Netflix ha completato la migrazione sul cloud. Ci sono voluti sette anni di lavoro per portare a compimento questo passaggio e chiudere anche gli ultimi data center utilizzati per offrire il servizio di video streaming.
Una soluzione non più rinviabile per il gruppo americano, presente anche in Italia dallo scorso ottobre, vista la crescita esponenziale dei suoi abbonati che sono ormai 75 milioni nel mondo, del consumo di streaming e dei contenuti offerti.
Il passaggio al cloud ha portato quindi diversi vantaggi. Il gruppo osserva: “Abbiamo un numero di abbonati in streaming otto volte superiore a quello del 2008 e una maggiore attività degli utenti, con una visione di contenuti triplicata in otto anni”.
Bisognerà poi considerare anche l’arrivo di tanti nuovi clienti, visto che Netflix è sbarcato in altri 130 Paesi portando così la propria presenza in 190 Stati tra i quali India, Pakistan, Russia, Turchia, Bulgaria, Sud Africa, Israele e Corea del Sud.
I data center non potevano più contenere l’esplosione di questo servizio di streaming mentre il cloud permette di aggiungere migliaia di server virtuali e petabyte di archiviazione in pochi minuti, migliorando anche le prestazioni dell’offerta di Netflix.
Per il cloud, la compagnia americana ha scelto le soluzioni offerte da Amazon Web Services.
“Grazie a diverse aree cloud di AWS distribuite in tutto il mondo – indica Netflix – siamo in grado di spostare ed estendere dinamicamente la nostra infrastruttura globale, offrendo un’esperienza di streaming migliore a tutti gli abbonati, ovunque essi siano”.
“La transizione verso il cloud – spiega Netflix – è cominciata nell’agosto del 2008, quando, a causa di un danneggiamento del database, per tre giorni non siamo riusciti a spedire DVD agli abbonati. A quel punto abbiamo capito che dovevamo abbandonare le configurazioni a singolo punto di errore e scalatura verticale, quali i database relazionali del nostro data center, a favore di sistemi distribuiti su cloud, più affidabili e scalabili in orizzontale”.
La web company osserva inoltre che il cloud ha consentito di aumentare in modo significativo la disponibilità del servizio: “In passato i nostri data center hanno subito interruzioni operative, e sebbene anche il cloud ci abbia dato del filo da torcere, soprattutto nei primi periodi di migrazione, ora riscontriamo un aumento costante della disponibilità del servizio e ci stiamo avvicinando al nostro obiettivo di un uptime di quattro nove (99,99%). Le interruzioni sono inevitabili in qualsiasi sistema distribuito su larga scala, inclusi quelli basati sul cloud. Il cloud tuttavia permette di creare servizi ad alta affidabilità”.
Ma la scelta di passare al cloud è stata determinata anche dalla necessità di abbattere i costi che risultano adesso molto inferiori rispetto a quelli dei data center.
Il passaggio ha richiesto del tempo ma ha permesso alla fine a Netflix di posizionarsi meglio per continuare a crescere e a diventare una rete Tv globale.