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Rubrica settimanale #cosedanoncredere, curata da Massimiliano Dona, Segretario Generale Unione Nazionale Consumatori (www.consumatori.it), per Key4biz. Per consultare gli articoli precedenti, clicca qui.
Giustizia è fatta! D’ora in poi nessuno potrà dubitare della veridicità della denuncia: nel mio libro “Affari loro” è scritta la triste verità su come è gestito un programma così importante e sul quale ogni sera fanno affidamento milioni di telespettatori. La parola definitiva è stata pronunciata da un Giudice negli stessi giorni in cui la Rai ha festeggiato il decennale di “Affari tuoi“: forse questa coincidenza dice più di molte parole!
Proprio il 14 ottobre, infatti, è stata depositata la decisione del Giudice per le indagini preliminari di Roma Tiziana Coccoluto sulla denuncia per diffamazione del notaio Luigi Pocaterra contro di me e Antonio Ricci, Ezio Greggio, Jimmi Ghione, Valerio Staffelli di “Striscia la notizia“. Secondo il notaio, in particolare, il mio libro sarebbe stato lesivo della dignità e onorabilità del suo ruolo di pubblico ufficiale presente durante il programma televisivo per attestarne la regolarità.
Ora però il provvedimento del Giudice afferma inequivocabilmente che “Affari loro, magie, trucchi e quattrini del mondo dei pacchi” (Minerva Edizioni) “…rappresenta una vera e propria indagine i cui risultati, già trasfusi in un procedimento penale, descrivono meccanismi nei quali alcuni concorrenti potevano giocare “una partita televisiva priva di quei connotati di genuinità cui il pubblico era stato predisposto”.
Nello specifico, secondo il Giudice, nel mio libro non sarebbero contenute offese alla dignità del notaio Pocaterra che è, invece, correttamente indicato.
Nel provvedimento del giudice si legge anche: “Massimiliano Dona racconta tali storie in un libro connotato da dati direttamente acquisibili, da informazioni assunte aliunde, da riscontri spazio/temporali, tutti inseriti in una sorta di libro-denuncia i cui destinatari ultimi possono individuarsi nei responsabili della scelta e gestione del format”.
Insomma, citando le parole del Giudice si tratta di “un gioco che si andava a trasformare in una fiction perdendo così quel profilo di reciproca lealtà e affidabilità“.