Andrea Zappia (Sky): ‘La Rai deve smetterla di oscurare i programmi ai nostri abbonati’

di Raffaella Natale |

Riguardo alla richiesta da parte della Rai della lista degli abbonati alla pay tv per ‘scovare’ gli evasori, l’Ad di Sky ammette che ci sono stati dei ‘pour parler’.

Italia


Andrea Zappia

“I nostri utenti hanno bisogno di tutela e devono poter vedere i programmi Rai senza essere discriminati“. Lo ha dichiarato Andrea Zappia, amministratore delegato di Sky Italia, intervenuto oggi in Commissione di Vigilanza. E’ la prima volta che un operatore privato viene sentito sul rinnovo del Contratto di servizio Rai.

Zappia ha anche ammesso che ci sono stati tra la sua azienda e la tv pubblica dei “pour parler” riguardo alla collaborazione nella lotta all’evasione del canone. Un aspetto cruciale, del quale si è molto discusso nei giorni scorsi e sul quale è tornato stamani il consigliere Rai Luisa Todini per ribadire la necessità di una collaborazione.

“Gli abbonati Sky devono pagare il canone Rai, ma devono essere trattati come gli altri utenti“, ha osservato Zappia.

Riguardo alla richiesta delle liste degli abbonati da parte della Rai, Zappia ha precisato che l’azienda non ha ricevuto alcuna richiesta ufficiale, ma ha ammesso che i due broadcaster ne abbiano parlato.

Zappia ha però tenuto a sottolineare che il suo gruppo ha “grande rispetto del valore della privacy” dei propri abbonati e che non è difficile presumere che almeno il 98% degli italiani possieda un televisore e che quindi debba pagare il canone. “Non credo che sia così difficile andare a riscuoterlo”.

Nel suo intervento Zappia ha ricordato le due sentenze del Tar nel 2009 e del Consiglio di Stato dell’estate scorsa che accolgono le ragioni di Sky  in merito all’oscuramento di alcuni programmi Rai agli abbonati della tv satellitare.

Il fenomeno dell’oscuramento è iniziato nel 2009, per decisione dell’allora direttore generale Rai Mauro Masi. Lo stesso anno fu lanciata TivùSat, piattaforma satellitare gratuita che consente la visione della tv anche nelle aree non raggiunte dal segnale del digitale terrestre.

Per Zappia, la scelta di Masi è stata “una legittima decisione di business“. “Oggi però – ha aggiunto – i giudici hanno dato ragione alle nostre obiezioni“.

“La Rai è un bene comune – ha detto Zappia – e se mette al centro delle proprie decisioni l’interesse dell’utente, deve garantire un accesso libero e universale a tutti”.

La tv pubblica, ha indicato l’Ad della pay tv, deve rispettare il principio della non discriminazione tra piattaforme, come ribadiscono le due sentenze.

“Riteniamo che l’oscuramento Rai debba terminare il più rapidamente possibile e senza alcun costo per la stessa“. Il gruppo si è, infatti, reso disponibile ad accollarsi i costi del criptaggio Nds.

La gravità della cosa, ha ribadito Zappia, “è che non esistono precedenti simili in tutta Europa. L’offerta Rai è ricchissima, ben 17 canali, ma l’Italia è l’unico Paese dove l’operatore pubblico sceglie di oscurare o meno la propria programmazione senza che questo sia previsto dal Contratto di servizio”. Mentre, invece, suggerisce Zappia, tra i due broadcaster potrebbero svilupparsi sinergie interessanti specie per l’alta definizione, così come sta avvenendo tra Sky e la Bbc in Gran Bretagna.

Scegliendo di criptare alcuni programmi di punta agli abbonati Sky, ha continuato Zappia, “la Rai rinuncia ad alcuni fatturati pubblicitari che gli verrebbero da un’audience più alta”.

Aspetto evidenziato, ha ricordato l’Ad di Sky, anche dal Consiglio di Stato per il quale consentendo la diffusione sul satellite, oltre che su TivùSat, la Rai avrebbe garantito l’universalità del servizio pubblico e un maggior volume di inserzioni pubblicitarie.

“Il nostro non è un interesse economico – aggiunge – ma un interesse orientato a difendere i nostri abbonati e quelli che non lo sono più ma che possiedono ancora il decoder di Sky” e lo usano per guardare la tv satellitare e che vorrebbero vedere integralmente la programmazione Rai.

La richiesta è quindi precisa: “La Rai deve rendere disponibili i propri canali agli abbonati di Sky. Soprattutto deve rendere disponibili i programmi per i quali il servizio pubblico dispone dei diritti per il solo territorio nazionale. Per farlo non deve più oscurarli, ma renderli visibili agli abbonati di Sky”.

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