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Netco più vicina? Mef pronta all’ingresso fino al 20%. Ma cosa farà Vivendi?

Il governo è pronto a far tornare la rete nelle mani dello Stato. Il Ministero dell’economia e delle finanze (MEF) ha siglato, ieri, il Memorandum of Understanding (MoU) con Kkr. L’accordo prevede “la formulazione di un’offerta vincolante che stabilisce, tra l’altro, l’ingresso del Mef nella Netco nella percentuale fino al 20%”. 

L’obiettivo del Governo per avere “la nostra rete”

I termini dell’offerta dal punto di vista dei rapporti tra le parti, si legge ancora nella nota del ministero, prevedono “un ruolo decisivo del governo nella definizione delle scelte strategiche”. 

Perché il fondo Kkr dovrebbe avrebbe la maggioranza al 67% e la quota del Mef con le quelle di F2i e di Cdp arriverebbero oltre il 30%, cioè ad avere una minoranza di blocco che consentirebbe di indirizzare la governance sulla rete.

È tutto al condizionale, perché ora si attende l’offerta vincolante di Kkr (indicato in 23 miliardi di euro), da presentare al CdA di Tim entro il 30 settembre, per l’acquisto delle attività relative alla rete fissa di TIM – incluse FiberCop e Sparkle.

L’offerta andrebbe a stabilire, inoltre, l’ingresso del Mef con una quota fino al 20% nella Netco, la società della rete di Tim.

“I prossimi passaggi”, fa sapere ancora il Mef, “saranno relativi all’adozione di un Dpcm per completare l’iter procedurale”. Secondo alcune fonti, il governo dovrebbe riunirsi il 28 agosto prossimo e in quella data la premier dovrebbe firmare il decreto per l’ingresso del Mef nella rete di TIM. Vedremo.

Si ricorda che l’eventuale operazione per la dismissione di NetCo resta soggetta all’ottenimento – fra l’altro – delle autorizzazioni di legge, incluse quelle afferenti al processo di Golden Power e quelle Antitrust.

Cosa farà il primo azionista Vivendi?

Ma il fondo Kkr, grazie all’accordo con il Mef, ha già superato lo scoglio del Golden Power. Ma resta lo scoglio in TIM di Vivendi. Il primo azionista, con il 23,75%, non sembra certo intenzionato a restare con le mani in mano.

È vero che i francesi non hanno più rappresentanti nel consiglio di amministrazione di Tim da quando l’ad, Arnaud de Puyfontaine, ha annunciato le sue dimissioni a gennaio. Ma rimane il maggiore azionista con oltre il 17% dei diritti di voto. A giugno scorso ha ribadito la sua opposizione a una possibile acquisizione della rete fissa da parte di KKR. Vivendi continua a valutare questo asset a più di 30 miliardi di euro.

“Come qualsiasi azionista, diciamo che vogliamo assicurarci che il consiglio prenda in considerazione come massimizzare il valore per tutti gli stakeholder, compresi gli azionisti”, ha detto al Financial Times Yannick Bolloré.

Infine Yannick Bolloré ha ricordato che Vivendi ha investito più di 4 miliardi di euro nella costruzione della sua partecipazione in Tim dal 2015. Tuttavia, ha dovuto svalutare il suo investimento due volte mentre la valutazione di Tim precipitava, in un contesto di indebitamento elevato e margini inferiori.

I giudici di Barclays e Equita

Infatti, secondo Barclays la partecipazione del Tesoro dovrebbe rafforzare le probabilità che si concretizzi un accordo per la vendita della rete anche se resta il rischio che il socio al 24% di Tim, Vivendi, possa bloccare l’accordo e chiedere un’assemblea straordinaria dove è richiesta una maggioranza di due terzi per approvare l’operazione.

Infine, per Equitaal di là delle quote degli altri soggetti ancora da definire, il messaggio importante è la presenza diretta e attiva del Mef che rende esplicito il forte e ampio supporto politico all’operazione e offre garanzie sul tema antitrust”. Ricordiamo che l’antitrust europeo dovrà verificare che non sussistano le condizioni per l’aiuto di Stato.

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