Italia
Senza dubbio encomiabile, ma avvenuta registrando la incredibile totale assenza di rappresentanti Rai, la odierna prima giornata della sessione pubblica promossa dal Ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni sul “contratto di servizio” tra lo Stato e la televisione pubblica italiana.
Il contratto di servizio è l’accordo tra lo Stato e la Rai attraverso il quale la “mission” di servizio pubblico viene (dovrebbe essere) ridefinita ed aggiornata, ogni tre anni: Gentiloni ha avvertito l’esigenza di una radicale “rinegoziazione” e ha avviato una inedita procedura di pubblica consultazione.
L’iniziativa, per la prima volta nel nostro Paese, cerca di emulare esperienze già consolidate da molti anni in Paesi come il Regno Unito e la Francia: nelle nazioni più evolute, “televisione pubblica” corrisponde a “servizio pubblico”, inteso anche come dibattito pubblico, aperto, dialettico, trasparente, tra l’emittente prescelta e lo Stato, ma “Stato” inteso in senso lato.
Nel nostro Paese, però, spesso si dimentica che le “parti”, nel contratto che regola il rapporto tra Rai e Stato, sono entrambe pubbliche (lo Stato, giustappunto, ed una emittente pubblica, anche se la giurisprudenza non è univoca rispetto al ruolo di “funzionari pubblici” dei dipendenti Rai…): in sostanza, quel che si rimuove spesso è che gli stakeholder della Rai sono i cittadini, i cittadini tutti, e paradossalmente non solo gli abbonati o gli utenti del servizio pubblico.
Impressionante anche osservare il totale disinteresse mostrato dalla stampa. In altri Paesi, sessioni pubbliche simili a quella promossa da Gentiloni sono seguite da decine di giornalisti e da centinaia di operatori del settore: in Italia, infinita attenzione alla spallina caduta “casualmente” alla velina di turno, mentre un dibattito così importante e delicato, finalmente reso di pubblico dominio con inedita trasparenza, sembra essere totalmente trascurato… Auguriamoci che si tratti solo del “giorno uno”, e che nelle prossime settimane l’attenzione rispetto a questa importantissima iniziativa cresca adeguatamente.
Impressiona positivamente, ai limite dell’incredibile, il comportamento del Ministro, il quale ha dedicato all’incontro con i primi auditi la propria intera giornata, senza interruzioni di sorta (nemmeno un foglietto portato dalla sua segreteria!), dimostrando una sensibilità di raro stile anglosassone.
Tra i primi auditi, in una affollata giornata (dalle 9:30 del mattino alle 18), cui seguiranno altre nelle prossime settimane, i rappresentanti di cittadini stranieri in Italia: anche questa, una bella decisione simbolica, per una evoluta società civile multiculturale. Meritano essere segnalati i rappresentanti dell’Usigrai, della Adrai, del coordinamento delle Facoltà di Scienze della Comunicazione, dell’Anica, dell’Agis, di Doc.it, dell’Apt e di una larga rappresentanza di enti di tutela dei consumatori e di minoranze (Age, Moige, Coordinamento Genitori Democratici, Ins, Unione Italiana Ciechi, Consiglio Nazionale dei Consumatori e degli Utenti, Altro Consumo, Aiart…).
Va enfatizzato che questa innovativa consultazione pubblica, attraverso incontri di persona, viene arricchita dall’avvio di una parallela contemporanea sessione telematica sul sito web del dicastero, attraverso la quale sarà possibile a qualsiasi soggetto interessato fornire contributi al dibattito.
Come ci ha confermato il Portavoce del Ministro, Sergio Bruno, tutta questa documentazione verrà resa di pubblico dominio, sul modello messo in atto da molti anni anche da istituzioni come la Commissione Europea.
Va ricordato che, a suo tempo, il Sottosegretario Vincenzo Vita aveva promosso iniziative di pubblico dibattito sul contratto di servizio, ma la gestazione dell’ultimo contratto di servizio, curato dall’allora Ministro Maurizio Gasparri, era avvenuta a porte chiuse.
Quindi, plauso convinto all’iniziativa di Gentiloni, e che ben venga il maggiore e più attivo coinvolgimento di tutti i soggetti che hanno interesse a intervenire nel dibattito.
Tra gli interventi odierni, si segnala, la netta posizione assunta dal Segretario Generale dell’Usigrai Roberto Natale, che ha enfatizzato come il modello di riferimento da seguire, per una televisione pubblica sana, non possa che essere la BBC: “la Rai deve spiegare ai cittadini il senso dei suoi palinsesti (….), per quanto riguarda i meccanismi di carriera deve essere messa in atto la massima trasparenza”.
Franco Di Loreto dell’Usigrai ha concentrato il proprio intervento sulla funzione del canone, sul problema dell’evasione del pagamento dello stesso, e sul deficit di risorse che la Rai ha rispetto al digitale terrestre.
Il Presidente dell’Agis Alberto Francesconi, accompagnato dal consulente Antonio Di Lascio, ha chiesto che il contratto di servizio disegni una Rai meno ossessionata dall’audience e più attenta alle esigenze dello spettacolo dal vivo, ricordando come il teatro e la lirica vengano marginalizzati dai palinsesti.
