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Netflix, nessuna produzione ad hoc per l’Italia

Netflix

Tutti in attesa di conoscere i dettagli dell’offerta di Netflix per l’Italia. Dopo aver annunciato lo scorso 6 giugno l’arrivo a ottobre nel nostro Paese, oltre a Spagna e Portogallo, il gruppo americano che offre contenuti in streaming comincia adesso rilasciare le prime dichiarazioni ai giornalisti italiani.

I nodi cominciano a venire al pettine: eventuali accordi, possibili problemi con le connessioni broadband, tipologia del servizio…

Per avere maggiori dettagli sull’offerta e su alcune questioni ancora aperte in Italia, come la capacità di banda necessaria ad assicurare un servizio online di qualità, alcuni giornalisti hanno incontrato i top manager della società che lavorano nel quartier generale europeo ad Amsterdam.

Per Netflix Iva al 22% come per gli altri player

Già chiarito l’aspetto Iva. Netflix, infatti, rispondendo indirettamente al presidente di Mediaset Fedele Confalonieri che aveva ipotizzato per il gruppo americano un’Iva al 4% lamentando così la mancanza di ‘uguaglianza fiscale’ tale da poter assicurare un ‘vero level playing field’, ha precisato che “il regime fiscale applicato sarà del 22%”.

Stessa aliquota quindi dei provider italiani di contenuti senza differenze.

Chi vede YouTube ha la banda necessaria anche per Netflix

Altro aspetto spinoso è quello che riguarda la banda larga. Senza connessioni ultra veloci e di qualità è, infatti, impensabile poter vedere contenuti in streaming senza interruzioni.

Su questo punto Joris Evers, vicepresident di Netflix, è apparso molto tranquillo. Al Sole24Ore ha dichiarato: “Chiunque veda un video su YouTube ha la banda necessaria per usare Netflix”.

Ma il problema non è questo. Bisognerà invece capire se le reti italiane saranno in grado di supportare la crescente domanda di contenuti in streaming, che sono noti divoratori di banda.

Se al momento il problema non è ancora avvertito in modo pesante è proprio perché la domanda di contenuti è limitata, per adesso e poi, cosa succederà?

Stuart Gurr, responsabile per i contenuti, ha però precisato che l’ampiezza di banda necessaria è di un megabit e mezzo al secondo: “Più larga è la banda, naturalmente, e migliore è la visione. Ma il nostro sistema di streaming si adatta automaticamente, momento per momento”.

Intanto però il Piano nazionale per la banda ultralarga procede al ralenti e questo crea ulteriori complicazioni.

Joris Evers (Netflix): ‘Felici che Telecom Italia voglia collaborare’

Al vaglio ci sono poi gli accordi con gli operatori tlc. Netflix, ha detto Evers, “vuole lavorare con tutti”.

Al momento però non è stato formalizzato alcun accordo. Solo Telecom Italia ha mostrato chiari segnali di apertura.

Evers ha detto al Sole24Ore, “Abbiamo sentito che il Ceo ha parlato di noi. Siamo molto felici che vogliano collaborare con noi”.

C’è però da considerare anche il cambio nell’azionariato di Telecom con la francese Vivendi che è salita al 14,9% del capitale.

Vivendi è una media company e cercherà ovviamente di sfruttare le reti dell’operatore tlc anche per distribuire i contenuti della propria pay tv Canal+, e della sua major musicale Universal.

Da non dimenticare poi, che secondo indiscrezioni, Vivendi starebbe anche lavorando a un servizio in streaming per andare oltre Netflix e che sarà lanciato prossimamente.

Nessuna produzione solo per il mercato italiano

A tutto questo si aggiunge un’altra questione: i vincoli che riguardano la produzione di contenuti, per la quale in Francia c’è stata un’aspra battaglia, si estenderanno anche a Netflix?

L’azienda produrrà serie tv rivolte solo al pubblico italiano così come ha fatto oltralpe con ‘Marseille’?

Parteciperà quindi al finanziamento dell’audiovisivo?

Sulla possibilità di produzioni Made in Italy, Evers è apparso molto chiaro: “Se si intendono produzioni solo per il mercato italiano la risposta è no. Se si intendono invece produzioni fatte in Italia e per il mercato globale allora dico sì: questo può rientrare nella nostra attività”.

L’offerta di Netflix

Il servizio, così come in altri Paesi europei, dovrebbe costare 7,99 euro al mese con 30 giorni di prova gratuita e possibilità di rinnovo mensile (l’utente può cancellarsi in qualsiasi momento senza subire penali, ndr).

Il vantaggio sarà quello di avere accesso a “un ricchissimo buffet”, come ha indicato Evers, precisando che però non sarà “illimitato”.

Altro aspetto positivo è la possibilità per i telespettatori di ricevere ‘suggerimenti’ su misura dei loro gusti e delle loro preferenze.

Un palinsesto quindi personalizzabile come vogliono le più moderne tendenze sulla fruizione dei contenuti.

Nessuna preoccupazione quindi per il fatto di intervenire con un offerta di video on-demand a pagamento (Svod) in un mercato alle prese con una crisi economica e dei consumi.

“I nostri punti di forza – ha osservato Evers – sono tre e si sposano perfettamente con qualsiasi tipo di mercato: la programmazione, la facilità di accesso e cancellazione, e anche il prezzo competitivo”.

Ma quali saranno i piatti di questo ricco menu?

Intanto, come ha sottolineato Evers, “le produzioni originali” che stanno “in cima alla piramide della nostra offerta”.

Al momento Netflix propone 320 ore di produzioni originali che sono il triplo di quelle dello scorso anno. Per le produzioni originali Netflix prevede di investire 5 miliardi di dollari a livello globale, una bella cifra!

E poi anche cataloghi televisivi e cinematografici acquistati da altri.

Bisogna però escludere alcune produzioni di gran successo come House of Cards e Orange is the new black, perché i diritti sono già stati acquistati da Sky e Mediaset.

Ma c’è altro.

Evers ha infatti annunciato: “Stiamo partendo anche con lungometraggi, come War machine, con Brad Pitt”.

Secondo alcuni esperti sentiti da Key4biz il vero nodo restano però i diritti tv di cui ha bisogno Netflix per poter offrire questa vasta library ai propri abbonati.

La presenze di due forti broadcaster privati renderebbe, infatti, imprevedibile il valore dei diritti e questo è uno dei motivi per cui finora Netflix avrebbe escluso il nostro Paese dal suo Piano di espansione.

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