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Netflix & Co. a rischio pirateria in Cina e India

Gli utenti delle reti private virtuali (VPN) stanno saccheggiando i siti di servizi streaming come Netflix, Amazon Prime e BBC iPlayer.

A livello globale, più del 25% degli utenti sostiene di accedere a internet tramite VPN o Proxy Server con cifre in aumento nei mercati a rapida crescita.

I motivi della scelta di queste modalità sono diversi. Intanto il desiderio di restare anonimi per accedere a siti web con restrizioni, ma soprattutto di trovare meglio contenuti di intrattenimento.

Questa tendenza comincia seriamente a preoccupare i grandi provider.

Secondo il Global Web Index, i Paesi maggiormente coinvolti da questo fenomeno sono Cina, India e Indonesia.

Global Web Index

Grazie ai collegamenti via VPN, una significativa percentuale di utenti internet riesce a bypassare le geo-restrizioni che in genere limitano l’accesso ai contenuti di queste piattaforme ai soggetti residenti negli Stati Uniti o nel Regno Unito.

In particolare si sta registrando un aumento considerevole di persone che accedono a iPlayer senza pagare alcun abbonamento. E questo sta avvenendo negli USA ma anche in India, Brasile, Russia e Germania.

Stando ai dati del Global Web Index, 63,4 milioni di utenti stanno usando il servizio streaming della BBC attraverso VPN.

Non si tratta di una novità.

In realtà già a novembre 2014 diversi studi indicavano la preoccupante crescita di questo fenomeno che riguarda soprattutto quei Paesi dove ancora servizi come Netflix o iPlayer non sono disponibili.

Il problema è ben noto e riguarda non solo i servizi in streaming non ancora disponibili in quei Paesi ma anche la questione del geoblocking che non permette di poter vedere contenuti pay quando ci si trova fuori dalla propria nazione.

In Europa si tratta di un problema molto sentito al quale si sta cerando di dare una soluzione con la riforma del diritto d’autore per la realizzazione di un vero Mercato unico digitale che non abbia questo tipo di frontiere.

Le reti VPN consentono di aggirare queste restrizioni ovviamente però non in modo legale anche se c’è una certa tolleranza quando però si tratta di servizi per i quali si è già comunque pagato un abbonamento nel proprio Paese. Ma questo non è il caso degli spettatori cinesi o indiani.

E’ forse per questo che Netflix ha annunciato che una delle prossime tappe della propria espansione globale sarà proprio la Cina.

I servizi di streaming si basano sul tracking dell’indirizzo IP dell’utente. Questo serve a determinare la posizione del dispositivo che si sta usando e attiva o blocca l’accesso a determinati contenuti. In funzione del Paese in cui cisi trova si avrà accesso a determinati contenuti o meno.

Per questa ragione, alterando la propria posizione con una rete VPN, è possibile vedere contenuti in streaming di servizi ancora non disponibili nel proprio Paese.

E sì, perché la rete VPN permette di localizzare l’IP nel paese che si desidera.

Emblematico il caso dell’Islanda dove Netflix non è ancora attivo ma dove una significativa percentuale di telespettatori è registrata alla piattaforma, risultando residente negli USA.

Un’altra bella gatta da pelare per Netflix (come per altri operatori) che deve già fare i conti con la diffusione sempre maggiore dell’abbonamento condiviso.

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