Italia
Rubrica settimanale #cosedanoncredere, curata da Massimiliano Dona(@massidona), Segretario Generale Unione Nazionale Consumatori (www.consumatori.it), per Key4biz. Per consultare gli articoli precedenti, clicca qui.
“La crisi – diceva Albert Einstein – è una benedizione per le persone e le Nazioni perché porta progresso”. Non si tratta soltanto di una provocazione: per anni abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità, consumando in eccesso ed oggi siamo costretti a rivedere i nostri stili di vita e le abitudini di consumo. Ecco perché la crisi, in qualche maniera, genera progresso: abbiamo, forse, finalmente capito che il pianeta e le sue risorse non sono infinite e dunque dovremmo farne buon uso.
Non è facile dire se l’attenzione che negli ultimi anni si è sviluppata nei confronti della sostenibilità sia frutto di logiche di convenienza, piuttosto che di una vera sensibilità verde, come molti vogliono farci credere. Le imprese sembrano comprendere che per questa via si può generare profitto e creare posti di lavoro; i consumatori, d’altronde, sono disposti a spendere un po’ di più per prodotti che abbiano in sé questi valori.
Ma cosa intendiamo per sostenibilità?
Il concetto di “sviluppo sostenibile” compare per la prima volta nel 1987 nel rapporto Brundtland (dal nome della norvegese che presiedeva la Commissione ambiente e sviluppo delle Nazioni Unite) come un processo che “soddisfi i bisogni del presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri”. Non si tratta di un concetto legato semplicemente ai temi ambientali, ma fa riferimento al benessere delle persone, mettendo in luce un aspetto fondamentale: il dovere morale di mantenere le risorse e l’equilibrio del pianeta per non consegnare ai nostri figli un mondo peggiore rispetto a quello in cui siamo vissuti. La sostenibilità riguarda, quindi, anche la salute, il lavoro, la cultura, i trasporti, le relazioni sociali. In ultima analisi investe da vicino i consumatori nel loro quotidiano di scelte e consumi.
Per questo vogliamo coinvolgere nel dibattito le imprese, le loro storie ed esperienze: è sostenibile l’impresa che pone tra i suoi obiettivi l’efficienza energetica e la riduzione dei consumi; ma anche chi riesce a mantenere l’intero ciclo produttivo in Italia creando posti di lavoro; è sostenibile, l’impegno per valorizzare il nostro patrimonio artistico; è sostenibile, infine, la razionalizzazione di produzioni e consumi affinché sempre meno cibo finisca nella spazzatura (nel mondo sono oltre 1,3 miliardi di tonnellate).
Queste “idee di sostenibilità” saranno protagoniste del “Premio Vincenzo Dona” (Roma, 21 novembre, ore 9) nella nuova splendida cornice del Teatro Argentina e con una formula inedita rispetto agli anni passati. Saranno i rappresentanti delle istituzioni, delle imprese e della cultura a compiere un “percorso verde” parlando appunto di sostenibilità, green economy, lotta agli sprechi, sviluppo e decrescita felice.
Come si evince dalla creatività che accompagna il nostro evento la riflessione che la nostra organizzazione intende proporre è “ottimistica” e guarda al futuro con fiducia, ma a condizione che l’impegno sia l’impegno di ciascuno: i palloncini colorati che formano la mongolfiera rappresentano la necessità della collaborazione tra i protagonisti del mercato (imprese, istituzioni, consumatori) per ripartire, perché i nostri figli meritano un mondo più sostenibile di quello che stiamo vivendo.