Conferenza a Londra sul Cyberspace: la criminalità informatica costa al mondo 1.000 mld di dollari

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I rappresentati di 60 Paesi, insieme a web company ed esperti di sicurezza, per indicare un agenda di lavoro atta a fronteggiare il cybercrime e assicurare la libertà d’espressione su internet.

Gran Bretagna


David Cameron

La Gran Bretagna ha difeso la libertà d’espressione sul web, reclamando l’adozione di regole più ferree per arginare la criminalità informatica.

Alla Conferenza internazionale sul cyberspace di Londra, che terminerà oggi 2 novembre, sono presenti 900 delegati da tutto il mondo, tra i cui i rappresentati delle principali web company come Facebook, Google e Microsoft, ed esperti di cyber-security (Leggi Articolo Key4biz).

Il Segretario di Stato americano, Hillary Clinton, ha dovuto annullare all’ultimo momento la propria partecipazione, per la morte della propria madre.

 

“Il nostro compito è oggi quello di trovare un equilibrio. Non possiamo lascare che la rete sia uno spazio aperto ai criminali e ai terroristi che minacciano la nostra sicurezza e prosperità“, ha sottolineato il Primo Ministro David Cameron ai rappresentanti di 60 Paesi.

 

La criminalità informatica costa al mondo 1.000 miliardi di dollari e 27 miliardi di sterline solo al Regno Unito.

Cameron ha puntato il dito contro i colpevoli di phishing ma anche contro i responsabili di spionaggio industriale che fanno gli interessi di aziende e spesso anche di alcuni Stati.

“Tutto questo non è accettabile“, ha sottolineato il Primo Ministro, senza però citare alcun Paese.

Gli occhi tuttavia erano puntati sui rappresentati di Cina e Russia, presenti alla Conferenza, sospettati d’essere dietro diversi cyber-attack alle reti pubbliche di molti governi.

Lunedì scorso, il consigliere di Cameron per la sicurezza internet, Pauline Neville-Jones, ha detto senza mezzi termini che Pechino e Mosca sono “sicuramente” tra i maggiori responsabili di questo tipo di azioni.

 

Il Ministro britannico degli Affari esteri, William Hague, aprendo i lavori della Conferenza, aveva messo in guardia contro le restrizioni alla libertà degli internauti.

“Dobbiamo aspirare a un futuro dove internet non sia soffocato dai controlli degli Stati o dalla censura, ma dove l’innovazione e la competizione prosperino e dove l’investimento e lo spirito di iniziativa venga ricompensati”.  

 

Il vicepresidente americano, Joe Biden, intervenendo in videoconferenza, ha rincarato la dose, avvertendo quei Paesi che ‘chiudono’ la rete alla libertà d’espressione ma la tengono ‘aperta’ per il proprio business.

Le reti sociali come Facebook e Twitter hanno avuto ruoli fondamentali nell’ambito della ‘Primavera araba”.

E anche nei disordini che lo scorso agosto hanno riguardato il Regno Unito, i social network e i sistemi di messaggistica criptati del Blackberry hanno giocato una grossa parte.

In quell’occasione, il Primo Ministro britannico aveva addirittura evocato la possibilità di sospenderne l’utilizzo, se usati per scopi criminali.

 

William Echikson, responsabile per la libertà d’espressione di Google per l’Europa, il Medio-Oriente e l’Africa del Nord, ha precisato che il tentativo di restringere la libertà su internet riguarda anche i Paesi democratici.

La libertà d’espressione “è minacciata anche in Europa. Più di 60 Paesi impongono controlli al web, contro i due di dieci anni fa“.

 

Il Regno Unito spera che si raggiunga un accordo su alcune regole di base, compreso l’accesso universale a internet e il ricorso ad azioni ‘proporzionate’ da parte dei governi.

 

William Hague ha annunciato che il follow-up della Conferenza si terrà in Ungheria nel 2012 e in Corea del Sud nel 2013.

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