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Offese e minacce sui social network non sono purtroppo una novità. Il fenomeno è sempre più diffuso e adesso comincia a riguardare una precisa categoria di professionisti: i giornalisti. Oggi la rubrica eJournalism propone un approfondimento sul tema, partendo dallo studio realizzato dalla University of Central Lancashire.
Molta gente usa i social media per insultare e minacciare i cronisti. E’ un’esperienza che molti avranno già fatto, ma un gruppo di ricercatori della University of Central Lancashire ha avviato uno studio per capire – come racconta Roy Greenslade sul Guardian – quanto il fenomeno sia ampio e come i giornalisti attaccati reagiscano.
I primi risultati del questionario, Abuse media, dimostrano che il fenomeno è piuttosto ampio e che insulti e minacce producono effetti pesanti.
Amy Binns, un’ex giornalista dello Yorkshire Post, ha raccontato a Greenslade: ”Abbiamo già raccolto un sacco di testimonianze di giornalisti offesi e, francamente, alcune delle cose che ho letto mi fanno sentire male. Ma dobbiamo andare al di là dei casi particolari e soprattutto raccogliere dati sul livello raggiunto da questo fenomeno e sul modo con cui i giornalisti rispondono, sia praticamente che emotivamente”.
“Certo, è chiaro che i giornalisti hanno spesso a che fare con gente molto emotiva. Di solito si riesce a sorridere e a lasciare dentro le mura della redazione quelle esperienze angoscianti. E questo può essere una buona maniera per affrontare le cose”, osserva ancora Amy Binns. “Tuttavia questi primi risultati mostrano che offese e minacce continue, che siano via Twitter o nei commenti, sono fortemente dannose”.
#eJournalism è una rubrica settimanale promossa da Key4biz e LSDI (Libertà di stampa, diritto all’informazione).
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Finora, spiega Greenslade, 87 giornalisti hanno partecipato al sondaggio, la maggior parte dei quali cronisti o giornalisti sportivi.
Gli insulti più diffusi – 70% del campione – erano riferiti al lavoro del giornalista o alla testata per cui lavora. Circa la metà hanno ricevuto insulti personali, il 27% sono stati minacciati, con l’8% che hanno ricevuto insulti sessuali e un 6% che sono stati minacciati sessualmente.
Quali sono state le reazioni?
La maggioranza, il 58% ha replicato pubblicamente. Molti hanno bloccato l’utente, mentre il 15% del campione hanno cancellato il post originale.
Binns sostiene che, nonostante l’idea tradizionale che nelle redazioni prevalgano un umorismo nero e dei comportamenti da macho, il 75% dei giornalisti maschi hanno dichiarato di essere rimasti a volte o spesso turbati, con il 30% ‘molto turbati’ e l’11 % addirittura spaventati o intimiditi.
La rabbia è stata la reazione più comune: il 43% lo erano ‘a volte’ e il 30% ‘spesso’.
Ancora più forti le reazioni fra le giornaliste: il 95% ha detto di essere rimaste turbate ”a volte” o ”spesso”, con il 66 % ”molto turbate”. Quasi la metà delle giornaliste poi sono rimaste spaventate o intimidite ”a volte” o ”spesso”.
Le donne poi, e questo non sorprende, sono risultate più arrabbiate degli uomini, con un 50% di ”a volte” e il 45% di ”spesso”.