#Cosedanoncredere: l’obesità non si ferma con le etichette alimentari

di di Massimiliano Dona (Segretario Generale Unione Nazionale Consumatori) |

Interessi economici dietro le etichette alimentari per combattere l’obesità. Attenzione!

#cosedanoncredere è una rubrica settimanale a cura di Massimiliano Dona promossa da Key4biz e Unione Nazionale Consumatori.
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Italia


Massimiliano Dona

Si discute molto, nell’ultimo periodo, di etichette alimentari perché dalla Gran Bretagna arriva la proposta di informare i consumatori con una specie di semaforo che indichi in rosso gli alimenti troppo calorici, in giallo quelli da usare con moderazione, in verde quelli “sicuri” dal punto di vista nutrizionale. Secondo alcuni, questo sistema potrebbe essere di grande aiuto per orientare i cittadini verso una dieta adeguata, secondo altri, invece, rischierebbe di indurre atteggiamenti sbagliati nei consumatori.

Il punto merita un po’ di attenzione: l’intenzione dei traffic-lights è di fornire ai cittadini uno strumento che eviti loro di perdere tempo nell’approfondire le etichette. Sembra che si sia trovato l’uovo di Colombo, ma non è così. Intanto, per ragioni culturali: alla lunga questa semplificazione porterà a dissuadere i consumatori dal giusto approfondimento su quello che mangiano, il mondo sarà diviso tra prodotti “giusti” e prodotti “sbagliati” e si dimenticherà che invece la salute dipende dalla quantità di cibo, dalla varietà della dieta e dal movimento che ciascuno di noi fa nella propria vita.
 

Poi c’è un tema industriale: il parametro più importante per evitare il semaforo rosso è la quantità di calorie e le aziende alimentari per raggiungere questo obiettivo sviluppano nuovi prodotti con meno grassi e zuccheri. Un importante aiuto può essere loro fornito dalla chimica (mediante vari additivi come addensanti, gelificanti, edulcoranti, antiossidanti; il sale può essere in parte sostituito da esaltatori di sapidità e via dicendo) con il serio pericolo che parte dei “nutrienti” venga sostituito da sostanze chimiche e questo non sembra essere un bel risultato: si deve, infatti, ricordare che anche per molti degli additivi alimentari esistono delle dosi accettabili giornaliere e incrementandone l’impiego si corre il rischio di superarle.

Non a caso il Governo italiano e la stragrande maggioranza dei Paesi europei sono contrari ai semafori. Ed allora come si spiega l’appassionata difesa che anche alcuni fanno delle etichette colorate? Semplice: si spiega in virtù dei molti interessi economici in gioco. La cosa che lascia perplessi è che, anche in Italia, alcune Associazioni dei consumatori (per fortuna soltanto voci isolate) stanno promuovendo questo modello: ho la netta sensazione che l’obiettivo non sia quello di difendere i cittadini, ma di favorire alcune aziende che, interpretando bene i semafori, riescono a far cambiare colore ai loro prodotti.

Per scoprire chi sono, ciascuno potrà fare un giro su Internet. Intanto, in attesa che si approvi il sistema dei semafori anche per distinguere le Associazioni dei consumatori serie da quelle filo-industriali, consiglio di fare attenzione!

 

 

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