Mondo
#eJournalism è una rubrica settimanale promossa da Key4biz e LSDI (Libertà di stampa, diritto all’informazione). Per consultare gli articoli precedenti, clicca qui.
Pierre Omidyar, fondatore di Ebay e ora filantropo, investirà 250 milioni di dollari nella realizzazione di un sito di giornalismo investigativo insieme a Glenn Greenwald, l’ex collaboratore del Guardian protagonista della vicenda Snowden.
In due articoli su MondayNote, Fréderic Filloux ricostruisce, sulla base degli elementi emersi finora (non molti per la verità), il probabile profilo del nuovo sito cercando di individuare le soluzioni che ritiene migliori. Nel fare questo l’analista mostra la maturità – ma anche la crudezza – raggiunta dal giornalismo online negli Stati Uniti, sia sul piano delle dotazioni tecnologiche che su quello del modello economico. Un aggiornamento completo e molto interessante del processo di avanzamento dell’editoria online.
What to do with $250m in digital journalism?
di Frédéric Filloux
(Mondaynote – Parte prima)
Per un progetto di giornalismo digitale 250 milioni di dollari (185 mln di euro) sono un investimento serio. Finora non è chiaro se si tratta solo di un investimento iniziale oppure di una cifra che dovrebbe coprire le spese di un anno di gestione. Per fare un confronto, comunque, lo staff di 1.300 persone del New York Times costa circa 200 milioni di dollari l’anno, compresi i 70 milioni per la sola copertura internazionale (24 uffici nel mondo con 50 redattori). Ma la portata delle operazioni del NYT sono all’estremo della scala.
Un esempio più realistico è il costo della testata non profit ProPublica che nel 2012 avrebbe raccolto poco più di 10 milioni di dollari da organizzazioni filantropiche e spende meno di quella cifra per mantenere una redazione di 30 persone.
Nessuno contesta che, giornalisticamente parlando, ProPublica sia una testata straordinaria e segua fedelmente la sua linea di “giornalismo per l’interesse pubblico”, con cui ha raccolto due premi Pulitzer.
Il grande giornalismo può essere fatto a costi relativamente minimi, soprattutto quando si concentra su un segmento ristretto dello spettro delle notizie. Dall’altra parte, come dimostra il New York Times, la dimensione e l’ ampiezza dei suoi input sono direttamente correlati ai soldi investiti nella sua produzione, provocando come risultato l’ esplosione della spesa.
Dal momento che sappiamo poco delle intenzioni di Pierre Omidyar (intervista al NYT e un articolo sul progetto ), risparmio ai lettori delle mie MondayNote il solito pacchetto di calcoli, limitandomi alle linee generali di attività di una iniziativa editoriale molto ben finanziata.
Struttura del personale. Ancora una volta, ProPublica indica la strada: un relativamente piccolo gruppo di giovani redattori, guidati da giornalisti e scrittori esperti. Per questo Omidyar ha fatto scendere in campo il nome più ”caldo”, l’ attivista e blogger del Guardian Glenn Greenwald, che ha giocato un ruolo di primo piano nella vicenda Snowden (il suo blog sul Guardian e un profilo sul NYT Magazine tracciato da Laura Poitras, un altro personaggio chiave della vicenda Snowden) .
Una gerarchia molto stratificata è la piaga dei media tradizionali. L’organigramma deve essere minimalista. Un team di gestione di cinque redattori esperti è sufficiente per guidare una struttura redazionale 24/365. Aggiungete un altro strato per le attività di produzione ed è praticamente tutto. Per quanto riguarda l’organico complessivo, dipenderà dalla portata della copertura giornalistica. La mia ipotesi è che con una redazione di 100-150 persone, compreso il personale addetto alla produzione, si può fare un ottimo lavoro.
Niente “Gilde”, niente sindacati (soprattutto alla francese), per favore. Dietro la facciata della loro “lotta per il nostro popolo”, essi proteggono cinicamente le loro prebende, accelerando la crisi mortale del settore. In conseguenza, il campo viene lasciato aperto ai cosiddetti pure players – che tengono le persone in stalle, in fabbriche di contenuti riciclati.
In più, evitando qualsiasi tipo di contrattazione collettiva potranno avere la massima libertà di compensi senza dover affidarsi a gerarchie fasulle per giustificare le loro scelte. Inoltre, stipendi sopra-mercato dovrebbero scoraggiare il tradizionale ritornello dei dubbi etici. Infine, potrà essere applicata fin dall’inizio una governance rigorosa in stile No-Kolkoz; la collaborazione e il dibattito intellettuale vanno bene finché non castrano le decisioni, lo sviluppo, l’ innovazione – e la velocità.
Un’Accademia di Giornalismo 2.0. Credo fortemente nella formazione dei membri della redazione, giornalisti e non. Assumere giovani avvocati motivati, commercialisti, analisti finanziari, anche scienziati e insegnare loro il giornalismo è uno dei modi migliori per aumentare il livello di competenza in una redazione. Significa avere un po’ di “insegnanti” interni che possono documentare le migliori pratiche interne ed esterne e dispensarle su base permanente . Questo è quello che l’eccellenza richiede.
Un direttorato per la tecnologia. Prendo in prestito di proposito il gergo della CIA o del FSB . Una moderna redazione dovrebbe trarre ispirazione dalle comunità di intelligence, con un piccolo staff di ingegneri di alto livello, hacker, crittografi, ”scavatori” di dati , specialisti di semantica. Insieme, essi raccoglieranno dati, proteggeranno le comunicazioni fra il personale e le loro fonti , forniranno delle stazioni di lavoro sicure, computer portatili e server, costruiranno una infrastruttura di mirroring come precauzione contro le intrusioni governative. Questo è un lavoro complesso e costoso: significa stabilire collegamenti crittografati tra i vari centri, preferibilmente su una rete dedicata, mettendo i server in paesi come l’Islanda – un paese libertario e anche uno dei più collegati nel mondo . Mentre scrivevo questo, ho fatto un paio di “ping” test, scoprendo che, dall’Europa , il tempo di risposta da un server islandese è due volte più breve che nel caso del New York Times!
Oltre ad assistere la redazione, il personale tecnico deve costruire un Content Management System sicuro, super-veloce e facile da usare. Molto probabilmente, il modo migliore si rivelerà essere un sistema hack WordPress – come Forbes, Quartz, AllThingsD e molti altri hanno già fatto.
Qualunque sia la sua impostazione, esso dovrà essere caricato con un potente motore semantico, collegato a decine di banche dati che aiuteranno ad arricchire gli articoli con i metadati. Per lo stesso motivo, una redazione 2.0 dovrebbe avere il proprio ‘aggrefilter’, un proprio Techmeme che monitorerà centinaia di siti web, blog e feed di Twitter e raccoglierà i servizi più importanti.
Questo potrebbe essere un potente strumento per la redazione (ne stiamo costruendo uno a Les Echos che favorirà prima di tutto la nostra redazione news).
Strumenti di analisi predittiva e rilevamento di segnali-rumore. Più ambiziosamente, una macchina di notizie ideale dovrebbe eseguire analisi volte ad anticipare / prevedere gli spasmi del ciclo di informazione… (Continua su LSDI.it)