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Netflix e l’era della “TV di sottofondo”, come le abitudini digitali stanno sacrificando la qualità dei contenuti

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Il colosso dello streaming adatta i suoi contenuti all’era del second-screen, trasformando la fruizione televisiva in un’esperienza sempre più passiva. Con un aumento dei ricavi del 16% e 19 milioni di nuovi abbonati a fine 2024, Netflix sembra aver trovato la formula vincente. Ma a quale prezzo per la qualità dei contenuti?

Il successo della TV di sottofondo (second screen experience) con Netflix. A quale prezzo?

Negli ultimi anni, il modo di guardare la televisione è cambiato radicalmente. Secondo un’indagine YouGov del 2023, il 91% degli americani dichiara di usare lo smartphone mentre guarda la TV. Il fenomeno, noto come “second-screen experience, ha spinto le piattaforme di streaming a ripensare i propri contenuti per renderli più accessibili anche in modalità “distratta”.

Netflix, leader del settore, sembra aver abbracciato questa tendenza, ottimizzando i propri contenuti per la visione di sottofondo. Un’inchiesta pubblicata da n+1 rivela che gli sceneggiatori della piattaforma ricevono indicazioni precise affinché i personaggi annuncino le proprie azioni a voce alta, così che il pubblico possa seguire la trama anche senza guardare lo schermo.

Guardando documentari, film e serie su Netflix, ma anche su altri canali del digitale terrestre, si nota sempre più spesso il ripetersi di una frase, di un’indicazione per il pubblico. Sulle prime non si comprende il perché di questa scelta, ma con il modello della “TV di sottofondo” è molto più chiaro: il pubblico “costantemente” distratto, in questo modo, non si perde durante la narrazione.

Un film o una serie non devono essere sexy, ma ‘comode’ come il proprio divano

Una trovata che consente al contenuto di non perdere pubblico, ma allo stesso tempo una forma di banalizzazione della sceneggiatura e di diluizione forzata delle informazioni, che avrà un impatto severo sulla qualità dell’esperienza utente (soprattutto di chi non guarda un film o una serie con l’occhio sinistro, mentre col destro guarda lo schermo del proprio smartphone/tablet).

Come ben spiegato nell’inchiesta: “Per un secolo, il business di gestire uno studio di Hollywood è stato semplice. Più persone guardavano i film, più soldi guadagnavano gli studi. Con Netflix, tuttavia, il pubblico non paga per i singoli film. Paga un abbonamento per guardare tutto e questo ha permesso a uno strano fenomeno di radicarsi. I film di Netflix non devono rispettare nessuna delle norme stabilite nella storia del cinema: non devono essere redditizi, belli, sexy, intelligenti, divertenti, ben fatti o qualsiasi altra cosa che attiri il pubblico nelle sale cinematografiche. Il pubblico di Netflix guarda da casa, sui divani, a letto, sui mezzi pubblici e sui bagni. Spesso non guarda nemmeno”.

L’era della “TV ambientale” modifica le strategie di produzione

Nel 2020, il giornalista del New Yorker Kyle Chayka ha coniato il termine “ambient TV” per descrivere show come Emily in Paris o Dream Home Makeover: produzioni leggere, coinvolgenti il giusto e pensate per non richiedere un’attenzione costante. La recente indagine conferma che non si tratta di un semplice effetto collaterale, ma di una precisa strategia editoriale di Netflix.

La piattaforma non è l’unica a seguire questa strada. Secondo The Hollywood Reporter, alcuni showrunner hanno ricevuto dai servizi di streaming note del tipo rendilo più second screen, mentre il podcast Miss Me della BBC ha svelato l’esistenza di veri e propri “second-screen pitch”, in cui le idee per nuove serie vengono valutate in base alla loro adattabilità a un pubblico che guarda con distrazione.

Un modello vincente per Netflix? Qualità sacrificata?

L’approccio sembra funzionare: nel 2024, Netflix ha registrato un aumento del 16% dei ricavi rispetto all’anno precedente a 10,25 miliardi di dollari, raggiungendo un totale di 301,63 milioni di abbonati (+19 milioni su base annua). E va alla grande anche il piano pubblicitario scelto.

La strategia della “TV di sottofondo” sta quindi dando i suoi frutti, confermando il trend di uno streaming sempre più plasmato sulle nuove abitudini digitali.

Ma questo modello potrebbe avere un impatto sulla qualità dei contenuti originali. Se da un lato Netflix continua a investire in produzioni di alto livello, dall’altro emerge il rischio che la “TV ambientale” diventi il vero punto di forza della piattaforma, sacrificando progressivamente narrazioni più complesse e immersive.

L’industria dello streaming è in continua evoluzione e Netflix ha dimostrato ancora una volta di saper intercettare i bisogni del pubblico. Tuttavia, resta da vedere se il futuro della TV on demand sarà caratterizzato solo da contenuti di sottofondo o se la piattaforma riuscirà a bilanciare intrattenimento leggero e produzioni di qualità.

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