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Netflix, tutti gli ostacoli dello sbarco in Italia

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Netflix ha superato i timori e ha deciso infine di sbarcare anche in Italia. Lo farà a ottobre, come Key4biz aveva anticipato ad aprile e come conferma una nota ufficiale dell’azienda trasmessa sabato.

La compagnia americana del video streaming determinerà grossi cambiamenti sul mercato italiano dell’industria audiovisiva con notevoli e importanti ricadute non solo sul lato consumer ma soprattutto sulla strategia dei broadcaster attivi in Italia e su quella degli operatori tlc, impegnati da tempo su servizi che combinano, internet, telefonia fissa e mobile e contenuti.

Il famoso quad play sul quale si sta impegnando Telecom Italia, aprendo la strada dapprima a Sky per la tv su fibra e anche a tutti i provider di contenuti interessati. Molto probabilmente presto anche Mediaset Premium userà le reti dell’operatore tlc per trasmettere i proprio contenuti.

Il nodo della banda larga

Restano alcune questioni sul tavolo. Intanto la velocità delle connessioni internet di cui un servizio come Netflix necessita per assicurare una visione di qualità alle 14 milioni di case connesse a banda larga.

Questo era uno dei problemi che avevano fatto slittare l’arrivo di Netflix in Italia.

Forse però il nuovo Piano del governo per l’ultra broadband e l’impegno degli operatori in campo devono aver convinto Netflix che sia il momento giusto, dopo che da tempo si vocifera di un arrivo del player americano nel nostro Paese.

Telecom Italia ha detto di essere già pronta ad accogliere i contenuti di Netflix sulle proprie reti. E così faranno anche altri mentre da Sky l’Ad Andrea Zappia ha fatto sapere che ‘troveranno concorrenti agguerriti’.

Basta guarda come si sta muovendo Netflix altrove per capire che la velocità delle connessione può essere assicurata stringendo accordi con gli operatori tlc dei Paesi nei quali opera, come ha già fatto negli USA con AT&T, Comcast e Verizon.

Questo ci dimostra che per costruire e rafforzare le reti ci vuole del tempo ma, quando c’è domanda pagante, gli accordi commerciali si trovano, eccome.

Ma in Italia quanti utenti potranno davvero fruire del servizio? Tante in effetti le aree ancora in digital divide.

Diritti Tv, altra questione spinosa

Ma i ventilati problemi di riguardanti la banda larga sono solo parte della questione. Altro nodo potrebbe essere il pagamento dei diritti di distribuzione e l’impegno che Netflix, in quanto provider di contenuti, dovrà prendere per allinearsi alle disposizioni nazionali ed europee sull’industria culturale.
Prima dell’arrivo in Francia, i vertici di Netflix incontrarono più volte il governo d’oltralpe per mettere in chiaro questo aspetto. Il Ministro francese della Cultura fu irremovibile: Netflix doveva contribuire al finanziamento dell’audiovisivo.

E in Italia? Il Ministro Franceschini ha visto o sentito qualcuno di Netflix? Aspetteremo l’arrivo del servizio per poi organizzare la levata di scudi?

Sicuramente non rappresenta un problema il fatto che gli italiani siano abituati a guardare film doppiati e non con i sottotitoli come avviene negli altri Paesi. Doppiare un film o una serie tv ha in realtà costi davvero accessibili. Ma del resto Netflix ha superato anche questo ostacolo assicurando che i contenuti offerti in Italia avranno sottotitoli e saranno doppiati.

Secondo alcuni esperti sentiti da Key4biz il vero nodo riguarda invece i diritti tv di cui ha bisogno Netflix per poter offrire una vasta library ai propri abbonati.

La presenze di due forti broadcaster privati renderebbe, infatti, imprevedibile il valore dei diritti e questo avrebbe escluso finora il nostro Paese dalle tappe di Netflix.

A tutto questo si aggiunge un’altra questione: i vincoli che riguardano la produzione di contenuti, per la quale in Francia c’è stata un’aspra battaglia, si estenderanno anche a Netflix?

