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Net zero: il mondo spenderà in decarbonizzazione 275 trilioni di dollari entro il 2050

Che cos’è il “net zero” è perché è l’obiettivo di tutti

In questi ultimi mesi si è parlato molto di “net zero”, soprattutto in ambito industriale e aziendale. Innanzi tutto la definizione: “net zero” non significa ridurre a zero le emissioni inquinanti, ma tenersi sempre in equilibrio tra le quantità di emissioni di gas serra in atmosfera e quelle assorbite in qualche modo, magari attraverso le soluzioni sd cattura, stoccaggio e anche riuso (tecnologie CCS).

Un punto di partenza importante, perché ci fa capire quanto sia importante impegnarsi in una strategia di decarbonizzazione e compensazione (di emissioni e cattura) a lungo termine, prima di poter valutare i risultati ottenuti.

A livello di impresa, poi, con la pianificazione “net zero” si intende la decarbonizzazione di tutta la catena del valore interna, che comporta l’obiettivo fisso di riduzione delle emissioni inquinanti (e compensazione di quelle che rimangono) e il raggiungimento – a lungo termine – della neutralità climatica.

Uno studio pubblicato l’anno scorso dall’Università di Oxford riportava i dati a livello globale sugli impegni presi da Governi e aziende: i Paesi che hanno dichiarato l’obiettivo net-zero rappresentano il 61% delle emissioni nocive mondiali, il 52% della popolazione e il 68% del PIL globale, mentre le imprese rappresentano un fatturato complessivo di 14 mila miliardi di dollari.

La spesa green mondiale da parte di Stati e imprese

In un articolo pubblicato su Fortune, firmato da Hamid Samandari (McKinsey & Company) e Mekala Krishnan (McKinsey Global Institute), si stima una spesa cumulativa per i piani “net-zero” globali di 275 trilioni di dollari entro il 2050.

Per raggiungere questo obiettivo, però, bisogna spendere 9,2 trilioni di dollari annui, un terzo in più di quanto facciamo già oggi (5,7 trilioni di dollari all’anno).

Ovviamente, questo è l’ammontare medio degli investimenti, in realtà ci sono alcuni settori particolarmente energivori, come l’industria e l’edilizia, che sono per natura più esposti all’aumento della spesa in soluzioni “net-zero”.

Ci sono alcuni Paesi, inoltre, che sono profondamente coinvolti nell’estrazione di combustibili fossili, i quali potrebbero arrivare a spendere fino a 1,5 volte di più per la transizione ecologica ed energetica.

Il ritorno degli investimenti e i vantaggi per la società

Il dato significativo, però, oltre il volume della spesa, è la garanzia del ritorno degli investimenti, sia sotto firma di guadagni, sia di efficienza e innovazioni di prodotto indotte dalla dcecarbonizzazione, sia di crescita, senza contare l’aumento dei posti di lavoro offerti.

La transizione, di fatto, non è solo un costo, ma anche un percorso virtuoso di crescita e cambiamento, che nessuno può e deve fare da solo, che se ben pianificato assicurerà enormi vantaggi alla società nel suo insieme, anche economici, perché la riduzione delle emissioni climalteranti migliorerà la qualità della vita in città e ridurrà anche i costi economici correlati all’inquinamento, aprendo di fatto ad un nuovo modello di società, più giusto ed inclusivo.

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