#eJournalism: petizioni online, il potere di Change.org

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Petizioni online e Change.org al centro di un’interessante paper (disponibile a piè di pagina) di Matteo Giannina, studente in Comunicazione all’Università di Padova.

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Dare a tutti la possibilità di esprimersi, di combattere la propria battaglia e, soprattutto, di non farlo da soli.

E’ questa la mission di Change.org, una piattaforma online che permette di lanciare petizioni e campagne di opinione in nome del principio della democrazia diretta, sfruttando  la capillarità e l’immediatezza di Internet per mettere in contatto persone distanti tra loro, riuniti virtualmente  in una solida compagine ideologica.

 

L’analisi della piattaforma è al centro di un’interessante paper realizzato da Matteo Giannina, studente in Comunicazione all’Università di Padova, nell’ambito del corso di Linguaggi giornalistici curato dal professor Raffaele Fiengo.

 

L’idea di partenza, come spiega il Ceo Ben Rattray, che aveva lanciato il progetto nel febbraio del 2007, è quella di “mutare gli equilibri di potere tra singoli individui e larghe organizzazioni”.

 

Il sito Change.org – con il sottitolo “Una nuova espressione alle tue battaglie. Un modo diverso di far sentire la propria voce”  – ha avuto una crescita impetuosa, tanto che Time, nel 2010, aveva inserito Rattray fra i 100 uomini più rilevanti del mondo. Nel 2013 – racconta la tesi – l’aumento della forza mediatica e persuasiva del progetto ha attirato un cospicuo investimento di 15 milioni di dollari da parte della Omidyar Network, società di investimenti creata nel 2004 da Pierre Omidyar, già fondatore del celebre sito di aste online Ebay e attualmente impegnato nel lancio di First Look Media (insieme all’ex giornalista di The Guardian, Glenn Greenwald, uno dei protagonisti del Datagate).

 

#eJournalism è una rubrica settimanale promossa da Key4biz e LSDI (Libertà di stampa, diritto all’informazione).
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Attualmente lo staff è composto da più di 170 persone, operanti sia negli Stati Uniti, sia in altri 18 paesi (tra cui l’Italia, dove nel 2012 è stato aperto un ufficio a Roma che cura la versione del sito nella nostra lingua). Il team di dipendenti è composto da professionisti del campaigning online e della comunicazione, che si impegnano nel fornire supporto di ogni tipo agli autori delle varie petizioni, ed è  integrato da un team di oltre 40 tra ingegneri e sviluppatori.

 

In sintonia con i suoi obiettivi, Change.org nasce come azienda “sociale”. E’ cioè una B-Corporation, ossia un’impresa sociale che tenta di favorire il benessere generale sfruttando la potenza aziendale.

 

Si tratta – spiega Giannina – di una certificazione riconosciuta da un organo indipendente statunitense, il B Lab, che richiede elevati standard di prestazioni sociali e ambientali, di responsabilità e trasparenza.

 

Change.org si finanzia anche, in buona parte, grazie a determinate petizioni sponsorizzate da organizzazioni come Amnesty International e Medici Senza Frontiere. Queste, infatti, acquistano spazi sponsorizzati all’interno del sito per le loro petizioni, come succede spesso con altri contenuti di diversa natura su YouTube, oppure con i link in rilievo su Google o i tweet sponsorizzati su Twitter. Il sito sta, inoltre, valutando e testando una nuova funzionalità, che permette ai firmatari e ai creatori di petizioni individuali di effettuare una donazione in denaro, dando cosi la possibilità a chiunque di promuovere ogni istanza lanciata su Change.org.

 

Ma se, da un lato, la pubblicità è permessa a chiunque, dall’altro il sito non permette petizioni sponsorizzate che abbiano contenuti che incitino all’odio e alla discriminazione. Le Linee Guida della community, infatti, riportano quanto segue:

“Siamo grandi fan della libertà di parola. Ogni individuo ha il diritto di esprimere il proprio punto di vista, anche se impopolare, su Change.org. Tuttavia, espressioni di odio (che includono, ma non sono limitate, a linguaggio che attacchi o sminuisca una persona o un gruppo in base a razza o origine etnica, religione, disabilità, sesso, età, condizione di veterano, orientamento sessuale o identità di genere) non sono consentite. Attrito, dibattito e disaccordo sono inevitabili sul nostro sito – siamo una piattaforma di cambiamento sociale. Tuttavia, Change.org non è una piattaforma per bullismo o molestie. Comportamenti predatori, lo stalking, la pubblicazione di minacce, la pubblicazione di informazioni private, personali e altre forme di bullismo non sono tollerate. Non impersonare altri sul sito. Sii sempre te stesso!”.

 

Oltre a ricostruire la fisionomia del sito, la tesi di Matteo Giannina riporta la storia di alcune delle principali campagne vincenti realizzate da chi ha utilizzato la piattaforma, dalla vicenda di Christian (un ragazzo affetto da sindrome di Down, nato in Italia da una madre colombiana e un padre italiano che, però, non lo ha voluto riconoscere, ma che potrà ugualmente prestare giuramento e ottenere la cittadinanza italiana), alla rimozione del segreto di stato sulle audizioni di Carmine Schiavone.

 

La conferma che “volere è potere” se si hanno degli strumenti adeguati.

 

Le campagne illustrate nella tesi – osserva Matteo Giannina nella conclusione – sono solo alcune delle decine e decine di proposte di cambiamento, divenute poi realtà anche grazie all’aiuto di Change.org.

 

Il sito sta riscontrando un sempre maggior successo e il numero di iscritti è in continua ascesa. I risultati già ottenuti, inoltre, sono l’emblema di un’efficacia reale di questo strumento. Ma un sito come Change.org non potrebbe essere che una “polverosa” pagina dimenticata se molte persone non credessero di poter, tutte assieme, migliorare certe pecche dei nostri tempi. Perché “l’unione fa la forza“, sostiene un comune modo di dire, e non bisognerebbe mai smettere di sperare nella nobiltà d’animo di chi popola questo pianeta con noi.

“Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo“, sosteneva Ma-hatma Gandhi, “Diventa tu stesso cambiamento”.

 

Change.org – Nuova espressione alle tue battaglie



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