L’Anica è intervenuta con una folta delegazione, capitanata dal Presidente Paolo Ferrari, accompagnato, dal Vice Presidente Filiberto Bandini, dal Direttore Generale Andrea Marcotulli e dal nuovo Segretario Unitec (industrie tecniche) Lamberto Mancini. Presenti anche il Presidente dei Produttori Riccardo Tozzi, dal Presidente dell’associazione dei proprietari di multiplex Carlo Berneschi.
Ferrari ha enfatizzato l’urgenza di una attenzione particolare, da parte della Rai, nei confronti del “cinema-cinema”, ben distinguendo le esigenze della fiction da quelle del cinema di sala.
Tozzi (Presidente Unpf) ha ricordato come la buona stagione del cinema italiano in sala non debba far trascurare le problematiche in essere, in primis la necessità di meglio definire il concetto di “film” all’interno del contratto di servizio Rai e l’urgenza di estendere anche a Sky Italia l’obbligo di investimento nel cinema e nell’audiovisivo italiano.
Bandini (Vice Presidente Anica e Presidente Anica Servizi) ha enfatizzato come l’intero sistema dell’audiovisivo italiano debba essere sottoposto a un riordino strategico complessivo.
Bernaschi (Presidente Anem) ha chiesto l’introduzione di “windows” nello sfruttamento commerciale multimediale delle opere cinematografiche.
Il rappresentante della Conferenza Nazionale delle Facoltà e dei Corsi di Laurea in Scienze della Comunicazione, il professor Mario Morcellini, ha esposto le sue teorie su come il menù mediale degli italiani sia cambiato, su come la televisione debba essere ricontestualizzata all’interno di consumi culturali che sono ben diversi e più complessi rispetto al passato: è paradossale che la Rai sia stata in grado di “definire” discretamente bene il concetto di “servizio pubblico” solo fino a quando l’offerta non è esplosa, abbattendo l’habitat monopolistico (attraverso le radio e tv commerciali).
Tra le delegazioni anche quella dell’Associazione Documentaristi Italiani, Doc/it, che, peraltro, pochi giorni dopo l’insediamento di Gentiloni, aveva chiesto al Ministro, con una lettera aperta, una discussione pubblica sul contratto di servizio.
La delegazione Doc/it (formata dal Presidente Alessandro Signetto e dai Consiglieri Visalberghi e Barone) ha consegnato al Ministro un corposo dossier, che richiede una definizione precisa del concetto di “documentario”, sostenendo la necessità – tra l’altro – dell’introduzione di una sorta di meccanismo di “sub-quote” di investimento obbligatorio (all’interno delle quote a favore della fiction), sulla falsariga di quel che è stato introdotto da qualche anno a favore dell’animazione, che ha determinato la rinascita del settore industriale dei cartoni animati.
Interessante anche l’intervento di Annabella Souhodolsky e di Maria Lepri, in rappresentanza della Commissione Pari Opportunità Rai, che ha rivendicato l’esigenza di una maggiore quota di donne, nei ruoli dirigenziali della Tv pubblica, sia a livello di funzionari che di giornaliste.
Ultima audita della giornata l’Apt, l’Associazione Produttori Televisivi, rappresentata dai Vice Presidenti Carlo Bixio e Lorraine De Selle Du Real (si ricorda il Presidente Apt, fino alla nomina a Direttore Generale Rai, è stato, in questi ultimi mesi, Claudio Cappon), che ha ribadito l’esigenza di una migliore definizione di “produttore indipendente”.
Ci sembra giusto segnalare che alla riunione era presente una folta delegazione ministeriale, a cominciare dai due Sottosegretari Giorgio Calò e Luigi Vimercati, il Capo di Gabinetto avvocato Vincenzo Nunziata, la Capo della Segreteria Lorenza Bonaccorsi, il Segretario Particolare Maurizio Bianchi, il Consigliere del Ministro Giuseppe Sangiorgi (già Consigliere Agcom, riconosciuto unanimemente come uno dei massimi esperti delle problematiche dell’audiovisivo italiano). Gentiloni ha anche ironizzato sulle dimensioni della delegazione ministeriale: “…il Ministero in pompa magna“, ma battute, a parte, rappresenta senza dubbio una dimostrazione dell’attenzione che il dicastero intende dedicare alla materia.
Il calendario dei prossimi incontri verrà reso noto nei prossimi giorni. Non resta che manifestare l’auspicio che questa innovativa iniziativa venga premiata con l’attenzione che merita.
Complimenti, Ministro Gentiloni, per la sua volontà di affrontare “a muso duro” (ma con squisita eleganza), una tematica così strategica e controversa: la ridefinizione della “mission” di servizio pubblico della Rai.
E che questo Suo tracciato d’avanguardia divenga un modello metodologico per tante altre problematiche che il sistema mediale italiano deve affrontare.
Che ciò che è “pubblico” venga finalmente discusso in “pubblico”: e non trattato… nelle segrete stanze di quella “concertazione” che, privatamente gestita, spesso degenera – in Italia – in consociativismo conservatore, con infinite mediazioni verso il basso.
Consulta il profilo Who is Who di Angelo Zaccone Teodosi
(Con la collaborazione di Adriana Migliucci)