Il livello di penetrazione dei servizi di video streaming e pay tv tradizionale fra gli internatuti americani è sempre più simile. E’ quanto emerge da un report di PwC, secondo cui il 73% degli internauti intervistati dichiara di avere un abbonamento a qualche tipo di pacchetto di pay tv lineare, in leggero calo rispetto al 76% dello scorso anno.
Cresce invece la percentuale di internauti che nel 2017 ha in qualche misura ridimensionato (definiti come “cord trimmers” o “cord shavers”) il denaro per le sottoscrizioni a servizi pay tv tradizionali, a fronte del 23% del 2016.
Il 19% degli intervistati dichiara di aver tagliato completamente l’abbonamento a servizi di pay tv lineare nel 2017, a fronte di un 8% del campione che non ha mai avuto alcun pacchetto pay tv.
Dal report di PwC emerge inoltre che il 73% degli intervistati dispone di un abbonamento a Netflix, tanto che il servizio Svod (subscription-video-on-demand) ha la stessa percentuale esatta di coloro che hanno un pacchetto di pay tv tradizionale.
In generale, cresce la percentuale di utenti di contenuti in video streaming in tutte le fasce di età. Un trend già evidenziato da un’altra recente analisi di Raymond James, secondo cui il 31% degli internauti intervistati a novembre ha citato servizi come Netflix o Hulu quale fonte primaria di consumo di contenuti video.
La ricerca di Pwc ha inoltre messo in luce che gli utenti cominciano a sentirsi subissati dal crescente numero di piattaforme di video streaming sul mercato.
In media, il campione intervistato ha detto di utilizzare una combinazione di quattro diversi servizi di contenuti video, compresa la pay tv e le diverse opzioni digitali. Ma soltanto il 25% del campione ha dichiarato di riuscire a gestire l’offerta in modo semplice.
Un problema, quello della complessità, che potrebbe ben presto essere superato almeno nel mercato dello streaming dopo l’acquisizione da parte di Disney della maggioranza di 21st Century Fox, un’operazione che di fatto ha tutti i numeri per ristrutturare il panorama dei servizi streaming nel 2018, visto che l’azienda controllerà una fetta sempre maggiore di contenuti assai popolari.
E’ altamente probabile che il risultato della mega operazione – se approvata dalle autorità regolatorie – sarà la fine di diversi player che non saranno in grado di competere con il maxi catalogo della nuova Disney.