Netflix è ormai disponibile in Italia da circa tre settimane. In attesa che l’azienda fornisca i primi dati ufficiali sull’andamento del primo mese di prova, che è gratuito, gli altri player continuano ad affilare le armi.
Sky punta all’espansione in altri mercati europei puntando non più solo sul satellite ma anche sull’offerta online e in Gran Bretagna ha siglato l’accordo con O2 di Telefonica. Anche Mediaset sta accelerando con il servizio in streaming Infinity.
La parola chiave, come suggerisce lo stesso Ceo di Netflix, Reed Hastings, è Tv everywhere.
Il 24% accede dai dispositivi mobili
Lo dimostrano anche gli ultimi dati globali di Gfk, secondo i quali sono più che raddoppiati rispetto al 2012 più gli utenti che accedono a Netflix da mobile.
Il mese scorso le visualizzazioni da dispositivi connessi sono state il 24%.
In tre anni sono anche aumentati dal 36% al 47% i telespettatori mentre sono passati dal 17% al 25% gli utenti che accedono alla piattaforma da pc.
Secondo le previsioni di Ihs, Netflix arriverà a oltre 100 milioni di abbonati globali nel 2018.
Cosa si guarda?
Gfk indica che gli utenti guardano 4 film e 10 programmi tv a settimana.
Dati raddoppiati rispetto al 2012.
Riguardo ai problemi di banda in Italia, pare che in queste prime settimane gli utenti non abbiano avuto problemi: ci si collega in pochi secondi e la qualità delle immagini non lascia a desiderare. Il catalogo appare un po’ disordinato e manca il contest tipico dei canali generalisti ma del resto è questa la tv ‘personalizzata’ quella che ogni utente si costruisce in base alle proprie esigenze e ai propri gusti.
La tv everywhere è la risposta
E’ appunto la tv everywhere, come ha detto Hastings a una conferenza organizzata dal New York Times, che è il termine con cui si fa riferimento alle app per lo streaming on-demand di contenuti audiovisivi.
Per il Ceo del gruppo americano, è proprio la tv everywhere, o la sua mancanza, che farà la differenza tra Netflix e gli altri content provider.
Hastings non teme che i concorrenti ‘possano fare fuori’ Netflix e arriva al punto di fornire lui stesso i segreti per poter vincere questa battaglia.
Secondo il top manager il nodo sta nella concessione delle licenze a più distributori da parte delle compagnie che producono programmi televisivi e film. Sotto questo aspetto pensa che il mercato sia ancora ‘molto frammentato’ ed è difficile estendere i nuovi modelli a tutto l’ecosistema.
Questa è la vera preoccupazione.
I fornitori di contenuti come Time Warner – che possiede HBO, uno dei maggiori produttori di serie tv – hanno avuto almeno 7-8 anni per realizzare una tv everywhere ma non sono riusciti a mettere in piedi un sistema coeso e a entrare nelle abitudini televisive quotidiane, lasciando così la porta aperta a servizi come Netflix, Amazon e Hulu che hanno colmato questo gap.
Non è un caso allora che giusto qualche giorno il Ceo di Time Warner abbia comunicato agli investitori l’intenzione di porre un freno al numero di contenuti venduti a Netflix.
La decisione è stata presa dopo un grave calo degli abbonamenti alla tv via cavo, sempre meno preferita dagli utenti che passano ai servizi in streaming.
Troppo tardi?
Forse, visto gli investimenti che già Netflix destina alle produzioni originali, possiamo dire che anche in questo l’azienda ha anticipato i tempi.
La debolezza dei provider tradizionali
I provider di contenuti erano ovviamente in posizione di forza e avrebbero potuto prima dell’arrivo dei nuovi player del web, cavalcare le nuove tendenze. Ma in passato, indica Hastings, si sono accontentati di vendere vecchi film e serie tv per avere cash senza pensare al domani.
Netflix si è invece lanciata, portando avanti un mix di trattative intelligenti e investendo direttamente nelle produzioni originali (5 miliardi di dollari solo per il 2016, ndr). Gran parte di questi soldi andrà direttamente nelle tasche dei creatori di contenuti come Disney, Viacom, 21st Century Fox e altri che “sono stati felici di prendere i soldi e scappare“.
Questo ha messo adesso in allarme i fornitori di contenuti che hanno cominciato a cambiare la loro strategia.
Come battere Netflix?
La risposta è chiara: creare un sistema unificato, facile da usare per più utenti attraverso una varietà di fornitori via cavo o via satellite e trovare il modo per attrarre pubblicità.
Più facile a dirsi che a farsi. Ecco perché Netflix non teme di offrire l’antidoto ai competitor su un piatto d’argento.
Finora per i fornitori di contenuti è stato più molto semplice vendere i diritti di trasmissione a Netflix, Amazon o altri.
Questo ha dato un grande vantaggio ai player dei servizi in streaming ma è anche vero che pur investendo sempre di più in contenuti originali, molte di queste piattaforme dipendono dai fornitori concorrenti.
La resa dei conti con la tv tradizionale resta ancora lontana ma la minaccia Netflix incombe.
Ancora non sappiamo esattamente che forma prenderà la tv del futuro, ma una cosa è certa, al momento Netflix resta in posizione di forza e senza versare una goccia di sudore.