O2, la filiale britannica di Telefonica, ha finalizzato un accordo con gli altri tre operatori britannici – BT (EE), Vodafone e Hutchison (Three) – e con il Governo per dare il via al progetto di rete rurale condivisa (Shared Rural Network) per la cui realizzazione si investiranno complessivamente un miliardo di sterline. L’accordo prevede al condivisione di tralicci, torri e siti.
Società unica delle reti mobili
L’accordo prevede la copertura del 95% del territorio entro la fine del 2025. I quattro operatori investiranno nell’ampliamento delle reti mobili e dei siti dove si installano antenne e apparecchiature di trasmissione. I lavori saranno supervisionati dalla Digital Mobile Spectrum Limited, la società unica delle reti mobili compartecipata da tutti gli operatori britannici.
Investimento pubblico-privato
Dal canto loro, i quattro operatori, in base all’accordo siglato ad ottobre, investiranno 530 milioni di sterline, a fronte dei 500 milioni che saranno messi sul piatto dal Governo.
Il piano rientra in un più ampio progetto governativo di copertura a banda ultralarga del paese, che sul fronte del fisso lascia a desiderare. Puntare sulle reti mobili, in prospettiva 5G, servirà quanto meno a compensare le carenze di fibra in Gran Bretagna.
Nuove torri
Nuove torri saranno realizzate da O2, Vodafone e Hutchison (Three) mentre BT (EE) aprirà parte dei siti di cui dispone nel paese.
L’infrastruttura di rete realizzata dal Governo rientra nel Network nazionale dei servizi di emergenza e sarà messa a disposizione degli operatori, raggiungendo un ulteriore 2% di copertura nelle aree più periferiche del paese. La nuova rete porterà i maggiori miglioramenti in Galles, Irlanda del Nord e Scozia e consentirà agli operatori di raggiungere una copertura del 95% entro il 2025.
L’investimento di 532 milioni a carico degli operatori avrà una durata ventennale pari alla durata del progetto, con il contributo dei singoli operatori proporzionale alla copertura inziale.
L’investimento governativo sarà classificato come aiuti di stato e quindi soggetto al vaglio della Commissione Ue (Brexit permettendo) e al via libera dell’antitrust nazionale.