecnologia Nfc, soprattutto per le transazioni di piccola entità, quelle sotto i 10 che in Irlanda vengono sempre effettuate in moneta.

 

Il NPP vuole inoltre intervenire sul sistema di pagamento dello stato sociale (pensioni e sussidi) ancora basato su denaro contante distribuito agli sportelli postali, per un valore di circa 5 Mld annui, per farlo diventare completamente elettronico nel 2015.

 

Ma la parte forse più interessante del programma nazionale è quella della lotta al contante in senso stretto, una battaglia che non ha l’ambizione di arrivare a una “cashless society“, ma che punta con decisione ad una società “less-cash”, partendo dal dato che gli irlandesi ritirano dai bancomat quasi il doppio della media europea ogni anno. Il NPP mira ad aumentare la quantità di banconote da 10 distribuite dagli ATM al 4/5% del totale, il che permetterebbe di avere il contante necessario per le piccole transazioni e diminuirebbe la quantità di banconote da 20 e 50 favorendo sistemi di pagamento elettronici per le transazioni di maggior valore. Inoltre, si pensa di eliminare le fastidiosissime monetine da 1c e 2c che, dall’introduzione dell’Euro, hanno ormai perso il 20% del loro valore reale e quindi sono di scarsa utilità pratica e molto poco amate dai consumatori. Per non parlare del fatto, assurdo, che il costo di produzione della moneta da 1c è maggiore del suo valore nominale (si, l’odiosa micro moneta costa ai contribuente 1,65c a pezzo). Per evitare un incremento (seppur marginale) dell’inflazione si è pensato di creare delle regole molto precise, ma semplici, sulle modalità di arrotondamento dei prezzi a 0 e 5c.

 

L’esempio Irlandese è per noi italiani di particolare interesse perché ci indica una strada da percorrere, un modello da seguire nella nostra difficile, ma giusta, battaglia alla cultura cash dominante. Una lotta che dovrà vedere aziende e istituzioni sempre più compatte per modernizzare un aspetto fondamentale della società e dell’economia nazionale. Se anche noi riuscissimo a recuperare, attraverso l’efficienza dei pagamenti, lo 0,5% di Pil (quindi un obiettivo meno ambizioso di quello che si prefigge il NPP) metteremmo a disposizione delle famiglie e delle imprese qualcosa come 7 Mld ogni anno, sette volte il risparmio che deriverebbe dalla (annunciata) abolizione del Senato.   

 

 

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