#Cashless è una rubrica settimanale promossa da Key4biz e Waroncash.org.
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Italia
CashlessWay ha il piacere di offrire una visione del futuro attraverso David Wolman, giornalista americano autore dell’apprezzato “The end of money” una ricerca nei quattro angoli del pianeta per studiare l’evoluzione del concetto di denaro. Il libro, del 2012, ancora non è disponibile in edizione italiana, ma è comunque una lettura agevole per chi conosce un po’ l’inglese. Durante la nostra chiacchierata, Wolman ci ha informati che si sta lavorando alla traduzione e che il libro sarà reperibile tra qualche mese anche nella nostra lingua.
All’inizio del tuo libro hai un approccio neutrale alla questione del denaro, ma alla fine è piuttosto chiara la tua preferenza per il denaro digitale. La tua opinione si è formata nella fase di scrittura?
David Wolman. Avevo, e ho tuttora, la convinzione che il contante sia più problematico e costoso di quanto le gente comunemente pensi, ma volevo che fosse chiaro sin dalle prime pagine che il mio non è un approccio ideologico alla questione. Diciamo che il mio intento era quello di aprire un dibattito sul denaro e soprattutto su cosa è oggi e cosa potrà essere nei prossimi anni. Poi andando avanti nella stesura le mie opinioni si sono andate via via rafforzando.
Viviamo in tempi veloci: il tuo libro è stato pubblicato nel 2012, se oggi potessi aggiungere un capitolo di cosa vorresti parlare?
David Wolman. Non ho nessun dubbio: Bitcoin! La scrittura materiale del libro è avvenuta nel 2011 e allora la moneta virtuale di Nakamoto era ancora molto giovane. Questo settore si muove a una velocità impressionante. Bitcoin è già un vincitore della nostra epoca, nonostante i problemi di questi giorni legati alla borsa Mt Gox, perché è riuscito ad imporsi presso il grande pubblico, anche quello più maturo, composto dai miei e credo dai tuoi genitori. Il successo mondiale della moneta virtuale ha creato un punto di riferimento che ricorda costantemente alla gente normale che al giorno d’oggi ci sono altre possibilità monetiche.
Un punto molto affascinante del tuo libro è quando parli di energia come possibile moneta di scambio perché è qualcosa che usiamo tutti. E’ una possibilità reale?
David Wolman. In America se ne sta occupando un chimico, inventore e avvocato specializzato in brevetti di nome Robert Hahl che ha iniziato a commerciare delle Kilowatt Card che permettono di pagare i propri consumi energetici. Secondo lui queste carte sono adatte a tutti perché qualunque persona consuma energia il che significa che possono essere facilmente scambiate per beni e servizi e quindi circolare come una moneta. Inoltre in un sistema del genere non dovrebbe esserci inflazione e quindi nemmeno perdita di valore reale del denaro.
Da appassionato di fantascienza mi ricorda molto il bit informatico nella cultura cyberpunk o il tempo nel film In Time. La mia fantasia corre troppo?
David Wolman. Molti mi hanno fatto notare la similitudine con il film In Time in cui il tempo diviene la moneta di scambio che le persone usano per prolungare la propria esistenza. Il sistema dell’energia che, ripeto, esiste realmente è una possibilità futura. Certo non sostituirà la moneta, ma potrebbe essere un’alternativa che si somma ai meccanismi tradizionali di pagamento, un po’ come avviene già in India dove molti cittadini effettuano pagamenti scambiando minuti di telefonate. Sono indubbiamente idee molto seducenti, ma non dobbiamo dimenticare che l’economia è qualcosa di molto concreto e un sistema basato su energia elettrica o credito telefonico avrebbe enormi problemi di stabilità. Come potrebbe intervenire una Banca Centrale per accelerare o rallentare un sistema economico di questo tipo?
Nel tuo libro fai un accenno all’Italia e quindi sai che è un paese in cui è ancora forte il cash e non è un caso che abbiamo una vasta economia sommersa, corruzione e organizzazioni criminali. Tutto questo secondo te ha un impatto sulla nostra competitività?
David Wolman. Si, il vostro è un paese magnifico che ho visitato recentemente per un’inchiesta sul terremoto de L’Aquila, ma la situazione che hai descritto rende molto poco appetibile per chiunque investire nel vostro paese. Nel mio libro cito una frase del capo della polizia di Stoccolma “il cash è il sangue nelle vene del crimine” e indubbiamente il contante aiuta tutta quell’economia al di là delle regole, soprattutto le monete di grande taglio che dovrebbero essere eliminate, come qualche paese sta già facendo. Eliminare le banconote da 500 sarebbe giù un buon placcaggio per la corruzione. E chi lavora in questo settore dovrebbe impegnarsi proprio a chiarire al grande pubblico quanto il cash sia un alleato di questa zona oscura che danneggia tutti perché peggiora la qualità dei servizi che un paese offre alla sua collettività. Scuole vecchie, ospedali mal funzionanti e aria poco pulita sono anche frutti indiretti del contante che alimenta un’economia disonesta.
L’Italia è afflitta da quello che noi di CashlessWay abbiamo ribattezzato ePayment divide, cosa possiamo fare per ridurre il gap con le economie più avanzate?
David Wolman. Bisogna in primo luogo aiutare le nuove aziende che si affacciano in un mercato molto innovativo e difficile. Ma anche promuovere attività che consentano alla gente di comprendere i benefici dei nuovi sistemi. C’è bisogno di messaggi intelligenti che aiutino l’uomo della strada a capire che il futuro è già qui e permette di risparmiare tempo e soldi. Dobbiamo essere in grado di mettere i benefici su un piatto d’argento in modo che risultino ancor più visibili. Mostrare un valore chiaro fatto di risparmio, tempo e anche emozione. In realtà, la gente è più pronta al cambiamento di quanto si pensi: già tanti pagano bollette e merci con sistemi digitali, perché non lo hamburger sotto casa? Forse ho fatto l’esempio sbagliato, meglio dire la pasta, mi sembra più calzante per gli italiani.
Chiudiamo con una domanda facile: prendi la tua sfera di cristallo e dimmi cosa ci aspetta nel futuro?
David Wolman. Ok proviamo a giocare: la cosa che più mi affascina al momento è la possibilità di pagare attraverso la voce, magari già nel prossimo quarto di secolo.
La vera idea però dovrà essere non solo sexy, ma anche in grado di mettere il consumatore al sicuro, non solo dai malintenzionati, ma anche da se stesso. Molte aziende vogliono accelerare i pagamenti per renderli più veloci e quindi più istintivi, ma bisogna creare meccanismi che aiutino il consumatore a gestire in modo migliore il proprio denaro. Ecco, per esempio tra qualche hanno potremo usare i figli dei Google Glass che ci daranno direttamente nel nostro cono visivo, in maniera discreta ma efficace, un aggiornamento in tempo reale su quanto possiamo ancora spendere. E non è un futuro lontano: so che ci sono studi in questo campo sia in Svezia che in una piccola banca americana, chiamata Simple, che non a caso è stata appena acquisita dal gigante spagnolo Banco di Bilbao.