L’azienda produrrà serie tv rivolte solo al pubblico italiano così come ha fatto oltralpe con ‘Marseille’?

Parteciperà quindi al finanziamento dell’audiovisivo?

Un altro aspetto cruciale le finestre temporali di distribuzione imposte dalla Ue. Una questione contro la quale il gruppo ha puntato il dito anche in occasione del Festival del Cinema di Cannes, per dire che ‘favoriscono la pirateria’.

Possibile quindi che anche in Italia Netflix riproporrà la questione che ha già solidi sostenitori nel presidente Agcom Angelo Cardani o nel senatore Felice Casson che nella sua proposta di legge sul diritto d’autore ha sollecitato l’abbattimento delle windows che limitano il mercato, incentivando indirettamente la diffusione della pirateria audiovisiva.

 

5 miliardi per produzioni originali

A parte l’Italia, Netflix ad ottobre arriverà in altri due Paesi europei, Portogallo e Spagna.

La società non ha ancora reso noto il prezzo del servizio ma l’abbonamento per gli altri mercati dove è già sbarcato – Germania, Austria, Svizzera, Francia, Belgio e Lussemburgo – è di 7,99 euro al mese, dopo una prova gratuita di 30 giorni.

La società americana leader del video streaming continua così il proprio piano di espansione internazionale, puntando sempre più sui contenuti originali (previsti 5 miliardi di investimenti, ndr) in Alta Definizione e 4K.

Netflix sarà, quindi, presto disponibile in 50 Paesi nel mondo di cui 13 europei.

Come aveva anticipato la compagnia, l’obiettivo è di arrivare in 200 Stati entro la fine dell’anno.

Fuori dall’Europa, il servizio è stato lanciato anche in Australia e Nuova Zelanda e le prossime tappe dovrebbero essere Giappone e Cina.

Il Ceo della società, Reed Hastings, vuole che Netflix diventi un vero e proprio competitor di Hollywood. Ed è già sulla buona strada.

Alcune serie prodotte da Netflix, come House of Cards, The Orange is the New Black e Marco Polo, sono già successi mondiali.

Netflix conta al momento 60 milioni di abbonati nel mondo di cui 40 milioni solo negli Stati Uniti.

Reed Hastings (Ceo di Netflix): ‘La tv del futuro sarà come un grande iPad’

 “Nei prossimi venti anni assisteremo al declino della tv lineare”, ha detto Hastings a Berlino alla conferenza di Re:publica.

Il Ceo ha descritto la tv del futuro, senza mai menzionare Apple, come qualcosa che “sarà simile a un grande iPad”, rafforzato da una ampia serie di app.

Il tutto mentre anche Apple sta lavorando al suo nuovo servizio streaming di cui si sa ancora molto poco tranne che sarà legato a Siri e all’App Store e caratterizzato da un’innovativa interfaccia che garantirà inimmaginabili livelli di interattività.

Finora Apple non ha avuto gran successo con la sua tv in streaming ma, se le previsioni di Hastings fossero azzeccate, potrebbe diventare leader del settore nei prossimi decenni.

Google lavora all’anti-Netflix

E presto anche Google potrebbe scendere l’arena. Pare, infatti, che la compagnia di Mountain View starebbe per lanciare un servizio di video streaming.

La conferma arriverebbe da un sondaggio sottoposto agli utenti del social Google+.

La notizia non sorprende visto che nell’America del Nord, Netflix genera il 36,5% del traffico internet nelle ore di punta serali.

All’inizio dell’anno è stata Disney a muoversi lanciando un proprio sito di video streaming e ora anche Google potrebbe farsi avanti offrendo film dietro abbonamento.

Nel Google Opinion Rewards survey si chiedeva infatti espressamente agli utenti se fossero interessati a un’offerta mensile di film da parte di Google.

La domanda potrebbe essere del tutto casuale, ma sarebbe strano.

Appare invece più probabile che Google stia sondando il terreno presso i suoi utenti per prepararsi al grande lancio e cavalcare così l’onda del successo di servizi come Hulu, Amazon e ovviamente Netflix. I giochi sono aperti.

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