‘Investire nel futuro dei ragazzi con i robot’. Intervista a Claudio Becchetti (Selex ES)

di Paolo Anastasio |

Rispondere alla progressiva automazione dei posti di lavoro puntando sui più piccoli. Questo lo scopo del ‘corso di robot’ per gli alunni dell’Istituto Massimo di Roma, organizzato da Claudio Becchetti, Head of Product Appraisal & Catalogue di Selex ES.

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Claudio Becchetti

Più del 50% per cento dei posti di lavoro potrebbero essere sostituiti da macchine nei prossimi anni“. Questa la previsione di Peter Diamandis, esperto di tecnologie, secondo cui bisogna adeguarsi in fretta, a partire dall’educazione dei nostri figli. Ma come? Ne abbiamo parlato con l’ingegner Claudio Becchetti, Head of Product Appraisal & Catalogue di Selex ES (Gruppo Finmeccanica), già docente della facoltà di Ingegneria della Sapienza ed ex alunno dell’Istituto Massimo. Proprio all’Istituto Massimo di Roma, Becchetti ha organizzato un corso di robot per gli alunni della scuola primaria.

 

 

Key4biz. Ingegner Becchetti, ci racconta il corso che ha organizzato all’Istituto Massimo per i bambini di quarta elementare?

 

Claudio Becchetti. Per quattro mesi, con il sostegno e l’incoraggiamento dei genitori, ogni sabato, bambini della quarta elementare hanno lavorato duramente divertendosi. I bambini, allievi dell’Istituto Massimo di Roma, una delle 6 scuole dei gesuiti in Italia, si sono prima addestrati a scrivere software creando giochi e animazioni sulla piattaforma informatica “Scratch” creata dal MIT (Massachuttes Institute of Technology), poi hanno chiesto di imparare a costruire robot che si potevano comandare con un PC. Sotto la mia guida e con il supporto di p. Sergio Cavicchia SJ, gesuita e responsabile dei laboratori di fisica del Massimo, i bambini hanno cominciato a smontare con grande gioia vecchi giocattoli telecomandati e a sostituire i circuiti esistenti con le schede “dei grandi”, le schede Arduino utilizzate anche per far volare i droni. 

 

 

Key4biz. E poi com’è andata?

 

Claudio Becchetti. Incuriositi, i bambini hanno cominciato a collegare e a programmare il funzionamento di luci, del clacson, del motore e dello sterzo della macchina. Poi hanno creato il telecomando, anche questo programmato con il computer. Si sono avventurati a saldare fili e hanno giocato con led e altoparlanti. Alla fine, hanno staccato il cavo che collegava le macchine al computer grazie alla scheda Bluetooth che assicura il collegamento senza fili tra macchina e computer. Dopo cinque mesi, nella palestra dell’Istituto Massimo, le macchine robot e i loro creatori erano pronti  per le gare finali: la partita di calcio e la prova di “save and rescue”. In  questa esperienza didattica siamo i primi al mondo a far costruire ai ragazzi di 9 anni robot-car con schede industriali comandate da software scritto dagli stessi ragazzi.

 

 

Key4biz. L’attività sembra molto complessa per bambini di 9 anni.

 

Claudio Becchetti. Come in ogni attività didattica nuova, ci sono stati momenti di difficoltà e di scoraggiamento, ma è stato impagabile, alla fine, il gusto di raggiungere un obiettivo sfidante facendo qualcosa di più. Ci hanno aiutato tre elementi “facilitatori”: gli studenti erano parte attiva nel processo di apprendimento, la didattica era inserita in un contesto di gioco e  si creavano anche momenti di competizione di gruppo. In sintesi, per loro, è stato un po’ come giocare a pallone, imparando. Questi tre elementi sono efficaci in ogni età: stiamo per esempio sperimentando i risultati in un progetto pilota per l’insegnamento della fisica nel penultimo anno di liceo scientifico. Qui i ragazzi si dovranno cimentare nel produrre un video “youtube” sul programma di fisica, un video  scientificamente completo ma anche divertente. Vincerà la squadra che avrà il video più cliccato.

 

 

Key4biz. Quali i prossimi passi?

 

Claudio Becchetti. Abbiamo avviato un corso simile con i ragazzi del liceo. A fine anno, grandi e piccoli si sfideranno in una gara dove la capacità di costruire il mezzo migliore e di pilotarlo decreterà i vincitori.

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